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Studio la mia immagine riflessa sullo specchio.
I capelli scuri scivolano sinuosi sulla schiena, come onde in tumulto del mare di notte. Gli occhi bui parlano di te. Il vestito di pizzo nero mi avvolge, aderendo perfettamente alla mia pelle. La carnagione diafana fa risaltare il rossetto color borgogna, il colore delle foglie consunte dall'atmosfera invernale.
Non mi sento molto a mio agio: con un dito sfioro il contorno delle labbra, le stesse che si scioglievano nelle tue poco tempo fa.
Sospiro, chiudo gli occhi e sforzo un sorriso. Chi voglio prendere in giro, penso di essermi dimenticata come si sorrida. Eppure il tuo era così rassicurante e contagioso... Basta.
È ora di darci un taglio.
Per una sera, almeno per qualche ora, esci dalla mia testa.
Lasciami divertire senza costringermi a ricorrere all'alcool. Lasciami essere spensierata, respirare a pieni polmoni la mia giovinezza.
Infilo le scarpe, pericolosamente alte. Vorrei sentirmi bella, mi sento solo stupida. Nel polso conservo ancora il braccialetto di quella festa a cui siamo andati insieme finita la scuola. Ti ricordi? Mi rendevi così felice... Perché ogni maledetto gesto non fa altro che riportarmi a te? Perché ti insinui in ogni fessura della mia giornata?
Maledetto tu, maledetta io.

Lancio a mio padre un'occhiata di sfida prima di uscire di casa. Nessun commento sul mio abbigliamento, né sul mio trucco. Continuiamo ad ignorarci, tanto io vado avanti da sola. Scendo le scale e trovo già le mie amiche in macchina, salgo e sfrecciamo via a ritmo di musica house.
Tra versi di canzoni mordicchiati qui e lì e qualche commento piccante, arriviamo in discoteca e parcheggiamo la macchina.
Regola numero uno della vita notturna: niente drammi sulla pista da ballo. Per cui, tesoro, ti lascerò fuori dalla mia vita per un po'.

L'amore è talmente fragile: arriva piano, senza far rumore ma ci stravolge la vita, i pensieri, le abitudini. Con altrettanta facilità mi è scivolato via dalle dita, lasciando un retrogusto di amarezza e malinconia. Oltre ad essere fragile, questo nostro amore, mi ha reso fragile. Il ricordo caldo della tua voce accompagna le mie riflessioni. È inevitabile assumermi colpe di cui non sono imputabile, mi chiedo e mi richiedo perché mi hai lasciata andare così.
Proprio tu, che avevi promesso sarebbe stato per sempre.
Proprio tu, che a quel "per sempre" mi avevi convinto a crederci.
Forse le promesse fatte da adolescenti hanno vita breve: durano poco più del tempo di una sigaretta. E adesso mi ritrovo qui, distesa in giardino, girando tra le dita il mozzicone della nostra storia. Sapendo che non si infiammerà più, che ormai non c'è alcun sentimento che possa infuocare di nuovo il mio animo afflitto.

Chissà quando qualcun altro sarà così folle da voler sapere cosa si nasconde dietro alla mia espressione glaciale, chissà quando arriverà il mio vero "per sempre".
Forse dovrò aspettare un'infinità di secondi prima di poter dire di essere finalmente riuscita a superarti. Secondi che avrei potuto passare con te, a baciarci fino a diventare della sostanza dei sogni. Leggeri ed inconsistenti, amanti fugaci intrappolati dolcemente tra questi giovani respiri. Imprigionati dalle nostre stesse stupide convinzioni, incatenati da un orgoglio che ci trattiene dal correrci incontro.

Impotenti di fronte ad un destino che ci vuole divisi, abbiamo paura della paura stessa.
Corro via, corri da me, scappo, scappiamo: ma senza l'altro dove vuoi che andiamo.

Siamo assurdamente falsi. Ci diamo le spalle perche non riusciamo a darci l'amore che meritiamo. Eppure lo vorremmo tanto. Davvero tanto... Ci allontaniamo perché non riusciamo ad avvicinarci senza scontrarci. Cerchiamo un equilibrio che sappiamo ci annoierebbe, siamo folli e innamorati dei nostri giochi. Ci spogliamo dei vestiti, mantenendo la presunzione che ci ha sempre reso così freddi e maledettamente distanti. E ti giuro che ci ho provato, ci ho provato sul serio, a lasciarti andare! Ma torno sempre e tornerò chissà ancora per quanto: un'ora, un giorno, tutta la vita...

Imprevedibile il destino che non vogliamo assecondare o che non ci vuole assecondare. Il destino che mi hai sempre spinto a sfidare, che si è preso beffe di noi. Ci ha resi dannati, due parti imperfette ma complementari. Non passerai, né ora né mai.

Adesso nemmeno le mie lacrime sembrano avere un senso. Sono il superfluo sfogo di un sentimento che mi lega ancora a te. E bruciano, bruciano in un viso che si fondeva completamente con il tuo. Scottano, sono dolorose...

Allaccio in fretta i lacci delle scarpe, gli occhi ancora pieni del nostro male. Esco di casa sbattendo la porta e inizio a correre. Non presto attenzione a quello che mi circonda. Corro e basta. Corro da te o lontano da te, non lo so. Il vento mi asciuga le lacrime che adesso sono davvero troppo fredde. Continuo a correre e a pensarti. Non mi fermo, non mi fermerò. L'atmosfera è troppo buia anche quando c'è il sole. Ci siamo arresi troppo presto, ma non è troppo tardi per riprendere la battaglia. Siamo prede che si fingono predatori, corriamo alle armi per ferirci inutilmente. Ci amiamo da impazzire, e stiamo impazzendo. Così impulsivi, testardi e ostinati. Così belli e complicati.

Sbaglio a non bastarmi, cerco qualcuno che mi completi perché non sono abbastanza per me stessa. Sto affannosamente cercando la felicità più profonda e sincera, più provo a dimenticarmene e più diventa disperata questa mancanza. La vita mi sembra così vuota senza di te, i colori sono più sbiaditi, le luci più affievolite. La natura non ha più i suoi colori, hai rubato alle stelle il loro fascino e hai nascosto negli occhi le loro storie.
Tutto questo per farti capire che... Io ti amo, e tu?

Un amore che non c'è più Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora