Capitolo 21 - Dark Criminal

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Emma si risvegliò in una stanza buia, sembrava un sotterraneo di qualche strano posto abbandonato, la stanza era inoltre molto stretta.
Era legata ad una sedia e le facevano male le braccia, davanti a lei l'uomo incappucciato la fissava, probabilmente.
Non si vedeva il volto, era come se si mimetizzasse nel buio, come se fosse padrone dell'oscurità.
«Non provare a scappare» comandò, sempre con la solita voce camuffata.
«Perché non ti fai vedere? Sei un codardo!» sputò Emma.
L'uomo la guardò per un attimo, poi sparì completamente nell'oscurità, lasciando Emma al centro di quella stanza, impotente di fare qualsiasi cosa.
Nel frattempo a casa Sanders, la sorella minore era disperata, non era da Emma sparire in quel modo e per di più senza prendere il cellulare, pensò.
Non sapeva cosa fare, così fece la cosa più sensata. Prese il telefono della sorella e chiamò Thomas. Nessuna risposta. Così direttamente si diresse alla stazione di polizia.
Arrivò e corse da Johnson, velocemente gli raccontò che Emma era sparita e Johnson temé che l'incappucciato possa essere coinvolto.
«La troveremo, Laurel. La troveremo»
«Ottimo lavoro incastrare Walker, ma che peccato, io sono ancora qui»
L'incappucciato era sopra una finestra, si reggeva ad una specie di imbracatura. Il capitano Lloyd gridò a tutti di sparare e tutti spararono, Johnson non cominciò subito, prima spinse Laurel a nascondersi dietro di lui e poi iniziò a sparare. Era stato inutile, l'uomo incappucciato era fuggito senza alcuna ferita.
Dopo la sua fuga, la maggior parte della gente in polizia stava cercando di organizzare un piano. Denver era di nuovo a rischio, i telegiornali che davano l'allarme dopo che alcuni reporter avevano ficcato il naso su ciò che stesse accadendo, consigliavano di non uscire, di chiudersi in casa.. Il pericolo era di nuovo a capo di quella città del Colorado.
Qualche minuto dopo Thomas arrivò di corsa, fermò il tenente che stava facendo avanti e indietro da mezz'ora e cercò di farsi spiegare che cosa stava succedendo.
«L'incappucciato ha rapito l'agente Sanders!» gridò al ragazzo, che non parve per niente stupito.
«Vado a riprenderla. So' dove si nasconde il nascondiglio di quell'uomo.»
«Come fa a saperlo?» chiese curiosamente il tenente.
«Simon. Ho visto il telegiornale e sono corso da Simon. Lo ha trovato, vado immediatamente, tenente!»
«No Blunt, aspetti! Non..»
Johnson non si fidava a farlo andare da solo, ma poi si convinse che era abbastanza capace da badare a sé stesso. Nel frattempo, il tenente telefonò Simon Morris, era davvero curioso di sapere come aveva localizzato il suo nascondiglio, e soprattutto perché lo aveva fatto solo adesso, quando erano mesi che avrebbe potuto cercarlo e trovarlo.
«Morris! Salve, vorrei chiederle una cosa» dichiarò.
Dall'altro lato del telefono Simon rispose un "mi dica".
«Come ha fatto a scoprire il nascondiglio dell'incappucciato?» domandò.  «Come? Non ha scoperto niente? Nono, l'agente Blunt mi ha detto così. Quindi non ha scoperto nulla?»
Simon stava negando tutto. Allora c'era qualcosa che non andava in Thomas..

Thomas arrivò al nascondiglio e gridò il nome di Emma, puntando una pistola e una torcia davanti a lui. Era come se sapesse la strada, la trovò subito, si avvicinò e la slegò.
«Tom, come.. come mi hai trovata?» chiese Emma, alzandosi dalla sedia e iniziando a camminare verso l'uscita.
«Non importa come, andiamocene di qui prima che lui torni»
Uscirono e salirono subito nell'auto di Thomas, diretti verso la stazione di polizia, dove Laurel era rimasta, facendo silenzio e sperando di riavere sua sorella.
Tornarono sani e salvi, Laurel corse ad abbracciare Emma e ringraziò più volte Thomas.
Johnson non si complimentò con Thomas, un comportamento strano da parte sua.
Era andata bene, ma la battaglia non era ancora finita.
Non avevano ancora catturato l'incappucciato, e quel pomeriggio ci sarebbe stata una riunione in memoria di Christian Walker, un uomo innocente coinvolto senza che lo meritasse.
Appunto arrivò il pomeriggio, e tutti i Johnson, Thomas, Emma, Laurel, Simon, Danielle, Eddie e i Reed erano attorno alla tomba di Walker. Dovevano esserci tante persone per lui.
«Ehm, se permettete.. vorrei dire qualcosa io» affermò Emma.
Tutti la lasciarono fare. Thomas la guardava e l'ascoltava con attenzione.
«Christian Jay Walker era innocente, è stato incastrato da quell'uomo orribile.. gli è stato fatto un lavaggio del cervello, a causa di minacce alla famiglia, e posso assicurarvi che conosco il modo in cui si reagisce. A volte la gente sbaglia perché agisce senza pensare, perché crede che ciò che stia facendo non sia sbagliato e questi due motivi ci portano a ciò che noi poliziotti abbiamo fatto. Ma purtroppo, un altro motivo, forse quello più grave che ci ha portato a sbagliare è il non essere andati fino infondo, esserci fermati alla prima prova, al primo indizio.. Per questo oggi, siamo qui per te, Christian, per chiederti scusa. Ora, se non vi dispiace, noi che abbiamo sbagliato, dobbiamo chiedere ad uno ad uno scusa al signor Walker.. anche se, be', non risolverà le cose.
«Mi scusi, signor Walker..» concluse Emma.
Anche Johnson chiese scusa, e lo stesso i tre ragazzi della scientifica.
«Tom?» parlò Emma
Thomas si avvicinò, mise le mani sulla lapide con scritto il nome di Walker e la strinse forte.
«Mi perdoni, signor Walker» mormorò.

Probabilmente quella era la sera più triste a Denver.
L'assassino che un tempo terrorizzava quella città del Colorado era ritornato.
Nelle case regnava il silenzio, l'unica cosa che si sentiva erano le chiacchiere sull'incappucciato e sull'innocenza di Walker.
I Reed erano partiti, Thomas e Emma si erano ignorati a lavoro, Laurel non sapeva cosa fare per tirar su di morale la sorella, la polizia e la scientifica non trovavano nulla che poteva servire.

Laurel stava leggendo un libro, seduta sul divano, mentre Emma stava facendo zapping.
Improvvisamente le luci si spensero, Emma d'istinto prese a sé la sorella e realizzò che la sua pistola era nella sua camera da letto. Cerco qualcosa che poteva fungere da arma, sempre tenendo stretta a sé Laurel.
Si sentì uno strano rumore e le luci si riaccesero. Nella spalliera del divano le sorelle trovarono attaccata una freccia nera, con un foglietto, come al solito stampato.

Fatti trovare al parco, da sola. Senza arma. Ti prego di venire, adesso.
-Dark Criminal

Dark Criminal? Stava leggendo bene? C'era scritto Dark Criminal?
Guardò la sorella che stava accanto a lei in attesa di una risposta, ed Emma parlò.
«Sai.. ho sempre pensato che l'incappucciato fosse un uomo..»
Esitò, Laurel la guardò storto.
«Non potevo immaginare che fosse una donna» disse, e le porse il foglietto.
Laurel lo lesse e rimase scioccata, non sapeva che cosa stesse succedendo, ma sicuramente sapeva di non essere ciò che Emma stava pensando. Laurel non ebbe tempo di parlare, perché Emma fu più veloce.
«Laurel Marie Sanders, sei in arresto» borbottò Emma distrutta.
Questa volta Laurel riuscì a parlare.
«Emma! Ti sei bevuta il cervello?! Come ho fatto a lasciare questo coso se ero appiccicata a te?! E poi come ho fatto a chiamare Thomas quando ho visto che non c'eri?!»
Laurel aveva ragione, pensò Emma. Aveva perso il senno, incolpare sua sorella? Era da pazzi.
«Thomas. Thomas sa che avevamo inventato il soprannome Dark Criminal!»
«Emma, potresti accusare altre persone innocenti come hai fatto con Walker e per un attimo con me, vai a quel parco e ti prego.. Fa' attenzione.»
Emma seguì il consiglio di Laurel, e dopo aver confermato di essersi bevuta il cervello ad accusarla, prese la sua macchina e guidò fino al parco. Non aveva specificato quale, così si diresse con sicurezza al parco a due chilometri da casa di Thomas, pregando che si stesse sbagliando per l'ennesima volta.

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