Capitolo 19 - Una partenza improvvisa

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Quel giorno Emma e Thomas si comportarono come al solito, sembrava che non ci fosse stato nessun bacio. Ciò che li distraeva dai loro sentimenti reciproci era una nuova indagine, il caso Vanessa e Owen Blunt, 17 Marzo 2010.
Martin Albert non aveva lasciato molti dettagli in quella cartella, o meglio, non aveva lasciato i dettagli che interessavano ai due agenti di polizia: la lista dei possibili sospettati.
Denver era tranquilla, il sole splendeva e il tempo stava cambiando, tra poco sarebbe arrivata la primavera.
I due ragazzi approfittandone di quella bella giornata programmarono di andare a trovare l'anziano Martin Albert il pomeriggio. Prima di tutto avrebbero dovuto chiedere al tenente Johnson il suo indirizzo, ma decisero di rimandare direttamente a quando si sarebbero dovuti dirigere a casa sua, e passarono quella mattinata a lavoro davanti i loro computer, provando a fare qualche ricerca, che non servì a nulla.
Qualche secondo dopo Emma si ricordò dell'indirizzo e-mail di Jasmine Reed e in fretta le scrisse:

"Cara signora Reed, sono Emma Sanders, agente di polizia di Denver, Colorado. Non so se ha ricevuto la notizia, Christian Walker è morto. Ultimamente a Denver si aggirava un killer che uccideva persone innocenti senza un motivo e sfortunatamente era il suo ex marito. Le scrivo per dirle che prima di suicidarsi in carcere ha lasciato un messaggio sul muro dove diceva "dite a Jasmine che l'ho fatto per lei" e ritenevo giusto informarla. Spero riceva questa e-mail, aspetto una sua risposta."

Durante l'ora di pranzo, nessuna risposta arrivò. Era ovvio, lì a Denver erano le due del pomeriggio e a Brighton erano circa le nove di sera, magari la signora Reed aveva qualche impegno con il suo nuovo marito e suo figlio.
«E ti ha baciata?!» esclamò Laurel eccitata.
«E mi ha baciata..» ripeté Emma.
«Io l'ho sempre detto!!! LO SAPEVOOOO»
«Laurel! Stai calma, non essere euforica. Non c'è niente, è stato solo un bacio» obiettò Emma, divertita dalla reazione della sorella.
«Con calma! Non può andare tutto veloce! Adesso, mi passeresti quel bicchiere?»
Emma le passò il bicchiere che Laurel indicò, e lei si verso un po' d'acqua.
Emma doveva dire una cosa molto importante a sua sorella, ma non trovava le parole. Cercò per qualche secondo di silenzio che c'era durante il pranzo di crearsi un piccolo discorso e finalmente parlò.
«Laurel.. ascolta. La mamma, prima di.. insomma.. Nel mio comodino ha..»
«Lasciato una lettera dove spiegava le sue intenzioni?» finì per lei.
Emma la guardò accigliata. «Come..? Come fai a saperlo??»
«Quando la mamma te l'ha messa nel comodino, io ero sveglia. Avevo sentito dei passi e volevo capire che cosa stesse succedendo e la seguii. Vidi lei che metteva qualcosa nel comodino, e quando fece per uscire tornai di corsa nella mia stanza.
«Quando sentii che non c'era più nessun rumore, corsi nella tua stanza, trovai la tua lettera e iniziai a leggerla. Credevo fosse uno scherzo, che la mamma voleva solo farci prendere uno spavento.. maledetti tredici anni! Avrei potuto fermarla, ma era già successo.. la mamma se ne era andata»
Emma si alzò dal tavolo e abbracciò la sorella. Laurel non stava piangendo, non aveva mai pianto. In realtà non aveva mai pianto di fronte ad Emma, ma la notte sentiva la mancanza della madre da bambina. Però Laurel riuscì ad andare oltre la sua morte, cosa che Emma non era riuscita a fare.
«Ti ammiro, Laurel. Sei riuscita ad andare avanti»
«Dovresti farlo anche tu. Emma, la vita continua! Non possiamo bloccarci nel passato, dobbiamo vivere il presente e accettare tutto quello che succede nella nostra vita, e cercare di trovare delle cose che riempiano le nostre mancanze» disse Laurel, saggiamente.
«Che genere di cose?»
«Qualsiasi cosa che ci faccia sentire vivi. Io ad esempio ho Matthew, ho i miei studi, ho il mio lavoro anche se solo durante il fine settimana, ho le mie amiche dell'Università e soprattutto ho te.» sorrise.
«Hai ragione. Grazie» disse e riabbracciò la sorella.

Il pomeriggio era arrivato e in polizia era tutto tranquillo. Per una volta, niente danneggiava Denver.
«Tenente Johnson, ehm, sa dirmi dove abita l'ex tenente Martin Albert?» chiese Thomas, sperando di non suscitare curiosità al tenente.
«Perché, agente Blunt?»
E ovviamente Thomas non ebbe successo.
«Se è ancora per quella storia, vi prego di smetterla. Quel caso è rimasto irrisolto e lo sapete benissimo, non erano sicuri che si trattasse di un suicidio e hanno abbandonato il caso, Blunt. Quindi per favore, metta da parte il passato»
Subito dopo la presenza di Johnson fu sostituita da quella di Emma.
«Come è andata?»
«Blunt, metta da parte il passato.» lo imitò scherzosamente Thomas, facendo ridere Emma.
«Troveremo un modo, Tom. Tranquillo» lo rassicurò Emma.
«Sai Emma, forse ha ragione, dovrei mettere da parte il passato e chiudere questa storia qui» disse Thomas, come se stesse dando un consiglio a sé stesso.
«Tommy, non puoi arrenderti così!» obiettò Emma.
«Un'altra volta quel soprannome e ti faccio licenziare!» esclamò Thomas, ironico.
Emma fece la finta offesa, ma non resistette e scoppio a ridere. Trovava così buffo il fatto che Thomas odiasse quel soprannome, in un certo senso si divertiva a vedere le sue reazioni.
«Inizia a cercare una nuova partner perché non ho finito di usarlo» replicò Emma, in tono di sfida, scoppiando di nuovo a ridere, seguita da Thomas.
«Tornando seri, allora evitiamo di indagare sui miei genitori?» domandò.
«D'accordo, come vuoi tu, ma sappi che se cambi idea, io ci sarò» gli disse, dandogli un colpetto sulla spalla.
Si andarono a sedere alla scrivania di Thomas, e continuarono a chiacchierare dato che nessuno si decideva a fare il criminale a Denver.
«Vado un attimo alla mia scrivania a controllare se la ex moglie di Walker ha risposto all'e-mail che le ho mandato stamattina.»
E dopo un "vai" di Thomas, si alzò dalla sedia e andò a controllare.
Era lì infatti, era un'e-mail breve, diceva:

"Io, mio marito e mio figlio siamo partiti per Denver. Verrò alla vostra stazione di polizia quando arriverò, grazie di avermi scritto."

Jasmine Reed era subito partita per Denver? Avrebbe fatto un viaggio di dieci ore (o di più, o di meno; Emma non era mai stata brava in queste cose) perché il suo ex marito era morto? Emma non capiva.
Disse a Thomas ciò che Jasmine le aveva scritto, e lui suggerì che forse era partita perché era comunque il padre di suo figlio.
Le risposte sarebbero arrivate insieme a Jasmine, bisognava solo aspettare. 

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