"Ecco qua casa mia".
Martino non capisce. La signora V. indica una foto con il mare un palo di legno e un gabbiano.
L'acqua non sembra pulitissima come quella che aveva visto in puglia, ma la foto è perfetta e le imperfezioni non si vedono, si vede solo il rosso, rosa e l'arancione del tramonto.
"Io... non so.."
"Avanti Riccio! Non abitavo mica sulla laguna!"continua la signora girando pagina e mostrando un condominio con delle terrazze affacciate sul mare.
"Ecco questa era il luogo in cui vivevo. Il secondo appartamento di casa Serena, chiamata così dagli abitanti della mia città: Chioggia, la piccola Venezia."
Sfogliò nuovamente le pagine per fermarsi davanti ad un'immagine.
Una vista su un ponte di due rive una di fronte all'altra con case colorate in stile veneziano. Non sono una vera e propria opera d'arte, ma al piccolo garzone colpiscono vedendo l'espressioni della pazza signora V.
Cala il silenzio.
"Tutto bene signora?" chiede il giovane vedendo una lacrima scendere sul volto della signora Verdi.
"Certo Martino, stavo solo ricordando un pensiero felice. Questo è il ponte di Vigo a mio dire uno degli angoli più suggestivi della mia città.. è qui che il mio defunto marito mi ha chiesto di venire qui con lui" spiega la donna, si ricompone, sorseggia un po' di vino e cambia pagina.
"Mi dispiace signora".
"Orsù Riccio, non dispiacerti! Era un pensiero felice. Ha suscitato malinconia, ma ha ricordato un attimo felice della mia vita".
Gira un'altra pagina dell'enorme toma ed eccola: Venezia.
La signora V. sorrideva abbracciata ad un signor con capelli brizzolati ed un fisico asciutto.
Avevano lo stesso sguardo di sognatore.
"Le assomiglia molto suo nonno".
La signora guarda il piccolo e scoppia a ridere. Una grossa, grassa risata tanto da farle scendere delle lacrime.
"Cosa c'è da ridere?" chiede il Riccio, cominciando a giocare con le mani. Quando è nervoso lo fa sempre e zia Assunta non sa come farlo smettere. A volte si mangia persino la pelle attorno alle unghie tanto avidamente da farsi sangue.
"Scusami Caro, ma questo signore non è mio nonno, ma mio padre" risponde la Signora asciugandosi le lacrime con un fazzoletto di carta " se ti sentisse si arrabbierebbe moltissimo".
"Scusi vedendolo così sciupato e grigio ho pensato che fosse suo nonno, perché suo padre dovrebbe essere molto molto giovane".
"Dai ragazzo! Ho ben trentacinque anni alle spalle!".
"Pensavo fossero di meno".
"Mi dispiace Riccio deludere le tue aspettative sulla mia età. Comunque questo è il mio papà: Gianluca".
Martino si avvicina di più all'album stando attento a non toccare la polaroid con le dita.
A guardarlo meglio si vede che il signor Verdi è più giovane di quanto aveva pensato il ragazzino.
Ha solamente l'aria stanca, di chi è sempre in movimento e mai fermo.
"Questa foto" disse la signora V. alzandosi per prendere una sigaretta dalla borsetta "è stata scattata quando presi la laurea. Vieni Riccio andiamo in terrazza. Non fumo in casa".
Percorrono un piccolo corridoio per poi varcare una portafinestra e si trovano davanti ad una vista che toglie il fiato.
Davanti a loro c'é una corte interna con un giardino curato all'inglese e tantissimi fiori colorati.
"Una scena degna dei Grimm, vero ragazzo?".
"Sì, ma chi lo cura? Avete un giardiniere?"
"Bhe ovviamente sì, ma principalmente lo curiamo noi condomini. Ognuno ha le sue zone. La mia le rose, la signora Benedetta del secondo piano ha gli alberi, i ragazzi del quinto piano hanno da tenere curato il laghetto...
Qui ognuno fa il suo".
Il Riccio chiude gli occhi e respira, sentendo tutti gli aromi di quel piccolo eden.
"Beh non è bella come Venezia questa città, ma anche qui ci sono dei lati positivi. L'unica cosa che devo ancora trovare è un ottimo ristorante di pesce" incalza la signora accendendo la sigaretta.
Il ragazzo tossisce. Odia il fumo e tutto quello che gira attorno ad esso fino ad arrivare alla droga. I suoi si sono rovinati per colpa della polvere magica.
"Bhe signora, Da Lello si mangia divinamente".
"Sì è vero non è male, ma per me la cucina è arte. Mio padre era un cuoco. Un grande cuoco. Cucinava pesce, carne, qualsiasi tipo di verdura persino i dolci. Ha sempre lavorato tantissimo nella sua vita, per non avere nulla economicamente in mano. Diceva che le sue più grandi opere eravamo io e mia sorella".
Il ragazzino osserva la donna aspirare brutalmente la sigaretta come se fosse un'ancora di salvezza e le accarezza la mano.
"Suo padre aveva ragione. Lei è un'ottima scrittrice!".
"Già, ma non ho fatto nulla per aiutarlo. Sono scappata per seguire un uomo che poi mi ha lasciato" singhiozza la signora.
Abbassa lo sguardo, si asciuga le lacrime con la mano, non da peso al nero che ora la colora, e riprende la mano al bambino.
"Grazie Riccio. Sai sembro dura, forte, ma in realtà sono molto fragile.. anzi sono una persona che ha bisogno degli altri molto di più di cui si possa pensare".
"Quindi suo padre era un cuoco?".
"Riccio sei sordo te l'ho appena detto!".
"È ritornata ad essere acida?".
Entrambi si guardano e ridono.
"Sì come ti ho già detto sì. Ha iniziato quando era molto giovane, ma con il socio non è andata bene, nemmeno la seconda volta e poi ha trovato lavoro a Venezia, nel cuore di Venezia. Rialto. Ragazzino se non sei mai andato devi andare assolutamente. Il ponte è colossale, un'autentica opera d'arte. L'hai mai visto?"
"Solo una volta al telegiornale".
"Mmmm... io la prima volta che l'ho visto è stato ben quindici anni fa. Presi un giorno di ferie e portai mia madre a vedere dove mio padre si stava logorando il fegato. Lavoro all'epoca c'è n'era molto anzi moltissimo. Prendemmo il traghetto e fu subito magia. Mia madre, casalinga comune, sembrava una regina, soddisfatta del fatto che stesse navigando su un'imbarcazione attraverso i canali di Venezia. Sorrideva ad ogni passante e mi tenne la mano dall'inizio del nostro viaggio fino all'arrivo sulla riva di Rialto. Non andammo a trovare mio padre. Lei si vergognava del suo umile vestito e di non essere snella come presumeva fossero le moglie dei suoi colleghi" aspirò brutalmente un'altra volta "andammo a mercato del grande ponte. Era un mare di colori e di profumi: dal colore vivo dei gamberi siciliani al verde delle zucchine di campagna. C'era una bancarella di pesce la studiamo per una buona mezz'oretta. Aveva una vetrina di pesce da fare invidia a tutto il mercato.
Mia madre era estasiata avrebbe comprato di tutto e di più, ma le nostre possibilità economiche erano limitate.
Mio padre era l'unico che lavorava, ma non ha mai fatto mancare nulla a noi.
D'altronde mi regalarono la cosa che ha cambiato la mia vita: il cellulare".
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347#amore
Teen FictionE se incontrassi l'amore per caso? Segui il destino, il caso conosce quello che cerchi.