Regentia

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Non so dire cosa sia poi successo, né quanto tempo sia passato. Minuti, ore, giorni, mesi? Il tempo scorre impassibile mentre la paura, il dolore, la sofferenza si presentano a turno in ognuno di noi. Noi.
Ho conosciuto altri mutanti. Non ci è permesso parlare, ma abbiamo fatto presto a trovare un modo per comunicare. Prevalentemente sono soggetti dalle mutazioni di origine fisica: chi ha le ali, chi gli occhi gialli, chi la pelle colorata. Abbiamo tutti l’aria stanca, stressata, tramortita. Le condizioni igieniche sono al minimo, con un unico bagno da condividere.
Non so cosa mi facciano di là. Sono sempre addormentata, svenuta o sedata quando mi esaminano. Ho dei buchi sulle braccia, dei lividi sulle gambe, le unghie mangiucchiate a sangue, i capelli cortissimi. A guardarmi, ringrazio Dio di non ricordare. Non credo di voler sapere realmente cosa ci faccia io qui: l’unica cosa cui tengo è di uscirne viva. Non ho mai amato tanto la vita e la libertà come ora, nella privazione e nella sofferenza. Mi stringo nelle braccia mentre un tremito mi scuote le membra.
Verranno a riprendermi?
A volte ricordo qualche parola scambiata con qualche “dottore”. Non saprei come chiamarli altrimenti. Mi hanno spiegato, se la memoria non m’inganna, che il mio potere gli serve per aumentare la crescita di una strana pianta che fa fatica a germogliare in autonomia. Questa pianta produce un frutto che, se lavorato nella maniera corretta, può essere rivenduto alle case farmaceutiche: per loro significherebbe guadagnare un sacco di soldi…
Non riescono, tuttavia, a capire come funzioni il mio potere. Non riescono a capire cosa mi permetta di controllare la materia, non riescono a capirne le dinamiche. Quindi, per ora, gli servo ancora viva.
Sento dei passi nel corridoio rimbombare, e cerco di farmi piccola contro l’angolo della stanza in cui sono rinchiusa, bianca e fredda, affondando il viso nelle mie braccia.
La porta si apre e qualcuno poggia delicatamente la sua mano sulla mia spalla. Lentamente alzo il viso, e incontro gli occhi verdi di Felix. Non so cosa esprima il mio viso, probabilmente molta, molta stanchezza e la necessità di una tregua. Di un po’ di aria fresca.
«vieni» dice piano, invitandomi a mettermi in piedi.
«preferirei sapere a fare cosa» ribatto flebilmente.
«niente di preoccupante. Una doccia e una chiacchierata…» il tono di voce è rassicurante ed io non ho alternative se non quella di ascoltarlo.

L’acqua della doccia è calda ed io mi ci trattengo più a lungo possibile. Con gli occhi chiusi sotto la corrente riesco quasi a immaginare di essere in un altro posto. Casa, la villa di Charles, il campeggio al mare di quando ero piccola.

Fuori dalla doccia indugio davanti allo specchio per costatare di non essere messa così male come certe altre ragazze qua: da quando hanno capito che il mio potere dipende interamente dalla mia volontà mi stanno trattando… meglio.
Trovo vicino al lavandino uno spazzolino, un pettine e dei vestiti puliti - non più camici da internata. Quasi svengo per la sorpresa, ma cerco di contenermi. Ci deve per forza essere una fregatura dietro di tutto ciò. Quando esco, Felix sorride e mi fa strada in un refettorio piuttosto ordinato e pulito. Quando annuncia che mi sarà dato da mangiare qualcosa di diverso e più sostanzioso del solito, quasi prendo in considerazione l’opzione di non mangiare per paura che sia tutto avvelenato. In ogni modo la fame vince sul mio autocontrollo. Solo quando ho finito Felix apre bocca.
«sono felice di vedere che tu stia bene, ti rimetterai presto»
Lo guardo diffidente ma rimango in silenzio.
«penso tu abbia capito perché ti abbiamo trattato in questo modo…» dice, studiando ogni singola parola. Fruga nelle tasche del pantalone e tira fuori un seme grande quanto il palmo della sua mano, perfettamente rotondo e lucido.
«questo che vedi è un seme di Regentia, pianta nord europea dalle potenzialità straordinarie» lo appoggia sul palmo della mia mano e molto piano fa si che le mie dita lo sfiorino leggermente, percependo la superficie innaturalmente liscia.
«la sua straordinarietà lo rende particolarmente difficile da far germogliare. In sostanza impossibile. Non per una come te»
I nostri occhi s’incontrano e un sorriso sghembo gli taglia il viso, gli occhi verdi che scintillano.
«ci serve il tuo aiuto, Arabella» ammette con toni suadenti.
Respiro e stringo le labbra fino a farmi male.
«cosa ci guadagno io?» domando flebilmente. Felix ride di gusto, soddisfatto.
«vedo che capisci subito. Lo sapevo che tu sei diversa dagli altri cocciuti. Ovviamente, libertà. Libertà e protezione garantita da Noi tutti»
«voglio solo andarmene» la mia voce s’incrina a metà frase, mentre la gola sembra stringersi sempre di più, rendendo faticoso parlare. Trattengo un pianto disperato ma speranzoso nei polmoni, la possibilità di una via di fuga.
«sarà fatto»
«cosa mi dice che manterrai la parola? » domando.
«oh, non ti mentirò su questo. Assolutamente nulla» sorride malignamente ma capisco che non è una minaccia. Esistono due probabilità: andarmene o restare, e nessuna esclude automaticamente l’altra.
«cosa vi fa pensare che io sia in grado di fare quello che volete? »
«ovviamente le analisi che abbiamo avuto modo di fare su di te» mi accorgo che ha tirato fuori un plico di fogli: me li offre e li sfoglio velocemente. Termini incomprensibili legati a numerose e differenti analisi condotte sul mio sangue, sul mio DNA, sul mio sistema nervoso attestano e forniscono una prova scientifica al mio potere: una prova scientifica che Charles non aveva mai realmente insistito a trovare, perché sapeva che certi risultati si possono ottenere solo se sottoposti a determinati stress. Capisco, leggendo, quanto il fattore emotivo sia importante nei confronti di noi mutanti: ci aiuta a essere più potenti, a dare il meglio di noi. Ci aiuta a denudarci di quel poco di umanità cui siamo rilegati.

Un’esplosione al piano di sotto mi fa saltare in piedi, Felix porta istintivamente la mano alla pistola.
«non muoverti» dice minaccioso, afferrando intanto il walkie-talkie appeso alla cintura.
Corre verso la porta e la sbatte con forza, mentre altri rumori non promettono nulla di buono. Scatto verso l’uscita e provo a forzarla, ma non succede nulla: sono chiusa nel refettorio da sola, senza nemmeno una finestra. Mi butto dietro il vecchio bancone di servizio e cerco qualsiasi oggetto che possa risultare particolarmente contundente. Col cazzo che scendo a patti con questa gente, penso, infilando coltelli e forchette ovunque possano essere nascosti. Trovo un grosso coltello, probabilmente uno di quelli che serve per tagliare la carne fresca. Lo maneggio, ne percepisco il peso. Andrà bene.
Raccolgo il seme da terra e lo infilo nelle larghe tasche già affollate di ferraglie varie e mi accosto alla porta in allerta. Fuori qualcuno sta combattendo: sento urla e imprecazioni, tonfi e scricchiolii per nulla rassicuranti. Riconosco la voce di Felix allontanarsi furiosa, mentre urla a qualcuno di inviare rinforzi.
Intuisco che la breve battaglia breve battaglia è terminata dal rumore che – forse delle spade – fanno quando qualcuno decide di buttarle per terra.
Qualcuno si avvicina, i passi pesanti.
Un bussare forte e improvviso mi fa sobbalzare, spaventandomi a morte.
«c’è qualcuno?!» la voce affannata di e profonda di un uomo mi fa strisciare contro il muro per poi accasciarmi a terra, tremante.
Insiste nel bussare, mentre una voce femminile gli intima di calmarsi.
«non abbiamo molto tempo» replica piano.
«dammi un secondo, non poteva essere lì dentro da solo».
Sei lame squarciano la porta di ferro, aprendo un varco stretto ma notevolmente ampio. L’uomo scavalca i resti della porta e fa un passo, ma prima che possa scorgere la mia figura contro il pavimento, cerco di ferirlo al polpaccio co il coltello. La carne si apre come a comando sotto la lama, il sangue sgorga caldo e veloce. Un urlo bestiale mi fa ritrarre, mentre la donna compare accanto all’uomo.
«maledizione! » impreca l’uomo, dalle cui nocche sputano sei coltellacci scintillanti. Lo vedo puntare con ferocia contro di me, ma la donna lo ferma.
«lasciala stare! È dei nostri. È una detenuta» esclama preoccupata.
Un ruggito sfugge dalle labbra dell’uomo mentre io noto una cosa spettacolare: là dove prima sgorgava sangue, là dove lo avevo ferito, la pelle sembra intatta e sanissima.
Sgrano gli occhi, mi accorgo di lacrimare, non trovo le parole.
«chi… chi siete? Che cosa volete? »
«Wolverine e Stras al tuo servizio, dolcezza. Ora, se non ti dispiace, ti chiederei di mettere giù quel coso e di dirci dove sono gli altri» ruggisce Wolverine, impaziente.

*.*.*.*

Corriamo per i corridoi innaturalmente deserti, mentre Wolverine con i suoi artigli cerca di sfondare tutte le porte delle celle. I mutanti escono, chi può scompare, chi cambia forma scappa, altri si uniscono a noi. Mi accosto a un gruppo di ragazzini poco più giovani di me: attraverso gli occhi comunichiamo il destino che fino ad ora ci aveva accumunato, e la speranza che questi due mutanti stanno portando in ognuno di noi.
«pensi ci siano tutti?» chiede Stras.
«direi di sì» risponde una voce dietro di me. Mi volto e alzo lo sguardo stupita: Erik sta volando dietro di noi, attento che nessuno rimanga indietro. Un’ondata di adrenalina pura mi riempie il petto e quasi non mi metto a ridere.
«Erik!» la mia voce suona isterica ed eccessivamente entusiasta. Lui mi guarda e inizialmente non mi riconosce a causa dei capelli cortissimi: però poi sorride vittorioso.
«non fermarti Arabella. Charles sarà felice di rivederti»
Dietro di lui, la struttura implode su sé stessa. Le travi portanti dei corridoi sono sotto il suo più completo controllo: distruggere.

Sento il seme che Felix si è dimenticato di riprendersi rimbalzare contro la mia coscia. Se solo potessi recuperare qualche informazione al riguardo…
«Erik, dov’è l’archivio di questo posto, o qualcosa di simile?» chiedo, quasi senza fiato.

Non ti preoccupare, ci penso io.

La voce di Charles nella mia testa mi fa capire che ce l’ho fatta.
L’ho scampata bella questa volta.

Angolo dell'Autrice
Stras è un personaggio inventato, spero la cosa non vi turbi.

Ho scritto una One-Shot, "Blue Eyes", in cui troverete qualcosa di interessante sulla coppia Charles Xavier × Nuovo Personaggio - mi farebbe piacere se andaste a darci un'occhiata.
Buona Pasqua a tutti e a tutte,
pannaeciliege

Link "Blue Eyes" > http://my.w.tt/UiNb/De7IwG4wkC

What's the point [X-Men fan fiction]Where stories live. Discover now