La ragazza osservava con curiosità i movimenti delicati ed attenti dell'uomo vicino a lei, ogni gesto racchiudeva una maniera quasi cerimoniosa di toccare quel libro, come se fosse delicato come un oggetto realizzato in cristallo, che si potesse sgretolare da un momento all'altro senza alcun preavviso.
"Questi sono libri molto preziosi e racchiudono al loro interno una storia, quella che il loro autore voleva raccontarci e farci vivere, e non solo, se si ascolta meglio si riesce ad percepire una seconda storia, silenziosa e timida, in trepida attesa della giusta persona, che sappia vedere oltre le pagine vecchie e logore, per ascoltarla."
Edith lo osservava affascinata dalle sue parole ed annuiva con uno scalpitante interesse, voleva saperne di più, scoprire tutti i dettagli possibili e non le interessava se alla fine si fosse tutto rivelato come una storiella di un anziano con troppa immaginazione.
Il libro che aveva in mano era "Dracula", titolo e nome dell'autore erano elegantemente scritti in oro su di una superficie scarlatta che rendeva l'apparenza di quel libro perfetta per il suo contenuto. Edith ricordava di averlo letto qualche anno prima quando, nel suo periodo da ribelle, si rifiutava di andare dietro a fenomeni letterari come Twilight, per poi ricredersi in futuro dopo aver letto tutta la saga ed averla trovata minimamente piacevole, cosa che ovviamente non aveva mai ammesso a nessuno ed inoltre non aveva intenzione di farlo in futuro.
Il signor Fabula, Edith trovava ancora strano il suono di quel nome, sfogliava il libro ed al suo interno vi era una foto di una ragazza sorridente, era difficile distinguere bene il luogo in cui si trovava, era circondata da alberi verdi i quali quasi soffocavano il panorama intorno a lei.
L'uomo prese la foto e la guardò sorridendo, sul retro vi era una scritta in matita che Edith faceva fatica a leggere.
"Londra, 2010" disse l'uomo come se avesse appena letto i pensieri della giovane donna.
"Questo libro apparteneva alla ragazza ritratta in questa foto?" domandò la ragazza senza togliere gli occhi da quel volume così affascinante.
"Si, passò da generazione in generazione fino ad arrivare nelle sue mani, ed ora lo posseggo io." Disse con sguardo fiero.
L'anziano alzò gli occhi per guardare davanti a sè fino ad arrivare ad osservare la famiglia rumorosa che con le loro risate scaturitasi poco prima continuavano a farsi notare da quando quel viaggio in treno era iniziato.
"Loro potrebbero tranquillamente essere i protagonisti di qualche storia, la tipica famiglia felice, basta aggiungerci qualche segreto che uno dei due coniugi verrà a conoscenza, per poi scrivere infiniti capitoli tristi che fanno arrivare le lacrime persino allo scrittore stesso. Già mi immagino le file fuori dalle librerie per comprare il nuovo bestseller, caratterizzato da una storia semplice ma che nasconde in sé qualcosa di speciale. Non credi?" domandò alla ragazza sorridendo con un'espressione convinta riguardo al suo pensiero.
"Beh penso che si potrebbe fare d'altronde non era lo stesso Wilde che affermava che non esistono libri immorali, come la maggioranza crede. I libri-"
"O sono scritti bene o male. Questo è tutto."
Edith era stata interrotta dal signor Fabula che ora aveva un sorriso soddisfatto in volto.
"Già diceva proprio così," continuò Edith, "sono dell'opinione che gli scrittori non debbano essere maestri di vita che ti dicano le giuste cose o che ti donino i giusti insegnamenti per essere un essere umano decente, quindi qualsiasi storia può essere buttata su carta se lo si vuole veramente, lo scopo di essa sarà il lettore a trovarlo e se proprio non riuscirà nel suo intento tanto vale che abbia letto una storia ben scritta. Lei scrive?"
L'anziano rimase sorpreso per la prima volta da quando aveva incontrato la ragazza e sistemandosi freneticamente gli occhiali sulla punta del naso le rispose: "no, amo leggere e lascio fare quel tipo di mestiere a chi ne ha passione e ne è in grado. Però penso sia affascinante tutto quel mondo, gli scrittori sono esseri così unici, ascolti l'esperienza di ognuno e troverai sempre qualcosa di diverso rispetto ad un altro. Alcuni preferiscono scrivere o riescono a farlo solamente quando si trovano in completo isolamento a cui li disturbava persino il canto degli uccellini, ho sentito di persone che si rinchiudevano in baite sperdute circondati da un bosco solamente per concludere il loro romanzo. Altri amano stare tra le persone ed è per questo che scrivono in luoghi pubblici, un mio amico mi diceva sempre che quando non sapeva cosa far fare ad un suo personaggio si guardava intorno in questo locale, che era solito frequentare la mattina, per trovare ispirazione. Bastava vedere il modo in cui un ragazzo beveva il proprio caffè o che movimenti faceva con le sue mani, per fargli tornare il flusso creativo e ricominciare a lavorare sul suo racconto per poi ritrovarsi a scrivere fiumi e fiumi di parole senza neanche rendersene conto. Ho letto di scrittori che hanno avuto l'idea per i loro romanzi migliori in maniera del tutto inaspettata, è un aspetto così romantico di questo lavoro, non si è in grado di dire quando potrà succedere, bastano esperienze o immagini semplicissime, magari la propria figura riflessa nell'acqua di una pozzanghera da poco creatasi oppure le risate di un gruppo di bambini al parco che correndo ti passano accanto distogliendoti dai tuoi pensieri quotidiani con le loro urla ed i loro sghignazzi. È un mondo così misterioso e affascinante che ogni volta che ne parlo mi dilungo troppo, spero di non starti annoiando." Finì quasi imbarazzato mentre si passava una mano sul collo sistemando meglio il colletto della camicia che durante quel viaggio continuava a sgualcirsi sempre di più.
Edith lo osservava con tenerezza e con una sorta di malinconia che le saliva su per il petto fino ad arrivare alla gola, le ricordava il nonno, anche lui amava leggere e lei aveva questo ricordo sfuocato della sua possente figura che varcava la soglia di casa con diversi libri sotto al braccio, fiero delle sue scelte dopo un'attenta ricerca negli scaffali della biblioteca che si trovava vicino al suo ufficio. Libri che mostrava fiero alla nonna, raccontandole di come anche quella volta era stato sgridato perché aveva fatto troppo rumore in quel luogo dove il silenzio era sovrano, i due finivano il loro discorso con una sana risata la quale ancora risuonava nelle orecchie della ragazza.
"Non mi stai annoiando per nulla, penso sia una delle cose più belle al mondo ascoltare qualcuno che parla di un argomento a cui è appassionato, si riesce a vedere una sorta di luce diversa negli occhi di quella determinata persona. Comunque mi hai raccontato di una seconda storia che questi libri nascondono ed ora vorrei conoscerla, posso?" tutta quella situazione le sembrava così strana ma almeno stava passando un viaggio diverso rispetto a quelli a cui era solita, caratterizzati da noia e da fastidiosi passeggeri che sembravano cercare fare di tutto per riuscire a disturbarla.
"Certamente," le rispose lui, "d'altronde se non potessi sapere di più non avresti neanche scoperto il contenuto della mia borsa."
Il signore le porse la mano e le fece segno di stringerla, Edith era titubante all'idea, ma in fondo la sua fanciullezza che l'aveva accompagnata per tutta la sua vita e che era rimasta con lei anche ora che era diventata un' adulta le disse che non c'era niente di male e che poteva fidarsi di lui.
Allungò la mano per stringere quella dell'anziano, al che lui guidò la mano della ragazza fino a portarla a toccare la copertina del libro, entrambe le mani, vicine e così diverse, si trovavano sul libro quasi fino a ricoprire interamente il nome dell'autore.
"Pronta?" chiese il signor Fabula con voce trepidante.
Edith annuì sentendosi quasi stupida e pensò a cosa potrebbero aver pensato gli altri passeggeri se avessero visto la scena ed avessero visto quei gesti.
"Okay, andiamo."
Questa frase fu l'ultima cosa che la ragazza sentì prima di ritrovarsi sul Tower Bridge di Londra con il signor Fabulo che la guardava soddisfatto.
"Ma com'è possibile?" domandò lei con voce quasi affannosa mentre continuava a guardarsi intorno circondata dalle luci notturne della città: "Non è possibile, neanche due minuti fa ci trovavamo sul treno."
Edith continuava a ripetersi tra sè e sè che quello era tutto un sogno e che tra poco si sarebbe svegliata con la testa poggiata sopra il finestrino del vagone in cui si trovava e niente di tutto ciò sarebbe stato reale.
"Benvenuta nella storia di Alexa Wood la precedente proprietaria di questo libro." disse il signor Fabula con un grande inchino.
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A Journey Through Pages
Fiction généraleUn anziano signore, una giovane donna, un treno ed una vecchia valigia. Tutti soggetti a prima vista normali, ma solo alcuni fortunati sono a conoscenza del potere di cui l'anziano signore è dotato, forse la giovane donna sarà abbastanza fortunata...