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I due bambini andarono avanti così per quelli che parvero semplici minuti ma che, in realtà, furono molto di più. Draco aveva così tante cose da raccontare e sembrava che quello strano bambino con quel segno sulla testa non sapesse niente di quella magia che a Draco piaceva tanto; però si beveva le sue parole, guardandolo con gli occhioni verdi sempre più sgranati e sempre più a bocca aperta. Parlarono come parlano i bambini e giocarono allo stesso modo per delle ore mentre il furetto bianco saltellava felice tra loro, avanti e indietro tra l'uno e l'altro, e avrebbero continuato, se uno squittio spaventato non fosse intervenuto ad interromperli.

«Padroncino Draco, signorino!» uno squittio gridato nel vento, e due secondi dopo un esserino dalle grandi orecchie sbatacchianti caracollava verso di loro, praticamente svestito e incurante di trovarsi in un luogo dove, nel vederlo, nessun essere normale avrebbe creduto ai propri occhi. A chiara dimostrazione di ciò, il piccolo Harry lanciò un breve strillo e, afferrato il furetto, strusciò di corsa sulla neve fino a nascondersi dietro Draco che ridacchiava furbo.

«Padroncino Draco non deve scomparire, signorino. Dobby è un cattivo elfo domestico ad aver perso il signorino, oh si!» piagnucolava cercando contemporaneamente di prendere per mano il bimbo che, per nulla intimidito, rideva e gli sfuggiva appena prima che l'essere riuscisse a prenderlo. Quando infine venne acchiappato, Draco gli afferrò le orecchie e cominciò a tirarle, chiamando Harry a gran voce.

«Harry Harry nella neve!» gridava ridendo, mentre il povero Dobby cercava in ogni modo di accontentarlo ed allo stesso tempo di afferrare quell'anguilla bionda ed indomabile per ubbidire al proprio padrone.

«Signorino Draco, padron Malfoy non vuole che padroncino usa magia involontaria.» Squittì prima di cadere con un tonfo ed un grido nella neve soffice.

Harry era ancora immobile con il suo prezioso furetto tra le braccia ma a quella scena ridacchiò divertito, soprattutto quando vide la testolina bionda spuntare dal cumulo di neve, seduto sulla pancia di quel.. coso.

«Chi è?» domandò allora, avvicinandosi trotterellando al nuovo amico.

«È Dobby, elfo di mamma e papà. Papà non vuole che faccio le magie.» Concluse il biondino, con un broncio adorabile. Un piccolo gruzzolo di neve si era impilato sulla testolina bionda, come lo zucchero in cima ad un dolcetto e la scena era così bella che Harry sentì tanto caldo in fondo al cuore, dove non era mai stato tanto felice.

«Neanche i miei zii. Non dirlo a nessuno però, che so fare le magie.» Sussurrò piano mettendosi un dito sulla boccuccia a forma di cuore.
Draco ridacchiò in risposta, e l'elfo ne approfittò per afferrarlo dalla collottola del cappottino su misura, non senza rimproverarsi per essere arrivato a tali mezzi. Solo allora si dette modo di guardare l'altro bambino che aveva intrattenuto così bene il padroncino. Per riuscire ad andare d'accordo con il signorino Draco doveva essere un bambino davvero speciale.

Quando vide il segno strano che il piccolo Harry aveva sempre avuto, con uno squittio e gli occhi a palla sgranati ed acquosi l'elfo capì quanto quel bambino fosse speciale.

«Harry Potter, signorino!»

La voce di Dobby tremò e non potè fare a meno di inchinarsi al bimbo, le orecchie sbatacchianti che toccavano terra. Entrambi i bambini restarono spiazzati da quella strana scena, ma non se ne curarono, ben consapevoli che quel momento era per loro un addio.

Con un broncio adorabile sul visino di entrambi, stavano ritti ed impettiti, indecisi su cosa fare. I due bambini erano tristi, cuori soli bisognosi di tanto amore e di amici che le rispettive situazioni gli avevano sempre negato, e ora che finalmente avevano trovato un amico chissà se si sarebbero mai rivisti. Per nessuno dei due guardare la neve sarebbe mai stato lo stesso. Il primo amico non si dimentica.

Neve, bianchi furetti e morbidi bocciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora