Jayden-Si Comincia

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Sono patetico... Per tutto il tragitto, fino a casa mia, non ho smesso di pensare a lei. I suoi occhi, le labbra... Il bacio sulla guancia che mi ha dato... L'abbraccio davanti al suo portone. Non mi importa il fatto che non si sia fatta baciare; ha sedici anni, lo capisco. Non abbiamo parlato delle passate relazioni e di come sono finite; non so quanti ragazzi abbia avuto, a vederla scommetterei che c'è una fila di ragazzi per lei, ma spero che la lista delle sue passate storie sia molto corta. Avrei voluto chiederglielo ma se lo avessi fatto poi avrei dovuto dirle quanto è lunga la mia lista e questo non le avrebbe fatto sicuramente piacere. Sono andato a letto con talmente tante donne, tutte miss nessuno. Giulia non deve sapere quello che ho fatto nel mio passato, non voglio che sappia tutte le cazzate che ho fatto in questi anni. Sono andato a letto con talmente tante donne solo per far dispetto ai miei genitori, per farli vergognare, per metterli in imbarazzo in pubblico... Volevo essere notato da loro, volevo che gli importasse e per farlo mi sono rovinato la vita per anni. Ho buttato nel cesso la mia verginità, facendolo solo perché volevo provare qualcosa che non fosse cercare di soddisfare le aspettative di mio padre. Quando Giulia non ha voluto parlare di famiglia ho tirato un sospiro di sollievo, anche se oggi sono in buoni rapporti con la mia famiglia, non è sempre stato così; fino a quando non sono andato a vivere da solo litigavamo in continuazione, su ogni cosa. Da cinque anni ci vediamo per le feste e ogni tanto pranziamo tutti insieme. Lo faccio soprattutto per mia sorella minore, come fa anche mio fratello; lei adora vederci tutti insieme e quindi noi lo facciamo per renderla felice almeno per qualche ora. Credo che Giulia non abbia un bel rapporto con la sua famiglia, ma non le ho chiesto nulla, non credo che mi avrebbe detto qualcosa al primo incontro. Vorrei che fossimo potuti stare insieme di più, avrei voluto parlare con lei ancora per qualche ora. Sono rimasto stupito dalla domanda sul tatuaggio, di solito non lo vede nessuno se sono vestito, ma lei lo ha visto. Non credevo fosse una ragazza da tatuaggi, invece ne ha già due, uno dei quali non vedo l'ora di vedere... e baciare... Non so perché non riesco a smettere di pensare a questa ragazza, non ho mai parlato così con una donna, di solito dopo massimo trenta minuti siamo nel letto di uno dei due e la mattina dopo è come se non fosse accaduto nulla. Con lei è diverso, non l'ho toccata, o almeno non come avrei tanto voluto, abbiamo parlato e per la prima volta sono stato felice di aver fatto solo questo. Il problema è che è davvero giovane, per di più minorenne. Bel casino. Finalmente arrivo a casa e subito Damon mi fa le feste; l'ho preso due anni fa, mi sono innamorato del suo muso appena l'ho visto. Gli do la cena e vado subito a farmi una lunga doccia, riesco solo a pensare ai suoi occhi. Rientro in camera e mi stendo sul letto, prima ho ordinato una pizza che ho divorato e ora sono davvero esausto. Prendo il telefono e decido di scriverle. Voglio invitarla a uscire, ma non di pomeriggio, la voglio portare a cena.

"Ehi"

"Ehi" Mi risponde quasi subito.

"Sei libera domani sera?"

"Si, certo." Perfetto.

"Ti passo a prendere alle 5?"

"Alle cinque."

Decido di chiamala, sentire la sua voce. Mi è sembrato strano il fatto che abbia potuto parlare al telefono senza che i genitori facessero domande. Parliamo per un paio d'ore; ho scoperto che ha un gatto, di cinque anni e che ama i cani. Mi ha detto di fare volontariato al canile, una cosa che ho sempre voluto fare. Con mia grande sorpresa abbiamo anche parlato di macchine, cosa che non è molto facile con una ragazza; un'altra cosa in cui Giulia è diversa. Adora leggere, il che me la fa immaginare in modo dolcissimo. Quando le ho chiesto se per i suoi genitori fosse un problema il sentirla parlare al telefono a quest'ora mi ha detto brevemente che i suoi sono separati, quindi suo padre non vive con loro e che sua madre è a dormire da una sua amica che ha dei problemi e che quindi è sola in casa. Non ha più accennato ai suoi genitori e io non ho chiesto. Le ho dato la buonanotte e le ho detto che non vedo l'ora di rivederla, cosa che mi ha detto di ricambiare. Ho chiuso la telefonata sorridendo. E mi sono addormentato pensando a lei. Quando suona la sveglia sono già sveglio, da ore ormai, come tutti i giorni. Non riesco più a dormire da anni, mi sveglio tutte le notti alle quattro, indipendentemente dall'ora in cui vado a dormire. Mi alzo e mi vesto, il solito vestito nero, quello che metto tutti i giorni da tre anni. Mi sta bene, lo so, ma lo detesto. Credo che a Giulia piaccia, quindi anche questa sera metterò giacca e cravatta. Anche se è sabato, oggi devo lavorare. Ho un grosso caso per le mani, il più importante da mesi; è un caso di stupro, una ragazzina di undici anni è stata violentata dal padre. I vicini hanno denunciato l'uomo agli assistenti sociali e alle autorità, ma la bambina ha negato una volta interrogata con la presenza dei genitori che continuavano a lanciarle occhiatacce. Credo che la bambina voglia parlare, ma i genitori si rifiutano di uscire e lei è talmente terrorizzata da non riuscire a parlare. Appena arrivo in ufficio comincio a lavorare. Cerco precedenti della famiglia, carriera scolastica della ragazzina, anamnesi psicologica dei genitori, ma non ho trovato nulla di stranissimo. Lavoro senza fermarmi fino all'una; il processo iniziale è tra una settimana, ma se non riesco ad avere una dichiarazione dalla ragazza sono finito. So che quella ragazzina ha qualcosa da nascondere, ma i genitori non la fanno parlare. Vado in bagno prima di andare a mangiare un boccone; sono uno straccio e stasera devo anche uscire con lei. Non voglio sembrare così stanco, ma non posso tralasciare questo caso. Prendo il telefono e scendo al bar qui sotto, dove sono stato con Giulia ieri. Mi siedo allo stesso tavolo, ripensando a come stavo bene ieri, quando ero qui con lei a tenerle la mano. Ora sono qui da solo a scervellarmi su un caso che non so come affrontare. Penso che stasera starò molto meglio, riuscirò a non pensare a nulla, se non a lei, per un paio d' ore. Non mi capacito ancora del fatto che abbia avuto il permesso di uscire la sera con un ragazzo molto più grande di lei. A quanto pare sua madre è molto permissiva. La voglio portare a prendere l'aperitivo in riva al lago di Central Park e poi a cena in un ristorante che io adoro. Non so a che ora dovrò portarla a casa, ma spero che sia il più tardi possibile. Non ho molte aspettative per stasera, stare un po' con lei mi basta, ovviamente baciarla non guasterebbe, anzi. Continuo a domandarmi come si vestirà; se si vestirà casual come ieri, comunque stupenda, o se si metterà qualcosa di più stravagante. Da una parte spero di vederla di vederla vestita in modo sensuale, così da riuscire ad ammirare il suo splendido corpo, ma dall'altra non riuscirei a smettere di pensare a quanto vorrei strapparle i vestiti di dosso e questo rovinerebbe decisamente la serata, l'ultima cosa che voglio. Ritorno in ufficio e riprendo le ricerche su quella famiglia, niente di sospetto. Niente di niente in verità. L'unica cosa che può salvare quella ragazzina è che parlare. Se non parla e confessa le violenze subite dal padre l'accusa non regge. Mi accorgo solo ora che sono già le quattro e se voglio essere puntuale, devo uscire subito. Spengo il computer, saluto mio fratello che mi augura buon fortuna e corro a casa per cambiarmi. Metto un altro completo e metto una cravatta semplice, nera a tinta unita. Sono ridicolo. Sono nervoso, non mi è mai successo. Giulia non sa cosa voglio fare o dove la voglio portare; ha provato a scoprirlo mentre parlavamo al telefono ieri sera, ma sono riuscito a non dirglielo. Non le piacciono le sorprese e la capisco, anche a me non piacciono. Voglio che questa serata sia bella e piacevole; voglio trascorrere qualche ora senza problemi, guardando solo lei. Esco di casa, dopo aver dato la cena a Damon, arrivo davanti a casa sua cinque minuti prima, fortunatamente non c'era traffico. Scendo, con il nervosismo alle stelle. Raggiungo il portone e suono il campanello. Mi volto, dando le spalle al portone, non voglio che si senta subito "sotto i riflettori". Sento il portone che si apre dopo pochi secondi e una mano si appoggia sulla mia spalla. Mi giro e lei è... perfetta. È più alta, ha i tacchi che la fanno ancora più sensuale, tralasciando i jeans neri attillati, che le mettono in risalto la vita e le gambe sottili. Non so cosa indossi sotto il giubbotto, ma quello che vedo basta per farmela desiderare all'istante. Ha i capelli lisci, che le arrivano quasi alla fine della schiena, è truccata meno di ieri, ha solo una linea di matita e uno strato pesante di mascara, che le fa le ciglia chilometriche. La luce del tramonto le fa luccicare gli occhi e mi fa notare il lucidalabbra che porta e che mi fa ammirare e desiderare le sue labbra perfette. È bellissima, perfetta.

"Ciao." Le dico sorridendole.

"Ciao." Mi risponde avvicinandosi a me, tanto che riesco a sentire il suo profumo, sempre dolcissimo.

"Sei bellissima." Le dico appoggiando le mani sulla sua vita, cosa che la fa arrossire.

"Anche tu." Mi risponde alzando il viso e facendo finalmente incontrare i nostri sguardi.

Con i tacchi mi arriva più o meno al mento. Mi piace che sia più bassa di me, anche se di tanto. Io sono alto quasi un metro e novanta, mentre lei è più o meno uno e cinquantacinque, cosa che trovo adorabile. Si gira e chiude il portone, poi torna a guardarmi.

"Andiamo." Le dico prendendole la mano.

Le apro la portiera e lei si mette a ridere, cosa che finisco per fare anch'io. Mi piace vederla ridere, è bellissima quando ride.

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