Capitolo 2 - Conry

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Tunstrall e Luperca si erano ritirati nelle alture quella mattina molto presto, non avevano avuto modo di parlare con nessuno dei loro figli. Erano silenziosamente andati verso le montagne, precisamente in una grotta naturale, abbandonate dagli animale per le stalagmiti che perforano il pavimento roccioso. La riunione che Tunstrall aveva indetto, aveva scatenato turbamento nel branco, e il clan in fermento stava a significare possibili conflitti. Mio padre aveva ignorato questa ipotesi, portando anche mia madre, Luperca, l'alfa addetta al controllo della specie, con se. Edon aveva definito questi giorni utopici, ma come lui tutti temevano l'alfa, e nessuno avrebbe fatto nulla. Maccon lo ripeteva spesso, io non lo contraddetti, credevo sul serio a quello che usciva dalla bocca di mio fratello, ma ero altrettanto sicuro che Tunstrall indirettamente mi avesse precluso come protettore del branco in sua assenza, e come me anche gli altri lupi ne erano certi. Sapevo che quella era una prova. Ma non capivo se questa decisione fosse giusta. "Non cruciarti, qualunque cosa stiano discutendo, sarò solo in funzione al bene del gruppo" Ylva mi sorrise, porgendomi del cibo. Cacciagione esclusivamente catturata da lei. Una futura cacciatrice, tra le più brave del branco. Lodata dai lupi, come ovvio risultato di due grandi e importanti Alfa. Tutti sembravano nutrire eccezionali pretese. E miei fratelli le soddisfacevano in pieno. Io avrei voluto essere al loro pari, ma il mio castigo era non poter eccellere senza ferire mio padre. Spodestandolo. Questo era il mio futuro. Tunstrall, però, non aveva intenzione di lasciare il suo trono. Io sapevo qual era il mio compito, ed ogni giorno sentivo la rabbia crescere nei suoi confronti, le zanne fremere in sua presenza. Volevano riscattare il loro ruolo di alfa. Abbandonai la selvaggina di Ylva, avevo il bisogno di distrarmi. Era giorno, ma ero sicuro che il bosco nascondeva insidie poste dagli umani e possibili cacciatori. Da molto tempo ormai, il bosco non era più un posto sicuro. La baita che condividevo con la mia famiglia era la sovrana della pineta. Regnava dall'alto, come mio padre. La più vicina alle montagne, al bosco e al lago. Mi spinsi verso nord, la direzione opposta di Meyrueis. Passeggiai tra gli abeti, fino a quando gli alberi non si fecero più fitti, filtrando la luce tra i cespugli, creando gemme. La brina era ambra sulle foglie. Mi fermai a contemplare ciò che la mia madre era stata capace di creare. Fino a quando delle mani non mi accarezzarono, cingendomi la vita. Non mi sorpresi, avevo sentito dei passi seguirmi. Degli occhi attenti studiarmi. Il respiro fermarsi. La voce morire. Stavo solo aspettando. "Non credo riuscirò mai a sorprenderti", mi disse all'orecchio, quasi con una punta di delusione. Poi nascose il suo viso nell'incavo del mio collo. Riempiva il suo naso del mio odore, mentre il suo fiato caldo stuzzicava il mio collo. "Sei teso, vieni qui quando vuoi schiarirti le idee, sei in pensiero per il concilio?" mi chiese, carezzandomi l'addome, e strofinando il viso sulla mia schiena. "No, aspetto la sua decisione" gli dissi, mentre con una mano gli afferravo le sue, per girarmi e baciarla. Non si oppose, e mi accolse, accarezzandomi ora i capelli. Lyall aveva sempre avuto una pelle squisitamente morbida, bianca e setosa. Le labbra piene e rosse, ogni qual volta che le baciavo. Dei lunghi capelli biondi, che amavo annusare. Era silenziosa, ma emetteva sempre dei mugolii quando le sfioravo la pelle. Rise quando le solleticai con il naso il collo, "Ora sembri meno teso, dovresti cercarmi quando vuoi calmarti, sembra funzionare" mi sorrise sulle labbra, prima di ribaciarle. "Spero presto di averti vicino, così non dovrò cercarti nei boschi per trovarti" continuò, facendomi ridere. " Ma sai sempre dove trovarmi", "questo perché tu me lo permetti." Le accarezzai la guancia, sapeva avere ragione. Era tra le poche a capirmi. Luperca l'aveva accolta con sua madre alla sua nascita, dopo la sua dispersione dal vecchio branco. Fin da piccola tutti capimmo che sarebbe diventata un alfa. E tutti sembravano essere sicuri che sarebbe stata la mia compagna. Colei che più di chiunque al mondo, sapeva amarti e capirti. Lyall lo faceva, incondizionatamente. Ed attendeva che io lo facessi. Rimanemmo nella penombra, fin quando il sole non assunse tonalità rossastre. Le foglie si tinsero di rame, come i suoi capelli. "Odio dover tornare al branco", disse mentre mi massaggiava l'addome, "Se tu fossi l'alfa sarebbe tutto diverso." "Non cambierebbe niente", "Si che cambierebbe, potremmo amarci e fare dei cuccioli", non le avrei potuto mentire, ma temevo le responsabilità di cui presto mi sarei fatto carico. Ero sicuro che se avessi voluto, avrei avuto sia il potere che la forza di comandare. Quando tornammo alla pineta, il branco sembrava più tranquillo di quanto mi aspettassi. Anche il clima nella casa, si era disteso. Tunstrall, però, non aveva ancora fatto ritorno. Aspettai che il sole tramontasse, ma non fece il suo ritorno, così mi decisi ad incamminarmi. Il vento rinfrescava le sere autunnali, trasportando con se le nuvole e coprendo la luna. Mi avvicinai verso l'alta vegetazione di Meyrueis. Come la maggior parte delle sere mi ritrovai al dolmen con Skoll, Edon, Colin e Lowe. E come sempre Colin si lamentava dei suoi genitori, due amabili giovani lupi, e per questo Skoll lo consolava come un fratello maggiore, Edon si lasciava trasportare dal suo enorme ego, tentando in tutti i modi di farmi perdere la pazienza, e di batterlo, di novo, in uno scontro. Tutto come sempre. Per salvarci dal leccare le ferite, ci pesò nuovamente il nostro omega. Uno splendido giovane lupetto, che si spogliò davanti a noi per poi correre il più velocemente possibile, e quanto quelle due gambe glie lo permettessero, nel bosco circostante. Edon non ci pensò due volte e si spogliò anche lui correndo verso la sterpaglia, Colin lo seguì immediatamente, di conseguenza Skoll fu costretto a fare lo stesso. Non ero da meno, adoravo cercare la selvaggina, gli animali più piccoli e cacciare spaventando Lowe. Da piccolo io e Ylva, ci divertivamo per giorni alla ricerca di topolini. Mi tolsi i vestiti, e mi rilassai. Anche dopo anni, il corpo non si abituava mai al dolore. La pelle si fece incredibilmente calda, bruciava. Repressi la voglia di aggredirla, quando cominciò a cadere a terra ustionante, ed un manto si faceva posto tra i muscoli vivi. Gli arti si restrinsero, tirandosi, mentre gli artigli e le zanne fremevano nell'uscire. Mi accovacciai nel dolore. Mentre gli occhi si restrinsero tanto da togliermi la vista. Dovetti riaprirli più volte, fino ad avere una visione perfetta della notte, e di tutti i suoi segreti. Dopo qualche minuto mi rialzai, e cominciai a correre. Diventava sempre più faticoso, dopo una trasformazione, muovermi. Ma quando sentii in lontananza un rumore, non tentennai e lo inseguii. Continuai a correre, seguendo il rumore delle foglie. L'aria sembrò congelarsi, nulla si muoveva, tranne la mia preda. Lo cercavo, nel buio. quando lo vidi. La sua pelle splendeva alla luce della luna. Era candido, mentre schivava i rami e gli arbusti degli alberi. Si guardava intorno, spaventandosi anche per il minimo rumore. Le sue mani tremavano, mentre correva, e il suo fiato riempiva il bosco infrangendo il suo silenzio. Lo seguivo facilmente a quattro zampe, mentre lui faticava su due. Fino a quando non si fermo. Mi fermai anche io. Calmò il respiro, e cominciò ad annusare l'aria. Si girò più volte, per poi ricominciare a correre, ora molto più velocemente. Forse mi aveva avvertito. Avevo cominciato a sentire l'odore della sua paura. Gli corsi dietro, uscendo nella mia penombra, assalendolo lateralmente e costringendo la sua pelle a sfregare sulla terra arida e arbusti. Padroneggiavo la sua figura dall'alto, mentre i suoi occhi si riaprirono, spalancandosi, e la sua faccia assunse una smorfia, un misto di dolore e sorpresa. Tentenno, prima di richiudere gli occhi spaventato, quando le mie zanne si avvicinarono al suo viso. Ringhiai, facendo passare il mio muso sulla sua guancia. Palpitò sotto il mio tocco, e il suo petto cominciò a tremare. Tossì, soffocando una risata. Mi allontanai dal suo viso, per notare il suo volto aprirsi in una risata, "Dai togliti, puzzi di putrido", non so se si riferiva al mio alito e al manto del mio pelo, intrinseco del sangue delle mie prede, un vanto per gli alfa di cui avevano sempre il primo assaggio. Per sicurezza, e giusto per controllare, lo cominciai a leccare in faccia, facendolo ridere. Forse il suo naso da umano era molto più sensibile. Mi scostai da lui, e sotto i miei occhi si rialzò traballante. Zoppicante si avvicinò ad un albero, e si sedette. Mi avvicinai anche io, e mi misi comodamente seduto davanti a lui. mi cominciò ad accarezzare la testa, per poi passare all'orecchio sinistro. Mi lascia guidare dalle sue mani, alla sua merche, godendomi il massaggio. "Sembri meno feroce da lupo, che da umano" ci rise su, continuando il suo lavoro. Lui avrebbe comunque continuato a temermi, sia da lupo che da umano. Mi accoccolai su di lui, Lowe mi lisciò il pelo. Il tremore passo, e forse, oltre alla paura, il freddo di quelle serate non era conoscono ad andare in giro nudi. Mi sentii responsabile, Lowe era tipico sacrificare se stesso per la quiete del branco. E aveva capito fin in giovane età che il modo migliore fosse distrarre l'attenzione. Edon, come il resto del branco, non avrebbero rifiutato mai una corsa nel bosco. Mi rialzai, quasi pentendomene immediatamente, lui mi guardò altrettanto sorpreso. Mi accoccolai sul terreno. Ritrasformarmi in un umano comportava meno energie ma ben più dolore. Per questo i nostri avi avevano scelto una sola forma, e così noi seguimmo la tradizione rimanendo principalmente umani. Sentii il pelo cominciare a cadere, inizialmente come delle piccole punture, poi mi mescolo il trepidare della pelle e degli arti, mentre gli artigli e le zanne cadono a terra sotto i miei occhi, divenuti lucidi dal bruciore incandescente dei muscoli, la rinascita dei denti da umano e dei capelli che ricrescono su un capo ormai umano. Rinasco tra il mio cadavere, che ora è solo pelo, stanco e affaticato. Lowe è pronto ad accogliermi tra le sue braccia. Mentre con fatica cerco di normalizzare la mia respirazione. Mi concerto sui movimenti delle sue mani, per nascondere il dolore che la trasformazione mi ha lasciato. Rimango anche io nudo, nel freddo della sera. Ma la pelle di Lowe è calda, mentre la mia piano piano gela dopo aver perso un caldo manto. Presto tutto torna alla normalità, di nuovo nel silenzio interrotto del bosco dai nostri respiri. "Hai fatto una buona scelta, correre nudo nel bosco, Edon lo adora" lo feci ridere, pur essendo la verità. "Ho imparato, non mi è mai piaciuto fare da scudo in uno scontro, preferisco farmi rincorrere", "potresti sempre imparare a mordere", mi guardò male "Anche se lo facessi, sai bene chi comunque avrebbe la meglio" non aveva torto,  rimaneva il più esposto del gruppo. "Stai attento, comunque" annui silenziosamente, mentre la sua mano pettinava i capelli annodati. "Sono arrabbiato con Edon perché non vuole rispettare le leggi, ma tuo nonno continua a frequentare gli umani, qui lo sanno tutti", non potevo difendere chi non rispettava il branco, sbuffo "mio nonno è un pazzo, qui lo sanno tutti", rimbecco. Effettivamente erano anni che Marrok non era presente ad una riunione di Tunstrall, ed andava in giro a raccontare leggende per spaventare i cuccioli. "Quando tu sarai l'alfa potrai cambiare le cose" si accoccolò nell'incavo del mio collo, sfiorando con il naso la mia guancia ormai vicina al suo viso. Lowe sapeva che il mio regno era vicino, e non aveva mai nascosto le sue aspettative, credeva in me e nelle mie scelte. Gli sorrisi. "Come avere un concubino?" la sua risata mi risuonò nelle orecchie. "Si, un amante ... che ne pensi di un bacio!? Vieni qui ..." mi disse cominciando a baciarmi il collo, lo scansai ridendo mentre lui si soffocava trattenendosi, mi girai afferrandogli la vita stretta. " Non mi dispiacerebbe, ma il tuo culetto sodo sarebbe più appetibile" gli dissi mordendogli il collo mentre Lowe rideva affannato, cercando di scostarmi. "Beh tra me e Skoll è difficile", disse mimando il suo sedere sodo con le mani. "Anche Colin ed Edon non scherzano", "Il tuo harem si sta ingrandendo, abbiamo anche Lyall, lei ha delle belle tette" ci misi più del dovuto a capire, tanto bastava a lui per sfuggire alle mie mani, che subito dopo tentarono di riafferrarlo. Ma prima che potessi fare altro sentimmo, chiaramente, entrambi un lungo ululato in lontananza. Lowe abbasso lo sguardo su di me, smarrito. 


Scheda Conry:

Nome: Conry, Età: 19 anni umani, Sesso: maschio, Altezza: 1.92, Gerarchia: Alfa, Famiglia: Tunstrall padre (capobranco), Luperca madre (compagna capobranco), Maccon fratello maggiore (beta), Ylva sorella maggiore (cacciatrice), Randon e Blaez fratelli minori (controllori), Caratteristiche: capelli media lunghezza platino, occhi neri, possente figura e capacità di trasformarsi più volte in poco tempo. Molto alto per il resto del gruppo come suo padre e i suoi fratelli. Il suo nome ha come significato re dei lupi. 

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