Capitolo 2

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Il treno continuava il suo viaggio tranquillo, senza problemi o intoppi di grande portata che avrebbero potuto urtare la spensieratezza ed il chiacchierio generale dei passeggeri.

Un bambino stava giocando con un modellino di aereo e con diversi movimenti lo faceva volare davanti il suo viso paffuto e sereno, stava in piedi sul suo sedile ed euforico parlava con la madre.

"Un giorno guiderò una di queste macchine con le ali!" pronunciava felicemente dando piccole pacche sulle spalle della donna che era intenta a sfogliare una rivista di cucina.

"Certamente tesoro, però ora mettiti seduto che altrimenti lo farai tu un bel volo. " gli rispose prendendolo per un braccio per aiutarlo a sedersi, appena il bambino si fu sistemato; il padre, che era seduto davanti ai due, gli spettinò i capelli facendolo ridacchiare vivacemente.

"Hai intenzione di preparare qualche ricetta oppure ti piace solamente sfogliare la rivista?" disse l'uomo sbeffeggiando la moglie.

"Preparerò qualcosa solo se sarò aiutata dai miei due giovanotti." Gli rispose dando un lieve pizzicotto sulla guancia del figlio il quale annuiva con esaltazione.

"Certamente, ti aiuteremo, anzi fammi leggere." Il marito le rubò la rivista dalle mani facendole uno sguardo di sfida.

Le risate della famiglia riempivano la cabina nella quale si trovava anche la ragazza dai capelli rossi che per sua sfortuna non stava ascoltando quell'adorabile siparietto che i tre avevano appena rappresentato.

Difatti le cuffiette che indossava l'avevano completamente isolata da ciò che la circondava, gli occhi le erano diventati pesanti e stava sul punto di addormentarsi quando sentì che il signore accanto a lei si mosse per adagiarsi meglio sul suo sedile, gli occhiali continuavano a scivolargli giù per il naso e lui senza scomodarsi più di tanto li risistemava al loro posto. Lo osservò incuriosita studiando scrupolosamente ogni movimento che il signore faceva fino a quando lui non se ne accorse e le rivolse uno splendido e gentile sorriso.

Lei decise di togliersi le cuffiette perché aveva il presentimento che gli stesse per dire qualcosa ed effettivamente fu così: "come ti chiami?" le chiese mentre si tolse gli occhiali per pulirli con un fazzoletto che aveva tirato fuori dalla tasca del capotto scrupolosamente piegato.

"Edith, Edith Rose." Le rispose quasi sorpresa della domanda del suo compagno di viaggio.

"Edith" disse sottovoce, un lieve sorriso gli comparì sul viso segnato dal tempo, per poi continuare: "Quindi ti chiami Edith, mia figlia ha il tuo stesso nome, l'ha scelto la madre. È sempre stata affascinata dal suo significato, colei che lotta per la felicità. Ha un qualcosa di eroico, quasi come i personaggi dei libri, non credi?" le disse riposizionando gli occhiali al loro posto.

La ragazza lo osservò incuriosita, non aveva mai avuto molto interesse nel scoprire cosa significasse il suo nome ma ora che lo sapeva era grata ai suoi genitori per averlo scelto e concordava con l'anziano che quel nome così semplice all'udito aveva davvero un'accezione più profonda. Aveva anche amato il piccolo riferimento ai romanzi che l'anziano aveva appena fatto.

Continuava ad osservarlo ed il suo desiderio di conoscere il contenuto della valigetta, che il signore era tornato ad abbracciare con fare protettivo, cresceva ogni minuto di più, aveva la tentazione di fargli qualche domanda ma le sembrava una mossa troppo azzardata, alla fine neanche si conoscevano. Inoltre era molto probabile che al suo interno ci fossero solamente cose personale utili per un viaggio, come è normale che sia.

"Lei invece come si chiama?" disse la ragazza posizionandosi più comoda sul sedile, senza mai lasciare andare il libro che teneva in mano dall'inizio del viaggio, oggetto che ora era posizionato sul suo grembo.

"Frank Fabula, si lo so, nome piuttosto pittoresco."

La ragazza non gli rispose ma fece un semplice sorriso, continuando a guardare la valigia, osservò ogni minimo dettaglio fino a memorizzarli, immaginava e creava storie nella sua mente cercando inutilmente di dare una risposta alla domanda che la perseguitava da quando aveva visto quell'uomo. Era molto più divertente ed intrattenente pensare che ci fossero oggetti bizzarri proveniente da un passato oscuro del signore invece che immaginarsi una valigia piena di indumenti. D'altronde i tanti libri che aveva letto le avevano dato grande spunto in quella situazione decisamente normalissima.

"Vedo che sei molto interessata alla mia valigia."

Quella frase le fece distogliere lo sguardo dal bagaglio e rispose: "effettivamente si, è inusuale vedere valigie così vecchie, senza offesa, e poi sembrerebbe contenere qualcosa di molto importante dal modo in cui la tiene." Lentamente si stava avvicinando al suo scopo, quello di scoprire qualcosa di più su ciò che vi era racchiuso là dentro.

"Si vede dal viso che sei una ragazza molto curiosa e sono quasi sicuro che tu stia viaggiando troppo con la fantasia, non che sia un male. D'accordo ti rivelerò il mio segreto, ma che rimanga tra di noi."

Gli occhi della ragazza s'illuminarono come se fossero gli occhi di una bambina davanti ad un negozio di dolci o di giocattoli in trepida attesa di avere tra le mani uno di quei balocchi. Il viso roseo da giovane donna aveva assunto un aspetto fanciullesco delineato dalla bocca schiusa e dagli occhi spalancati intenti ad osservare ogni gesto del signore. Il quale era intento a sistemarsi meglio la valigia sulle gambe per poi aprire le due cinghie in pelle con movimenti lenti e precisi, successivamente sbloccò i due ganci in ottone i quali crearono un leggero rumore come se stesse aprendo un baule dove al suo interno vi era nascosto un tesoro.

La ragazza si avvicinò ancora di più per guardare meglio e quando la valigia si aprì rimase sorpresa a ciò che le si parò davanti agli occhi.

"Libri?" chiese sorpresa inclinando la testa a destra mentre continuava a guardare quella serie di vecchi volumi che emanavano un odore piacevole ma che allo stesso tempo avevano un retrogusto pungente, alcuni erano più nuovi e le loro sovracopertine erano un po' usurate dal tempo ma non erano messe molto male mentre altri avevano sulle loro spalle anni ed anni di lettura, la ragazza pensò che sarebbe stato pericoloso anche sfogliarli se si fossero fatti dei movimenti troppo violenti probabilmente si sarebbero potute staccare delle pagine.

"Già libri, niente pezzi di persone messi a macerare in salamoia dentro barattoli di marmellata o armi o qualsiasi altra cosa tu ti sia immaginata," le rispose ridendo, "ma non sono libri così semplici come tu pensi, cara Edith."

La ragazza aveva uno sguardo dubbioso ed indagatore al che il signor Fabula le prese dalle mani il libro di poesia, che era stato suo compagno fedele per tutto quel tempo.

"Anche questo non è un libro qualunque, te lo ha dato tua zia giusto?" le chiese mentre lo esaminava ed accarezzava dolcemente la copertina. 

Edith rimase stupita e quasi a bocca aperta dopodichè decise di rispondergli: "Si e lei come fa a saperlo?"

"È una lunga storia, ma fortunatamente abbiamo tutto il tempo che questo tratto in treno ci regala." Le rispose, restituendole il suo libro e prendendo dalla valigia uno dei suoi dopo una scelta accurata.

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