1 - La conchiglia

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È una conchiglia, una tenera conchiglia rosa rotonda, che si apre e si chiude.
È un fiore, un tulipano eccentrico, dal centro acuto e profondo, il profumo tenue, i petali delicati, ma robusti.

[Eve Ensler]

Il tulle.

La cosa che sentiva di più era il tulle che le pizzicava il collo. In qualche momento non ben precisato della notte la gonna a più strati di Karef le era finita dietro, tentando di avvolgerla come un fiore antropofago, tutta un turbinio di rosa delicato e tessuto leggero quanto ruvido contro la pelle.

Non le dava fastidio: anzi, era piuttosto... piacevole.

Piacevole come le labbra della donna spalmata sopra di lei dischiuse per succhiarle il seno, i denti che tiravano con entusiasmo il suo capezzolo destro e le mani portate in alto fra i capelli scuri.

Gemette, stringendo la vita sottile di Karef e tentando di non conficcare i polpastrelli nella sua schiena: era minuta, in confronto a lei, e la avvertiva come uno scricciolo fra le sue braccia.

— Affonda — la sentì sussurrare contro la sua pelle, quando iniziò a far scorrere le nocche lungo la sua colonna vertebrale, bianca come un foglio di carta: — Mi piace.

Alexis fece quanto richiesto, sussultando alle piccole attenzioni che la bocca di Karef le stava dedicando: ci si sarebbe potuti aspettare che stare distesi orizzontalmente sui due sedili anteriori di una macchina, con per di più qualcuno sopra di sé, potesse essere scomodo. E lo era davvero, ma non costituiva un grosso problema, non se l'altra persona di cui si parlava faceva scivolare una delle sue mani più giù, sempre più giù, accarezzandole la pancia prima e sfiorandole l'ombelico poi, le dita che indugiavano sul suo bassoventre e tutto d'un tratto tiravano giù con forza le sue mutandine, portandole all'altezza delle ginocchia, dove già si trovavano gli skinny sbottonati.

— Girati — propose Alexis, allungando le mani sulle natiche di Karef e constatando che si era già liberata della sua biancheria: — Ti ricambio il favore.

Karef scosse il capo, ridendo: — Hai così tanta fretta? — chiese, mentre si voltava soltanto per un attimo, giusto il tempo di sfilarsi i molteplici anelli che portava alla sinistra e posarli sul cruscotto.

Si sedette meglio sull'altra e le accarezzò l'interno delle cosce, salendo e stuzzicandole con delicatezza le grandi labbra, affondando tra loro. Iniziò piano, creando col sottile dito indice cerchi immaginari, si bloccò e premette su e spinse giù mentre il medio e l'anulare s'immergevano più in basso.

— Chiudi le gambe — ordinò, stringendole le ginocchia con il braccio destro libero e strofinando con il sinistro: Alexis non aveva spazio fra la cosce, un attimo prima sentiva i muscoli definiti serrarsi contro al sua pelle e un attimo dopo l'intero corpo della ragazza pareva rilassarsi, ritornando ad uno stato più soffice, e poteva assomigliare alle montagne russe quanto al paradiso.

— Karef... — La più giovane reclinò il capo, interrompendosi per prendere un profondo respiro: — Che razza di nome è? Mi piace come si srotola sulla lingua, Ka-ref... — rise e contrasse gli addominali per alzarsi leggermente: le accarezzò il volto ed il collo e le spalle, si aggrappò a lei per arrivare alle sue labbra e morderle, gemendole ad un soffio di distanza, così vicino da poter riuscire a vedere le precise sfumature di azzurro e di verde nei suoi occhi spaiati.











Alexis si svegliò con una mano nelle mutandine piacevolmente bagnate e gli ultimi strascichi di un orgasmo grandioso. E lo stesso sguardo che aveva sognato fisso su di lei.
Karef aveva le labbra mezze atteggiate in una smorfia divertita e le braccia poggiate sulle gambe divaricate, le quali erano ancora sfortunatamente coperte dalla gonna.

Bad things happen to good girlsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora