CAPITOLO 1.

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"Allie:<<Mamma no non possiamo traslocare, hai appena divorziato con papà e poi qui ho tutta la mia vita ormai, sto al terzo anno di liceo, almeno fammi finire questi due ultimi anni e poi ci trasferiamo!.>>
Mamma: <<Allison non voglio sentire nulla, ci trasferiamo e basta, stiamo ancora a luglio, avrai tempo per farti dei nuovi amici, vedrai che starai bene a Manhattan e un giorno forse mi ringrazierai di questo>>.

DUE MESI DOPO..

<< Allison Marie Wild se non scendi subito entro 5 minuti rimpiangerai di vivere in questa casa>>.
Sentii mia madre urlare dal piano di sotto e inizialmente me ne fregai, ma non appena presi il telefono per guardare l'orario, sobbalzai dal letto, mi sfilai il pigiama di dosso facendolo cadere a terra e corsi in doccia.
Una volta uscita, mi sbrigai ad asciugarmi sia addosso che i capelli, presi dall'armadio un jeans nero a vita alta piuttosto largo, un crop top bianco, delle Buffalo bianche e aggiunsi degli orecchini a cerchio piccoli e una collanina fina oro.
Mi feci una coda alta cercando di rendermi il più presentabile possibile e infine completai il tutto con un po di correttore, mascara e blush.

Scesi giu dalle scale e mi precipitai in cucina dove mia madre stava preparando dei buonissimi e appetitosi pancake con del succo d'arancia, come era suo solito fare ogni mattina.
<<Buongiorno mamma>> le dissi schioccandole un bacio sulla guancia.
<<È possibile che non riesci ad alzarti mai in tempo?>> rispose in modo esausto alzando gli occhi al cielo.
<<Lo so mamma, da qualcuno avrò ripreso no?!>> ammiccai biascicando a causa del pancake che stavo mangiando, ed entrambe scoppiammo in una risata.
<<Tesoro sbrigati altrimenti farai tardi a scuola, è il tuo primo giorno alla Manhattan Day School, ci siamo appena trasferiti e non voglio che si facciano subito una brutta idea vedendoti arrivare in ritardo>> Amavo il modo in cui cercava di proteggermi ma mia madre aveva la tendenza di  pensare troppo a  ciò che gli altri pensassero di lei o di quello che le apparteneva.
<<Si mamma, lo so, lo so!>> risposi un po triste a causa del ricordo del trasloco.

Le diedi un bacio sulla guancia, presi le chiavi dello scooter e andai a scuola, sperando di non perdermi.
Continuai a guidare, ad una velocità controllata, quando di colpo lo scooter si fermò.
<<Merda..non ci credo>> diedi dei calci alla marmitta. << Ti prego riparti, non posso fare tardi a scuola>>. Cominciai a mugugnare disperata con la speranza che qualche miracolo lo potesse far ripartire, ma niente, totalmente a terra.
Mentre aspettavo invano che il mio scooter mi desse segni di vita, senti un clacson suonare alle mie spalle, mi girai:
<<Ei, serve aiuto?>> disse il ragazzo seduto in auto.
<<No, grazie faccio da sola>> risposi fredda.
Il ragazzo scese dalla macchina, mi scansò e si mise a controllare lo scooter per trovare il problema.
<< Si è fuso il motore, penso tu debba prendere qualche altro mezzo per oggi, ha bisogno di un meccanico. Dove devi andare?>>
<< Alla Manhattan Day School.>>
<<Anche io, andiamo, ti do un passaggio>>.

Non mi capacitavo del fatto che mi stavo fidando di un completo sconosciuto, ma non sapevo cos'altro fare, o mi avrebbe ucciso lui o mia madre se avessi saltato la scuola.

Sorrisi per ringraziarlo ed entrai nell'auto.
Era una Cadillac tutta rossa, era pulitissima e ben custodita.
Mentre il ragazzo guidava, lo osservai accuratamente.
Aveva i capelli tutti neri con un ciuffo che si alzava sul davanti, la carnagione tendenzialmente olivastra, o magari per me era cosi data la mia scarsa abbronzatura ed era vestito piuttosto casual, indossava una felpa nera con una t shirt bianca che usciva sotto il bordo, un jeans scuro e delle puma nere.

Mentre continuavo ad osservarlo si girò improvvisamente, incontrando il mio sguardo.
Non avevo notato prima il suo colore degli occhi, dato che ero cosi concentrata su: 'le disavventure di Allie nel nuovo quartiere', vidi un accenno di verde e non appena mi focalizzai su di essi notai quanto questo verde fosse brillante e intenso.
Per un attimo mi incantai a guardarlo, rimanendo completamente inerme di fronte a lui, non riuscivo più a muovere un muscolo, ero bloccata.
<<Ti diverti a fissarmi?>> mi disse facendo un risolino.
<<Ehm i-io non ti stavo fissando, stavo guardando come guidavi tutto qui.>> dissi balbettando per l'imbarazzo e girai lo sguardo.
<<Comunque io sono James, Jamss Cole.>> staccò una mano dal volante e me la porse.
<<Non dovresti staccare la mano mentre guidi>> dissi leggermente frustrata.
<<Vuoi andare a piedi percaso?>> mi prendendo in giro.
Sbuffai.
<<Io sono Allie comunque>>.

oltre me, oltre te, oltre noi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora