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i capelli neri gli ricadevano sul viso.
gli si erano incollati sulla fronte, fino ad appoggiarsi sugli occhi.
a jimin davano fastidio e le mani gli pizzicavano all'idea di poterli spostare da lì.
aveva le dita impiantate sul petto dell'uomo sulla quarantina con cui stava scopando.
gli aveva ordinato di cavalcarlo e jimin, senza protestare, era stato ai suoi desideri.
sentiva l'odore di soldi da lì e non poteva rifiutare solo perché era vecchio o perché non gli andava a genio l'idea di scopare in quel modo.
il bisogno di denaro andava oltre la sua dignità, la superava di gran lunga, e la necessità di far mangiare i suoi genitori era al suo primo posto in fatto di priorità.

i due erano ormai troppo vecchi e affaticati per portare qualcosa a casa e jimin era l'unica persona che gli era rimasta accanto.
di certo non sapevano come facesse a portare quel denaro a casa.
lui non gli aveva mai parlato del suo lavoro.
tutto ciò di cui erano a conoscenza era l'orario.
mancava sempre e solo di notte, ma questo non li aveva mai insospettiti.
il loro bambino era troppo buono e innocente per poter fare qualcosa di cattivo.

sussultò quando, immerso nei suoi pensieri (principalmente composti da "riuscirò a far cenare anche mio padre con questi soldi?"), sentì il liquido denso del vecchio scivolare lungo le sue cosce e una improvvisa nausea dominò i suoi sensi.

cinquanta dollari.
era tutto quello che quel figlio di puttana gli aveva lasciato.
non si era lamentato, principalmente perché non poteva farlo: era contro le regole.
per questo si limitò a sospirare, portando i soldi nel suo zaino sotto il letto e sedendosi sul materasso a gambe incrociate.
aspettava il prossimo cliente, quando vide entrare il suo capo.

bello, sulla ventina di anni e con un sorriso da coniglietto.
i capelli marroni si adagiavano morbidi sulla sua fronte e il profumo della sua pelle gli inebriava le narici.
lui sì, che avrebbe voluto scoparselo.

scattò sull'attenti, non appena questo si sedette sul materasso morbido con le coperte di lino leggermente scomposte.
«ho un lavoro speciale da proporti, jimin. sarebbe da stupidi non accettare, ma sei tu a dover decidere, e te lo lascerò fare.
c'è questo signore che spenderebbe un milione di dollari per averti un mese, tu cosa ne dici? ha cinquant'anni, ma hai affrontato di peggio. ovviamente il venti per cento del guadagno tocca a noi»
spiegò e il cuore di jimin iniziò a battere più velocemente.

«entro quando devo darti la risposta?»
«domani.»

una serie di inconvenienti fecero in modo che il giovane accettasse la proposta.
a partire da alcuni clienti rozzi e maleducati, per passare alle bollette non pagate da mesi.

inutile dire che la reazione di jungkook fù completamente aspettata.
un sorriso gli incorniciò il viso e lo abbracciò.

«sono sicuro che ti troverai benissimo. e in questo modo assicurerai ai tuoi genitori qualcosa da mangiare ed una casa almeno per il prossimo anno» disse, felice e continuò a stringerselo tra le sue braccia.

già, lo avrebbe fatto.

non aveva preparato molto per andare a vivere dall'uomo che lo aveva affittato, proprio come si faceva con gli oggetti, per un milione di dollari.
aveva portato semplicemente qualche paio di jeans e delle felpe.
l'intimo e i calzini erano ovviamente presenti, insieme ad un borsellino pieno di trucchi, per le occasioni speciali e per quando lavorava.
aveva soltanto un paio di scarpe, quelle che indossava, per cui non aveva dovuto riempire ulteriormente la valigia.

era stato tutta la notte a pensare ad una scusa per stare lontano così tanto tempo da casa, senza insospettirli, e la spiegazione migliore che era riuscito ad inventarsi era quella di stare andando a vivere da un amico per essere più vicino al suo lavoro.

fortunatamente ci avevano creduto e non avevano fatto troppe proteste quando aveva parlato loro di dover stare lontano per un mese.

jimin si sentiva in imbarazzo seduto accanto a quell'uomo nella macchina di quest'ultimo.
era bello, nonostante la sua età, ed anche simpatico.
si sentiva un po' in imbarazzo a dover chiedere dei soldi.

«riguardo al denaro, uhm...potreste fare in modo da dividere il guadagno in giorni e mandarli al mio indirizzo di casa? i miei genitori non potrebbero prendere nulla da mangiare, altrimenti»
mormorò, completamente in imbarazzo e l'uomo non si stupì affatto né della sua richiesta né del rossore sulle guance che aveva contornato il viso del giovane.
una risata dolce lasciò le sue labbra e mormorò un leggero 'certo', mentre parcheggiava e successivamente lo faceva scendere.

l'accoglienza fù per certo una delle migliori che ebbe mai nella sua vita.
tutti si erano presentati ed erano stati carini con lui, ed aveva conosciuto addirittura dei ragazzi che, a quanto aveva capito, abitavano lì, insieme a quell'uomo.
si chiese se non fossero di famiglia.

successivamente lo fece accomodare sul divano, e lo guardò dritto negli occhi.
«voglio chiarire una cosa...non sei qui per accontentare i miei bisogni sessuali, ma quelli di mio figlio. è un ragazzo particolare, non ha mai avuto il bisogno di fare sesso con nessuno ed è sempre attaccato al suo computer a scrivere musica, eppure sono sicuro che tu riuscirai a smuoverlo. dopotutto è un ragazzo normale e tu sei in grado di stimolare anche i miei ormoni, senza che io sia gay. ora... lui lo è, quindi devi solo essere un po' più sexy e mostrare quel tuo bel culo. cadrà ai tuoi piedi, te lo assicuro. ora vieni che te lo presento»
spiegò, dilungandosi troppo per i gusti di jimin, che voleva semplicemente conoscerlo.

lo seguì senza spiccicare parola e trattenne il fiato, quando violò la privacy del suo stesso figlio e entrò nella sua stanza senza bussare.
vide il ragazzo sussultare e voltarsi verso il padre, fissarlo e mordicchiarsi il labbro.

«papà? chi è lui?»
chiese e jimin non poté non notare la sua voce.
roca e rilassante.
«park jimin. sarà la tua prostituta per un mese e tu te lo scoperai, che lo voglia o meno»
fù la risposta.
il ragazzo annuì, non avendo voglia di iniziare a discutere nuovamente sul discorso e facendo cenno al vecchio di uscire e di lasciarli soli.

una volta che lo ebbe fatto, tra i due iniziò una vera e propria gara di sguardi.
«io sono min yoongi»
disse ad un tratto, facendolo arrossire senza un vero e proprio motivo.
lo vide sorridere e avvicinarsi.
«sei bello, park jimin.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 20, 2017 ⏰

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