CAPITOLO 8

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Ed eccoci finalmente arrivati ad uno dei momenti chiave della mia vita,il giorno della svolta,ricordo quel martedì come se fosse ieri. Quella sera gli allenamenti erano stati annullati per impraticabilità del campo, almeno era quella la motivazione inviatami dalla società tramite email. Devo ammettere che per me non poteva esserci notizia migliore visto che almeno per una sera mi sarei risparmiato occhiatacce e pesantissimi silenzi. Approfittando della serata libera, avevo deciso di invitare i signori Tizzi in pizzeria, volevo sdebitarmi con loro per tutto quello che stavano facendo per me, i due coniugi però rifiutarono l’offerta dicendo che erano stanchi e l’unica cosa che volevano era andare a letto presto. Ammetto che ci rimasi abbastanza male per il loro rifiuto ma senza demordere decisi di andare ugualmente in pizzeria visto che avevo prenotato un tavolo per tre persone ed ero sicuro che una volta entrato nel locale qualche ragazza di sicuro avrebbe riempito gli altri due posti rimasti vacanti. Peccato che per quella sera i miei programmi andarono in fumo visto che prima di entrare nel locale vidi qualcosa che mi fece molto male. Dovete sapere che prima dell’entrata del locale, c’era una finestra che affacciava sulla strada principale di Grottardio e da quella finestra ebbi una delle visioni più brutte e tristi della mia vita, l’intera squadra della Grottardese, compresi allenatore e presidente brindava e si divertiva senza di me, non ero stato invitato. In passato forse avrei sorvolato su questa cosa ed avrei detto "Chi se ne importa" ma da quando ero arrivato a Grottardio, sentivo qualcosa dentro di me cambiare, stavo diventando più umano e quindi, vederli ridere, scherzare e mangiare allegramente insieme, per me fu un colpo durissimo da mandare giù, non tanto per il fatto di non essere stato invitato ma per tutto quello che mi stavo perdendo a causa di quel mio carattere di merda. Pensavo a quanto altro male dovevo farmi prima di cambiare, a quante altre persone dovevo allontanare prima di ricominciare a sorridere davvero. Forse il mio ex presidente aveva ragione, forse mi piaceva essere odiato dalle persone. Per la prima volta quella sera, dopo tanto tempo, piansi dal dolore e dalla tristezza. Gli ultimi due anni della mia vita li avevo passati credendo che le persone mi invidiassero per la vita che avevo ed ora toccò a me provare invidia per gli altri, invidia nei confronti di quei ragazzi che forse rispetto a Giuseppe Grivelli non erano nessuno, non erano considerati “talenti naturali” ma almeno erano ricchi lo stesso, una ricchezza che non ha valore e che non puoi comprare, l’amicizia e la felicità, parole che io invece, con il tempo avevo dimenticato. Fu così che entrando in un bar presi un paio di bottiglie di birra e mi misi a camminare senza meta per il paese, fino ad arrivare su di un ponticello di legno sotto il quale scorreva un piccolo fiume che poi si riversava nel mare che distava da Grottardio poco più di 15 kilometri. Mentre ero sul ponte provai a guardare giù, provai a specchiarmi in quell’acqua cristallina, quasi a sperare che quel liquido trasparente non mostrasse la realtà, ma era impossibile, infatti non vedevo altro che uno sciocco ragazzo con una birra in mano e con le lacrime agli occhi, quindi dalla rabbia, presi un sasso e lo scagliai su quell’immagine che iniziò a deformarsi quasi come se volesse scomparire ed è quello che avrei voluto fare anch’io in quel momento. Poco dopo da quelle parti, ecco che arrivò l’ultima persona che avrei voluto incontrare, Antonella, che era di strada per raggiungere la casa di un’amica. Vedendomi, per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti la ragazza iniziò a provare compassione per me, in quel momento iniziò a capire che sotto a quell’aria da pallone gonfiato che mi ero cucito addosso c’era un ragazzo fragile e bisognoso di affetto.
“Ehi, che stai facendo?”, disse la ragazza preoccupata credendo in un mio gesto malsano:
“Non ti preoccupare, non ho intenzione di gettarmi, non ne avrei nemmeno il coraggio. Anche se un bagno freddo per schiarirmi un po’ le idee lo farei volentieri. Ed ora vattene, non mi serve la tua pietà”
“Prima di tutto non ti faresti niente perché il ponte è alto si o no un metro e mezzo e poi il fiume in quel punto è profondo una settantina di centimetri. Secondo, non credo che le tue idee si schiariranno per un tuffetto in un acqua appena tiepida visto che nemmeno quel bicchiere di acqua ghiacciata è servito”
“Grazie per l’informazione ora puoi anche andartene. Stasera ho voglia di restare solo”
“Perché non lo sei già?”, rispose la ragazza, poi vedendo che nemmeno la stavo a sentire aggiunse:
“Lo sapevo che non dovevo fermarmi, perdo solo tempo con te” e dicendo questo se ne stava per andare ma ad un tratto, guardandomi bene in volto, notò le lacrime e quindi mi chiese:
“Stai piangendo?”
“No”, dissi arrabbiato, ma come fare a nascondere l’evidenza, quindi mi arresi e lasciandomi scivolare lungo il parapetto del ponte dissi:
“Si, sto piangendo. Per la prima volta ho capito che sto sbagliando tutto nella mia vita. Credo che tu abbia ragione quando dici che sono una delle persone più stronze che abbiano mai camminato su questa terra”
“Veramente io non ho mai usato queste parole, però diciamo che ci sei andato molto vicino, diciamo che il concetto è quello. Comunque questa è la realtà, è così che ti vedono le persone al di fuori del tuo mondo. Ci hai messo un po’ di tempo ma alla fine te ne sei accorto pure tu, meglio tardi che mai”, provò a buttarla sullo spirito ma ancora una volta nemmeno la stavo a sentire e continuavo a piangere, quindi, vedendo che la cosa era più seria del dovuto, si sedette vicino a me e appoggiando la testa sulla mia spalla con un’aria triste, disse:
“Mi dispiace, posso fare la dura quanto voglio ma se vedo una persona in difficoltà, cerco di aiutarla, non so essere insensibile come invece fai tu. Che c’è che non va?”
“Tutto non va nella mia vita, credevo di avere tutto ed invece non ho niente. Non ho amici, non ho una ragazza e tra un po’ non avrò nemmeno un lavoro. Sono stato sbattuto in questo paese per cercare di cambiare invece sono peggiorato. Si può essere più cretini!”
“C’è ancora tempo per cambiare. Comunque non è vero che sei solo, sui giornali dicevano sempre ….”
“Quelli che finivano con me sui giornali non erano veri amici, quelli sono solo degli sciacalli approfittatori, volevano bene ai miei soldi ed alla mia fama, non di certo a me, a loro stava bene finire sui giornali con me, per loro era tutta pubblicità gratuita. Se oggi sono diventato quello che sono è anche colpa di quei farabutti. Molte volte sono stato beccato in situazioni assurde, in posti dove nemmeno la stampa poteva sapere che ero, ed alla fine sono arrivato ad una conclusione, che erano loro a darmi in pasto ai giornali per fare soldi. Se ora ci penso bene, mia nonna mi mise in guardia, infatti il giorno in cui partii per affrontare quello che doveva essere il mio sogno, mi disse:

TUTTA COLPA DI UNA PUNIZIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora