Terzo Capitolo

34 4 3
                                    

Dopo un mese di "tortura",finalmente torno nella mia città,dai miei parenti. Come al solito,durante il viaggio,ho un sorriso a trentadue denti. Mi stendo per guardare il cielo azzurro che c'è,il sole,le nuvole,mi sento viva sia dentro che fuori. Di solito anche se fuori è una bellissima giornata piena di sole,dentro di me mi sono sempre sentita in gabbia,come se mi avessero rinchiusa in una casa con quattro pareti colorate di nero,senza finestre o buchi da dove far poter entrare la luce e farmi avvertire la felicità. Diciamocela tutta,non ho mai assaggiato il sapore della felicità e credo che mai l'assaporerò. Non faccio in tempo ad aprire gli occhi che sono già arrivata,mi libero delle valigie che mi assalgono e corro subito ad abbracciare mia nonna. Ho sempre avuto un legame bellissimo con i miei nonni materni,sopratutto con mia nonna Stefania,forse perché sono moderni e soprattutto perché hanno cresciuto me e mio fratello. Hanno sempre viziato me e quella peste di Luciano,in qualsiasi cosa. La loro situazione economica non è mai stata delle migliori,ma il fatto di fare di tutto per renderci felici, è una cosa che ha sempre abbattuto ogni mia barriera. Abbraccio anche mio nonno Andrea,e gli do un bacio. Adesso si che sto bene,ma proprio bene, era questo l'odore che volevo sentire, proprio quello che mi faceva stare una meraviglia,mi dava una sensazione di protezione che non so come descrivere. La casa dei miei nonni è stupenda, affaccia sulla strada,dove c'è una ferrovia ed un muretto dove tutte le sere d'estate,io e i miei cugini,giocavamo a nascondino e guardavamo le stelle. Lo stesso dove abbiamo sempre passato i capodanni e tutte le vacanze pasquali,natalizie etc...
È giorno,la luce penetra dalla finestra,l'odore del caffè di nonna si sparge per tutte le stanze,mi fa venire voglia di vivere e di sorridere. Corro da lei e la abbraccio,mi prepara la colazione,pane e Nutella come sempre e mi metto a disegnare. Non aspettavo altro che si facessero le undici. Nonna mi ha sempre fatto comprare la pizza dal panettiere,nonché il consuocero,che passava per le case ogni mattina.
Nella mia città natale mi sono sempre mostrata per ciò che sono davvero,infatti mi vestivo come volevo,non avevo paura di essere giudicata,uscivo di casa per andare al supermercato con le ciabatte,tutta spettinata. Invece qui è tutta un'altra faccenda,indosso praticamente una maschera,da troppo tempo ormai,devo uscire di casa ben vestita,ben pettinata,altrimenti vengo giudicata. È tipicamente così la zona,non mi è mai piaciuta.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 27, 2017 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Ci baceremo guardando la stessa stellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora