Capitolo due

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Un anno dopo...

Sono già le 7:35, ed oggi non trovo la voglia di andare a scuola. Vivo da sola, per cui non ho rotture di scatole. Non sono obbligata a fare niente, anche se più volte mi ritrovo a pensare che sto calpestando la mia vita con i miei stessi piedi.Dovrei andare a scuola, so che sarebbe giusto farlo, eppure, non ho mai trovato particolarmente affascinante fare la cosa giusta: a quattordici anni, ho fumato il mio primo (ed ultimo) spinello, con Gareth: un idiota che ho conosciuto a scuola, il primo anno. Sono svenuta e qualcuno (non ho ancora capito chi) ha chiamato mio padre, che mi ha impedito di uscire per due mesi. A quindici anni, sono scappata di casa, perché sostenevo di essere abbastanza grande da cavarmela da sola. L'unica cosa che riuscivo a fare da sola, in realtà, era lavarmi. Se ci penso adesso muoio dal ridere ricordando la faccia sbigottita di mio padre che non sapeva più come comportarsi con me. Mio padre è sempre stato una persona molto forte, ma non forte abbastanza da reggere me, probabilmente. Credo che sia per questo, che quando ho esposto il mio desiderio di andarmene di casa, ha acconsentito subito. Ha deciso che mi avrebbe preso un appartamento in affitto, ed io, dopo un momento di esitazione, per via dei soldi che avrebbe dovuto sborsare, ho accettato. In fin dei conti è ricco sfondato, e non deve più mantenere nessuno a parte me, dal momento che mia madre ci ha abbandonati esattamente cinque anni fa.
Merda.
Ogni anno è la stessa storia: non penso a che giorno siamo fino a che arriva il fottuto sei marzo a rovinarmi ulteriormente le giornate. Mi sveglio così, tutti gli anni. È come se il mio corpo e la mia mente percepissero che esattamente lo stesso giorno di qualche anno precedente, una parte di me è andata via. Non dovrei stare ancora così, soprattutto perché credevo di averla superata. Decido di alzarmi, e corro subito a prepararmi una dose tripla di caffè. Comincio a dare una ripulita alla cucina, quando sento suonare il campanello. Indosso un paio di pantaloni da vecchia e una felpa di tre taglie in più, ho i capelli legati in una crocchia e delle ciabatte di spugna verdi (un regalo di mia madre, pessimo quanto lei). Continuano a suonare e penso che mi importa ben poco se la persona dall'altra parte della porta scapperà. Non viene mai nessuno di interessante qui.
Vado ad aprire e... rimango senza fiato. La persona per cui ho preso la scelta più importante e difficile della mia vita più di un anno fa, si sta ripresentando davanti a me, pronta a farmi rivivere ogni singola paura di quell'interminabile periodo. Me l'avevano detto Vane e Lake che non sarebbe stata affatto una buona idea, ma io, testarda e determinata, ho fatto di testa mia.

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