Lo sguardo assorto, disperso tra i fiocchi sparuti che discendevano gelidi dai nembi. Trasalii all'impatto del candido pulviscolo col riflesso dell'iride impresso sulla vetrata. Un'intrepida notte sgraziata puntellava i battenti cristallini. Una metempsicosi cromatica trasfigurò le sembianze vedute in quelle rimembrate: il concreto fu astrattamente fantastico.
Cinti in un flebile abbraccio, avulsi dal tempo del mondo, perché quel bacio negato? Sarebbe potuto essere un'opportunità di rivincita, una rinnovata genesi. O magari, la solita, sterile monotonia, un infinito, straziante e asfissiante stillicidio. Negato, per rispetto. Rispetto, senza alcun dubbio, per il rivale da salvaguardare, l'acerrimo nemico con cui era in atto una sanguinaria battaglia; dev'essere così. Non sarebbe impari una lotta con un disarmato? Inoltre, perché cedere edonisticamente amore, se intimamente l'amata non è ancora amata? Innamorato? Nah, impossibile! Può solo trattarsi di un temporaneo moto dell'animo, un improvviso volubile bollore che col tempo si dissolverà e sfumerà in una lontana spensierata memoria di cui sorridere, forse rimpiangere o addirittura fremere, una così straziante reminescenza da dover essere divelta dal campo arato del ricordo ove germogliò. Cos'è un bacio se non un tiepido interscambio di ossigeno e batteri? Dev'essere così.
Spavaldi riccioli celano mesti presagi e labbra vermiglie denotano inaffidabile frivolezza. Castane pupille implicano apatica riluttanza; senza alcun dubbio.
Perché lo negai?