CAPITOLO 1

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Quante volte nella vita ci siamo soffermati a giudicare gli altri? Giudicare le loro azioni,i loro comportamenti ed a volte abbiamo messo in dubbio anche le loro emozioni ed i loro sentimenti. Quante volte abbiamo creduto di essere migliori di altri. Peccato che nella vita basti poco per cambiare, basta poco ed anche un angelo può diventare un diavolo se messo in un contesto fuorviante, se messo a recitare un ruolo che non gli si addice ma che per qualche strana ragione alla fine finirà per accettare. A quel punto ci ritroveremo dall'altra parte, passeremo da giudici a giudicati e credetemi farà male, molto male. Da come avrete capito parlo per esperienza personale, cambiare stile di vita é una stronzata, può sembrare difficile ma non lo é ,basta un attimo. Io stesso sono cresciuto per 16 anni con sani principi, circondato dall’amore e dall’affetto della mia famiglia e dei miei amici. Ero un ragazzo spensierato, considerato da tutti un “Pezzo di pane” per la mia bontà d’animo. E poi…
E poi tutto è cambiato, un solo evento e la mia vita è andata a puttane ed ecco che un semplice ragazzo del Sud Italia rinnega il passato, se stesso, i suoi principi, ed anche il suo stile di vita. In breve tempo mi sono trasformato in un personaggio completamente diverso da quello che ero un tempo. Alcuni dicono che i cambiamenti fanno parte di un lungo processo chiamato adolescenza, crescita, altri invece dicono che il vero carattere di una persona esce fuori in determinati momenti, io invece dico che sono le circostanze e gli avvenimenti, belli e brutti, a formare e plasmare l’animo di una persona. Perché nella vita di ognuno ci sono momenti in cui bisogna fare delle scelte e prendere decisioni importanti per il futuro, nel mio caso ho dovuto scegliere quali ideali e quali principi seguire ma soprattutto che tipo di persona volevo essere ed alla fine ho sbagliato tutto. Ero arrivato al punto che quando mi guardavo allo specchio non riuscivo a riconoscermi. Prima che quell’avvenimento arrivasse e mi sconvolgesse la vita, ero un ragazzo con i piedi ben saldi a terra, poi qualcosa è andato storto, sono diventato un pallone gonfiato e quei piedi prima saldi nel cemento, sono usciti fuori e con loro anche il mio lato oscuro. Mi sono ritrovato a camminare ad un palmo dalle nuvole ma non erano nuvole bianche e soffici, erano nere e cariche di pioggia, pronta a riversarsi su di me. A causa della mia ingenuità mi sono lasciato risucchiare da un mondo più grosso di me, da tentazioni alla quale non ero abituato ed alla quale non ho saputo resistere, mi sono lasciato trasportare da soldi e fama. Tutto questo ha dato vita ad un mostro chiamato Giuseppe Grivelli, un ragazzo con modi e comportamenti che ho sempre odiato e quindi paradossalmente, sono arrivato ad odiare anche me stesso. Poi qualcosa è iniziato a cambiare.
Quando?
Quasi un anno fa!
Come?
Tutta colpa di una punizione!
Dove?
In una stanza d’albergo.
Come ho detto prima, il mio nome è Giuseppe Grivelli ed ho 19 anni. Quando tutta questa faccenda ebbe inizio ne avevo 17, ero un ragazzo spensierato con un sogno nel cassetto molto grande, cioè diventare un calciatore famoso. Il talento c’era, ed in poco tempo ecco che questo sogno divenne realtà. Infatti insieme ad un amico feci un provino per entrare a far parte di una delle squadre giovanili più importanti d’Italia, una squadra che in passato era stata il trampolino di lancio di molti campioni, una squadra considerata “Fabbrica di Talenti”. Ricordo che il mio amico fu scartato, mentre per me ci furono solo applausi ed ovazioni, in un provino grandioso dall’inizio alla fine. Fu quello il giorno in cui tutto ebbe inizio, in cui, io e la mia vecchia vita ci salutammo e prendemmo strade diverse, creando un ragazzo che di me aveva solo il nome e le sembianze, ma un anima ed un carattere completamente diverso.
Almeno una volta al mese sui nostri campi d’allenamento c’erano i Talent Scout dei miglior club calcistici sia nazionali che internazionali, prendevano appunti e parlavano con il mister, per poi andarsene e lasciare noi ragazzi a fantasticare sul nostro futuro da star del pallone. Per me è sempre stato diverso, io ero una sorta di predestinato, io non ho mai dovuto fantasticare, il mio futuro sembrava già roseo. Come detto prima, fin da piccolo sono sempre stato considerato una promessa del calcio italiano e da quando ero entrato a far parte di questa squadra, il mio nome fu accostato molte volte a quello di grandi club Italiani e non solo, alcune indiscrezioni dicevano che all’epoca su di me ci fossero anche gli occhi di squadre europee molto importanti. Ma ad accrescere la mia fama non erano solo le mie gesta in campo. Dovete sapere che anche se facevamo parte solo di una squadra giovanile, eravamo comunque presi di mira dalla stampa come i veri calciatori, ed io più di tutti, infatti fino ad un paio di anni fa, sui giornali ci sono finito spesso per le mie gesta extracalcistiche di cui non vado molto fiero e che mi causarono non poche noie.
Comunque il momento in cui la mia vita subì un ulteriore e spero definita svolta, fu un anno fa. Io ero nella mia camera 325 di un albergo a quattro stelle che la società mi pagava mensilmente, era quasi mezzogiorno, ed ero ancora disteso sul letto con la testa persa letteralmente nel cuscino, in quella fase in cui non sei in grado di capire se stai ancora dormendo oppure se sei sveglio. All’improvviso sentii qualcuno bussare alla porta della camera, quindi ancora tutto assonnato dissi:
“Ma chi diavolo è a quest’ora? Andate via”
“Giuseppe apri sono tuo zio Giovanni”. Quella sola risposta era bastata per farmi balzare dal letto e svegliarmi, in quel momento, il posto del sonno era stato preso dall’agitazione. Dovete sapere che mio zio era anche il mio agente. Lui abita a 240 chilometri dall’albergo dove soggiornavo e di solito ci sentivamo solo per cellulare, quelle poche volte che invece ci eravamo ritrovati faccia a faccia non era mai stato per qualcosa di buono e quella mattina di certo non si era fatto tutta quella strada solo per venirmi a trovare. Mentre zio Giovanni continuava a bussare impaziente che aprissi, io mi avvicinavo all’infisso appoggiandomi con una mano sul muro e con l’altra mantenendomi la testa, visto che mi ero svegliato con un emicrania fortissima, residuo di un'altra delle mie serate passate tra ragazze, discoteche, amicizie sbagliate e fiumi di champagne. Aprendo la porta non ebbi nemmeno il tempo di dire: “Buon giorno”, che,come un leone si fionda sulla preda, me lo ritrovai addosso urlando ed imprecando:
“Giuseppe, si può sapere che stronzata hai fatto questa volta?”
“Zio per piacere potresti abbassare la voce? Stamattina mi sono svegliato con un mal di testa fortissimo ed ho paura che mi potrebbe scoppiare da un momento all’altro” dissi sedendomi sul letto:
“Sarebbe un bene che quella zucca vuota ti scoppiasse. Ecco spiegato il problema, un'altra delle tue solite serate”, rispose mio zio allargando le braccia e non sorprendendosi più di tanto:
“Ti prego non ricominciamo con la tua solita predica, tanto lo sai che io ti rispondo sempre alla solita maniera”
“Mi dispiace Giuseppe, ma la storia del ragazzo giovane che si deve divertire non attacca più. Ci sono modi e modi per svagarsi. Tu usi sempre quello sbagliato”
“Uffa che palle”, dissi quasi sul punto di vomitare:
“Non mi parlare in questo modo. Lo vuoi capire o no che sei solamente un ragazzo con i primi approcci al mondo del calcio. Hai un opportunità d’oro, cioè quella di giocare in una squadra giovanile prestigiosissima che sicuramente ti aprirà le porte al calcio che conta. Dovresti sfruttarla in modo diverso, farti notare solo per quello che fai in campo e non per quello che fai al di fuori del rettangolo verde. Questo per te è ancora un mondo infame, non puoi sbagliare nemmeno una volta che subito ti danno addosso. Ma a te questo non interessa, tu ci godi nel finire sui giornali scandalistici. Vorrei farti capire che sei una giovane promessa, dovresti essere un esempio per tutti quei ragazzi che sognano di diventare calciatore. Tu sei l’esempio vivente che con la buona condotta e con l’impegno si può arrivare molto lontano. Tu sei la prova che i sogni si posso avverare. Che nella vita non ci sono solo raccomandazioni, invece in questo modo dai solo un esempio sbagliato”
“Io sono arrivato fin qui solo perché ho classe, talento, cose che molti altri non hanno”, dissi sorridendo:
“Un tempo non avresti risposto cosi. Elogiarti da solo non ti porta da nessuna parte. Ricordati che nel mondo del calcio sono i risultati che devono parlare per te”, come mio zio ebbe finito di parlare, corsi in bagno e quasi come una liberazione vomitai anche l’anima.
“Guarda che fine hai fatto. Guarda come ti sei ridotto. Se non riesci a reggere l’alcool vorrei sapere perché lo bevi. Vorrei sapere dov'è finito quel ragazzo che fino ad un paio di anni fa sognava di diventare calciatore. Quel ragazzo che quando ricevette quel suo primo contratto, stava quasi piangendo dalla gioia. Tu invece non sei nemmeno un lontano parente di quel Giuseppe!”, disse mio zio con un sorriso amaro:
“Mi dispiace per te ma è questo il vero Giuseppe e finalmente è uscito fuori”, esclamai uscendo dal bagno e ritornando sul letto;
“No. Tu non puoi essere Giuseppe Grivelli, anche perché se fosse davvero così, sarebbe orribile. Io l’ho conosciuto e ti posso assicurare che non sei tu. Se la pensi in questo modo, nemmeno tu sei più in grado di riconoscerti. Non sei ancora nessuno e la fama ti ha già dato alla testa, sei diventato un mostro. Guardati allo specchio figliolo, eri conosciuto come il Fulmine dai capelli castani, mentre adesso sei diventato biondo, non c’era nessun motivo di tingerti i capelli. Ti danno un’aria diversa, un’aria da pallone gonfiato che è quello che sei. Apri gli occhi figliolo, sei diventato come quelle persone che un tempo odiavi. Ma ricordati la cosa più importante, tu non sei ancora nessuno e presto te ne accorgerai. Hai bisogno di tornare un po’ con i piedi per terra, se lo vuoi sei ancora in tempo per tornare in te”
“Tu non sai niente di me, quindi sta zitto e dimmi un po’ cosa ti ha spinto fin qui”
“La società vuole assolutamente parlare con te”
“Ci risiamo”, dissi con l’aria un po’ preoccupata, poi aggiunsi: “Per quando sarebbe il colloquio?”
“Veramente era previsto per stamattina, prima dell’allenamento”
“Va beh avrò fatto si o no un ora di ritardo”, chiesi cercando il mio cellulare per leggere l’ora:
“Sono le 12:35, l’allenamento è iniziato alle 8”
“Mamma mia come vola il tempo”, provai a buttarla sullo scherzo, ma zio Giovanni non sorrise anzi, con l’aria seria disse:
“Senti ragazzo non ci trovo niente da ridere, prima quando mi ha chiamato il presidente era più arrabbiato del solito, credo che stavolta rischi seriamente l’esclusione dalla squadra. Io voglio un bene dell’anima ai tuoi genitori, ed un tempo ne volevo molto anche a te ma adesso ho perso la pazienza, con te non so più cosa fare, è inutile parlare con uno zuccone, tanto alla fine fai sempre di testa tua, quindi ho deciso di lasciar perdere, trovati un altro agente e buona fortuna per la tua carriera”
“Davvero mi stai mollando zio?”
“Si”
“Bene, sai quanto me ne frega, tanto nel giro di qualche giorno ne trovo uno migliore di te. Sono una promessa del calcio e sicuramente molti mi vorrebbero come cliente ”
“Lo spero per il tuo bene. Spero riuscirai a trovare qualcuno che ti raddrizzi altrimenti temo che la tua unica soluzione sia tornare a casa e riprendere la tua vecchia vita”, e detto questo se ne andò chiudendo la porta.

Spazio autore:

Buona sera gente eccomi tornata con una nuova storia spero che vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate.

TUTTA COLPA DI UNA PUNIZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora