Second Act.

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"All your lights are red, but I'm green to go."

 
Yoongi aprì gli occhi e cercò di mettere a fuoco le immagini che gli si presentarono.
Si stropicciò gli occhi e la prima cosa che notò fu la mancanza di grigio.
Le coperte non erano mai state così candide e l’armadio di fronte al letto era di una strana tonalità, qualcosa di scuro, ma non si trattava di certo del nero.
Si guardò intorno confuso, posando lo sguardo su oggetti della sua quotidianità che gli apparivano più che mai sconosciuti in quel momento.
Si prese la testa fra le mani, tirandosi leggermente i capelli, e decise poi di star sognando. Si tirò un pizzicotto sul braccio, sperando di svegliarsi da quel bizzarro sogno ma apparentemente nulla parve accadere, nulla tornò allanormalità, al grigio tanto odiato da Yoongi.
Decise quindi di assecondare il sogno, così come si da ragione ai matti, alzandosi dal letto e dirigendosi al bagno per darsi una lavata.
Si posizionò davanti allo specchio e sobbalzò quando osservò la sua immagine riflessa.
La sua pelle era di una tonalità che non avrebbe saputo descrivere in altro modo se non con la parola “delicata”.  Uncolore chiaro ma diverso dal bianco a cui era abituato. Yoongi si passò una mano sul viso, incredulo e si soffermò ad osservare ogni particolare riuscisse a cogliere, anche i più piccoli e insignificanti.
Possibile che non stesse sognando? D’altronde, lui non aveva mai visto alcun colore e la sua mente non avrebbe mai potuti immaginarli in un modo così preciso.
Si pizzicò con forza il braccio, nuovamente, tentando di risvegliarsi e arrivò persino a tirarsi uno schiaffo in pieno volto pur di uscire da quella situazione, ma ciò che si stava verificando era la semplice realtà.
E questo poteva voler dire solo una cosa: la sera precedente Yoongi aveva incontrato la sua anima gemella.
Porca merda.” Mormorò.
Il problema era che Yoongi non ricordava assolutamente nulla di ciò che era accaduto la sera precedente e sicuramente non avrebbe mai avuto modo di rintracciare quella persona.
Insomma, si parlava di una discoteca, chiunque sarebbe potuta essere la sua anima gemella!
Sospirò, pensando di essere il solito sfigato perché anche quando incontrava la sua anima gemella non aveva l’opportunità di starci insieme, o per lo meno di ritrovarla.
Pensò di aver avuto sempre ragione a disprezzare quel legame e si maledisse per essersi fatto trascinare da quel cretino di Hoseok in quella bettola, la sera scorsa.
Fin quando era ignaro di avere un’anima gemella – soprattutto a Seoul – non era difficile sopportare la solitudine.
Ma così, così lo sapeva Yoongi che sarebbe stato tutto mille volte più complesso.
Decise di non pensarci più e non farsi ulteriori domande.
Le domande facevano male e il ragazzo non aveva certo bisogno di altra sofferenza nella sua vita. Accantonare il problema era decisamente meglio.
Si preparò come ogni mattina, questa volta soffermandosi curiosamente ad osservare i suoi vestiti e la loro vastità di colori e poi uscì di fretta di casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Quando mise piede fuori dal portone spalancò gli occhi e la bocca contemporaneamente, colpito dalla visione che gli si era parata davanti.
Tutto era colore, tutto era vivacità e vita. E Yoongi non aveva mai sperimentato nulla di simile, mai nella vita, ed era sicuro che mai sarebbe accaduto qualcosa da meravigliarlo più i quanto non lo fosse in quel preciso momento.
Mai avrebbe potuto immaginare che il mondo fosse così variopinto e adesso finalmente capiva perché i suoi genitori lo dipingessero da sempre come qualcosa di spiazzante.
Lo era eccome.
Le macchine erano tutte differenti e i palazzi intorno a lui contornavano le strade grigie donando loro colore. E il cielo, il cielo era qualcosa che mai Yoongi aveva visto prima in vita sua.
Mille sfumature dipingevano quell’immensa tela con colori frizzanti e cristallini illuminati dalla luce del sole, di una luminosità accecante e per la quale Yoongi dovette coprirsi gli occhi, non essendoci abituato.
Percorse così il tragitto verso il negozio di musica, guardandosi intorno con stupore e meraviglia, ammirando tutto ciò che incontrava nella sua strada e stupendosi per le più piccole cose.
Quando entrò nel negozio aveva un’aria completamente stralunata, gli occhi sbarrati e lo sguardo vispo.
“Sei fatto?” chiese il suo collega.
Yoongi scosse la testa, ancora incapace di rispondere. “Non lo so, può essere. La sensazione è quella.”
 
Anche quella sera era da solo, mentre attendeva la fine del turno e come di consueto, al negozio non vi era nessuno.
Non che non facesse affari, semplicemente i negozi di musica non sono frequentati tanto quanto caffetterie o negozi di abbigliamento e sinceramente Yoongi si riteneva anche fortunato per quello. Non gli era mai piaciuto parlare con le persone e cercava sempre di scambiarci meno parole possibili. Lavorare quindi in un negozio di musica era proprio l’ideale per lui.
Ma in realtà il reale motivo per il quale si trovava lì era perché lui la amava, la musica.
Anzi, amare era un eufemismo ; Yoongi viveva per la musica, era il suo ossigeno, la sua pace, il suo rifugio.
Amava comporre melodie e canzoni e cimentarsi poi a repparle e suonava una grande varietà di strumenti; era stato inevitabile quindi accettare l’annuncio del suo negozio di musica preferito che cercava un commesso che ci sapesse fare.
Ormai mancava poco alla fine del turno e visto che probabilmente nessun’altro cliente sarebbe arrivato, Yoongi decise di suonare un po’, giusto per passare il tempo. Si avvicinò quindi al pianoforte nero poco lontano dal bancone, prese posto sullo sgabello e iniziò sperimentalmente a muovere le mani su qualche tasto, lentamente, riproducendo scale e altre cose semplici che sarebbe stato capace di fare anche ad occhi chiusi, non per vantarsi.
Quando si sentì “riscaldato” abbastanza decise di provare, già che c’era, una nuova melodia a cui stava lavorando e che voleva perfezionare.
Prese un profondo respiro e poi iniziò con delicatezza a muovere le dita ormai esperte sui tasti d’avorio, riproducendo una musica dolce ma al tempo stesso malinconica e triste.
Yoongi si lasciò completamente trasportare dalla musica, dimenticandosi per quei minuti dove si trovasse, chi fosse e la sua stessa vita. Semplicemente, in quel preciso momento, esistevano solo lui e la sua musica, lui ed il suo pianoforte, espressione dei mille sentimenti e sensazioni che provava, e il suo cuore teneva al sicuro. Socchiuse gli occhi, immergendosi completamente nella melodia, sentendola dannatamente sua e muovere le dita su quei tasti non era mai stato così semplice e naturale come in quel momento.
Lentamente smise di suonare, mettendo fine alla canzone da lui creata e chiuse gli occhi, per riprendersi dal momento intenso.
Spalancò gli occhi nel momento in cui sentì qualcuno alle sue spalle applaudire e si voltò di scatto, spaventato dall’idea che qualcuno potesse averlo sentito suonare.
Si ritrovò davanti un ragazzo dai capelli castani, piuttosto bassino che lo guardava con un grosso sorrisone sul volto e applaudiva ancora. Yoongi arrossì imbarazzato e abbassò lo sguardo posandolo sulle sue scarpe che divennero in quel momento particolarmente interessanti.
“Sei davvero bravo!” gli disse lo sconosciuto con sincerità facendo fare un tuffo al cuore di Yoongi che dovette imporsi di darsi una calmata.
“Ti hanno mai detto che è maleducazione origliare?” sbottò. In realtà non voleva apparire così brusco quando sapeva che non fosse completamente colpa di quel ragazzo, ma non riuscì a frenare la lingua.  
Quello parve restare un po’ male per il tono usato da Yoongi ma poi si riprese subito, sfoggiando un altro dei suoi sorrisi angelici. Woah, angelici? Yoongi cosa ti prende? Pensò, tirandosi mentalmente uno schiaffo.
“Beh il negozio era ancora aperto ed io ero venuto per comprare un cd ma eri così assorto da non esserti accorto della mia presenta. E io non volevo interromperti, era una melodia bellissima. L’hai composta tu?”
Yoongi si prese qualche istante per osservare attentamente il ragazzo, catturando ogni particolare di quel viso perfetto e pensando a cosa dire.
Sospirò, alzandosi dalla panca e dirigendosi al bancone.
“Hai ragione, non avrei dovuto suonare. Dammi.” Disse, riferendosi all’album che il ragazzo sconosciuto doveva comprare.
Lo sconosciuto glielo passò e quando le loro dita si sfiorarono casualmente Yoongi sentì un brivido passargli in tutto il corpo, che ne venne completamente scosso. Fece un colpo di tosse per scacciare l’imbarazzo e riconsegnò la busta con l’album al cliente.
“Non hai ancora risposto alla mia domanda.” Gli fece notare quello.
“Quale?” Yoongi finse di non averla sentita.
“Se l’hai composta tu la melodia di poco prima.”
“Oh, ehm sì, l’ho composta io.” Disse vergognandosi e avendo paura per la prima volta di ricevere un giudizio sulla sua musica. Ricevere un giudizio da lui.
“Era meravigliosa.” Gli rispose semplicemente l’altro ragazzo che poi come se nulla fosse, come se non fosse consapevole di aver fatto perdere un battito al cuore del povero Yoongi con quel complimento, si avviò verso l’uscita del negozio lasciandosi dietro un boccheggiante Yoongi che non riusciva neppure lui a capire il perché ma sentiva di non poter lasciare andare in quel modo il ragazzo.
Egli poco prima di andarsene si voltò un’ultima volta, con un grosso e caloroso sorriso ad incorniciargli le labbra. “Spero di rivederti!” gli disse, e più veloce di un lampo scomparve così come era apparso, lasciando un inspiegabile vuoto nel cuore di Yoongi che dovette sedersi sullo sgabello per riprendersi e tentare di riordinare i pensieri.

I know you're seeing Black & White so I'll paint you a clear Blue sky / yg + jmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora