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DEAR FRIEND,

I FINALLY ADMITTED I WAS IN LOVE, BUT IT TRULY HURT LIKE HELL

Dean era seduto al suo solito posto in mensa con l'espressione più nera che avesse mai indossato. Quella mattina si era convinto di dover andare a parlare con Hayden e avvertirlo del guaio che era successo, ma poi ci aveva ripensato e aveva desistito. Non ne aveva avuto il coraggio.

Non sapeva ancora quali fossero le intenzioni di Brandon e aveva deciso quindi di aspettare di venirne a conoscenza per poi agire di conseguenza, anche perché al momento non avrebbe proprio saputo cosa dire al più piccolo e con che faccia presentarglisi davanti.

Si era comportato come al solito mantenendo il distacco per non creare sospetti, anche se dentro di lui regnava il caos più totale. Eppure da quando era entrato in mensa e aveva adocchiato il cervellone assieme ai suoi amici non era stato capace di togliergli gli occhi di dosso per un solo istante. Non gli era mai fregato un cazzo di nessuno. Veramente di nessuno. Ma il solo pensiero che qualcosa di spiacevole potesse colpire quel ragazzino tanto innocente e buono gli faceva perdere totalmente la ragione. Gli importava per la miseria! E come avrebbe potuto essere altrimenti se quella creatura era riuscita a dimostrare simpatia e generosità per lui, che non aveva fatto niente di speciale per meritarseli e che anzi, lo aveva sempre trattato uno schifo completo? Come poteva non importargli niente di quel ragazzino così speciale col quale aveva condiviso qualsiasi cosa nell'ultimo periodo della sua vita? Come poteva non importargliene se ogni volta che lo guardava, pensava sempre che, anche se ci fosse un apparecchio di mezzo, il suo rimanesse comunque il sorriso più bello che avesse mai visto?

Si era accorto, ancora parecchio tempo addietro, di essersi affezionato inconsciamente e di provare una sorta di strana simpatia per lui, una specie di affetto che non sapeva spiegarsi. Tutto perché Hayden era in fondo un po' come Brandon: totalmente sincero. Non gli si era avvicinato per comodità, anzi, all'inizio neppure voleva essere suo amico o volerci avere qualcosa a che fare! Eppure poi avevano riso e condiviso cose personali, arrivando a dimenticarsi completamente del ricatto, trascendendo pure il patto che avevano stabilito. Hayden con quel suo essere così fuori dagli schemi era stato davvero una ventata d'aria fresca, un raggio di sole entrato a far parte della sua vita sempre fredda e inconsistente. E ora, per colpa di un altro brutto scherzo del destino, si ritrovava punto e da capo lacerato dalla paura di perdere tutto quello che gli era stato regalato. Non voleva ritornare il Dean di sempre; il Dean di due mesi prima, quello sempre incazzato con tutti, sempre arcigno, sempre stronzo e diffidente che non sapeva quanto fosse bello avere accanto qualcuno in grado di comprenderti e accettarti per come sei. Non voleva perdere l'unica persona che era stata in grado di fargli aprire gli occhi, di contagiarlo col suo ottimismo e con la sua allegria, perché questo era Hayden. Non voleva perdere la prima persona alla quale si era legato per sua scelta; la prima persona la cui sola compagnia bastava a farlo stare bene; la prima persona che ancora prima di incontrare faccia a faccia gli aveva fatto battere il cuore.

Si accorse di essersi imbambolato a fissarlo quando Hayden, sentendosi osservato, si era girato a guardarlo e gli aveva sorriso. Lui, invece, si era sentito un traditore, un incapace e aveva abbassato lo sguardo non riuscendo a sostenere il confronto con quegli occhioni gentili sentendo di non meritarsi quel sorriso così spontaneo, non accorgendosi dell'espressione delusa che si era dipinta sul viso del più piccolo.

E Hayden dal canto suo continuava a chiedersi se avesse mai fatto qualcosa di sbagliato per ricevere quella reazione. Non aveva ricevuto nessun messaggio di Dean che solitamente pensava bene di infastidirlo fin dal mattino – ogni singola mattina – nel quale gli veniva richiesto alcunché e neppure lo aveva incrociato per sbaglio fra i corridoi. Aveva l'impressione che lo stesse evitando, perché – nonostante avessero tacitamente pattuito di non farsi vedere assieme a scuola – Dean si presentava sempre e comunque a rompergli le scatole anche solo per cinque minuti. E ora non aveva nemmeno la forza di ricambiare un debole sorriso che si sarebbe perso nella confusione di quella sala mensa.

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