Prologo

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Le sue mani mi accarezzavano dolcemente il volto, erano fredde ma delicate. La sua voce era melodiosa, mi sussurrava all'orecchio, per non far sentire le sue parole a nessun'altro, pur essendoci solo noi nella stanza. Mi portava indietro i ciuffi ribelli dei capelli, che le intralciavano la vista dei miei occhi, e allontanavano le labbra dalla mia fronte. "Cucciolo, la mamma ti proteggerà sempre. Non dimenticarlo", ogni volta che lo diceva, mi stringeva forte nel suo abbraccio e mi cullava con lei. "Gévaudan è un posto magico, vivremo felici qui." Sentivo il suo respiro caldo sul collo; fremeva. "Sai amore, questo posto dicono molti essere maledetto, perché le famiglie venivano a piagare i loro morti qui nei dolmen. Ma io non gli ho mai creduto, penso invece che sia fraintesa, gli uomini vissuti tanti anni fa hanno costruito qui i menhir, e forse anche loro sentivano una forza magnetica in queste terre. E, forse, anche per questo, il nostro alfa ha deciso di vivere qui centinaia di anni fa. Creò il suo branco, con la compagna che aveva scelto per la vita, nei grandi boschi di Gévaudan, convivendo con gli uomini che li popolavano. Era un epoca così lontana, la Francia era guidata da un re, il suo nome era Luigi XV. Però un terribile giorno, Gévaudan fu vittima di una grave ingiustizia, una contadinella era corsa dalle montagne al villaggio, e con l'affanno raccontò di una bestia spaventosa, un lupo gigantesco, che aveva tentato di aggredirla. Sai, cucciolo, noi lupi oggi non abbiamo il permesso di avvicinaci agli uomini, soprattutto nella nostra forma originaria, in quei tempi però i meta-lupo erano normali lupi, spaventati dagli uomini. Quella ragazza fu salvata dai suoi buoi, che minacciarono la bestia feroce con le loro corna affilate, salvandole la vita. Quando però raccontò ciò che era successo, nessun uomo le credette. Almeno fino a quando una giovane ragazza, Jeanne, venne ritrovata in mezzo alle campagne priva di vita. E da quel giorno, le vittime aumentarono, come la paura degli abitanti, loro temevano di far uscire i loro figli di casa. Avevano paura fosse un demone, e per questo il re decise di far cercare questa creatura dal suo possente esercito, che attraversò più volte campi e boschi, senza però trovarne tracce. Fino ad un giorno, in cui un uomo, Chastel , considerato da molti un pazzo, aveva ideato l'unico modo, secondo lui, per porre fine al massacro: una pallottola d'argento, fabbricata espressamente a tale scopo, che fece poi benedire da un sacerdote. Impugno quindi l'arma e uccise la creatura." Ascoltavo, vigile, lottando contro il sonno. Conoscevo la storia a memoria, lei la raccontava tutte le sere. Non ero mai stanco dalla sua voce. "la creatura era un lupo?", scosse la testa e con lei il suo corpo insieme al mio, "No, l'uomo disse di non aver mai visto un animale simile." "Che tipo di animale era? Perché aveva ucciso così tante persone? Noi non siamo come quel mostro?", "Amore, noi siamo figli di madre natura, siamo come lei voleva che fossimo, siamo frutto del suo volere, non dimenticarlo, quell'animale aveva dimenticato di rispettare l'ordine da lei imposto. Noi viviamo secondo l'armonia che lei stessa ha stabilito. Noi ci sfamiamo, come è giusto che sia per vivere, perché lei così vuole, ma non adoperavamo la nostra forza per mietere." Mi baciò la nuca, ora stringendomi una mano. "cosa successe dopo che la creatura morì?", "l'alfa capì che Gévaudan non era più un posto sicuro, e il clan si era visto costretto ad emigrare, poiché gli uomini avevano cominciato a temere la presenza dei lupi. Dopo però molti anni da quei fatti bui, i lupi si risentirono in dovere di riappropriarsi del territorio che era stato loro fin dai tempi dei loro avi. Quando tornarono gli uomini erano diversi, ma non avevano abbandonato i loro vizi antichi. Il branco aveva iniziato ad abituarsi alla loro presenza, pur se lontana dal loro modo di vivere. I meta-lupi avevano imparato come vivevano gli umani, e decisero di prendere la loro forma per vivere nei boschi, con case di legno, vicino a laghi e fratte popolate di selvaggina. Venivano chiamati dai paesani, loro vicini, nomadi. Al branco non dispiaceva, un tempo li definivano mostri. Da allora tessero molte regole, prima tra tutte il divieto di avvicinamento agli uomini, soprattutto sotto sembianze di lupo."

Note dell'autore:

Ho conosciuto la storia della bestia di Gévaudan su YouTube e ne ero rimasta incuriosita, nelle varie ricerche ho cominciato a creare questa storia, ringraziando il fatto che sono affascinata dai lupi. Spero vi piaccia. La storia sarà creata in Pov, cioè raccontata da vari punti di vista dei personaggi. Gévaudan ora fa parte del dipartimento del Lozère, al suo interno c'è la città protagonista della storia. Grazie per averla iniziata a leggere, e spero che non vi fermerete, questo è solo l'incipit. Fatemi sapere con un commento, anche perché è la prima storia che pubblico, quindi vorrei sapere cosa ne pensate.

Letha


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