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Gaia si mise una mano sulle labbra e corse in camera sua piangendo.
Il baule entrò presto in possesso di Gaia, per essere precisi, quello stesso giorno.
Era abbastanza grande, di legno massiccio, lucido, privo di decorazioni.
La ragazza faticò un po' per aprirlo, dato che era stato serrato con moltissimi cordini.
Si ricordò del nonno, sapeva fare tutti i nodi e legature, corde e cordini non avevano segreti per lui.
All'interno dello scrigno vi erano diversi oggetti: una bussola di legno, un cannocchiale di legno, due reti da pesca, un paio di conchiglie dalle sfumature rosee meravigliose.
Proprio quando Gaia pensava di aver svuotato l'intero contenuto del baule, notò una lettera.
Era una busta giallina, firmata Mike. L'aprì curiosa ed un intenso odore inebriante di lavanda e salsedine invase la camera.

"Cara Gaia
So che presto morirò, presto i miei occhi si chiuderanno per sempre, perciò ti scrivo questa lettera, certo che la leggerai  fra qualche ora.
Devi sapere che dopo anni, anni ed anni di studi, ho confermato la mia teoria.
Esiste un'isola, un'isola che vola fra le nubi.
Ti lascio una mappa, affinché tu possa localizzare l'isola, una bussola che ti indicherà sempre la direzione giusta, delle conchiglie, un cannocchiale, delle reti.
Devi raggiungere il porto, troverai una barca, la -Rosetta132-
Quella barca è tua, oramai sai guidare le barche, te l'ho insegnato io ricordi?
Ti chiedo di recarti sull'isola al più presto.

Baci, tuo nonno"

Gaia inizio a camminare pensierosa.
Per trovare quell'isola ci sarebbero voluti giorni, forse mesi, forse anni.
Sarebbe significato fuggire di casa, per un'impresa senza senso  logico, probabilmente impossibile.

Eppure Gaia sentiva di doverlo fare, di dover rispettare la volontà del povero nonno.
Che senso avrebbe avuto restare in città, presa in giro, non amata da nessuno?
Probabilmente Jane si sarebbe accorta della scomparsa della figlia giorni dopo, il padre forse sarebbe stato felice di essersi tolto una palla dai piedi.
Gli unici a non essere felici della sua scomparsa sarebbero stati i compagni di scuola, dato che avrebbero perso la loro sfigata da maltrattare.

Ricordò quando un mesetto prima le ragazze della classe l'avevano spogliata davanti a tutti, poi foto, video, scatti.
Ricordò quando una settimana prima, dopo la doccia subito dopo la lezione di pallavolo, le avevano rubato i vestiti e fatta andare in giro con indosso un sacco della spazzatura.

Poi le vennero in mente gli interi pomeriggi che il nonno trascorreva seduto a scrutare l' orizzonte con il cannocchiale.

Poi ricordò  quando le aveva insegnato a maneggiare il timone delle barche.
Era molto gentile con lei, se sbagliava, invece di sgridarla, la spronava a fare di meglio, sempre.

Delle lacrime si fecero strada lungo il viso pallido di Gaia, rigando le guance rosee.
Le mancava il nonno, le sarebbe mancato tanto.

L'indomani, all'alba avrebbe fatto un  piccolo fagotto con qualche provvista e sarebbe partita, restare per vivere male era più assurdo che partire verso l'ignoto.

Non seppe mai le vere intenzioni di quella lettera, anzi le seppe, ma molto, molto tempo dopo.

"I poteri dell'isola"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora