Prendi la mano e rialzati

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A Claudio e Mario, che possiate ritrovarvi e fidarvi 

di nuovo l'uno e dell'altro

Doveva farcela, si che poteva farcela. No, non poteva, perché lui era lì a pochi passi dal suo primo amore. Aveva la felicità a portata di mano, eppure erano troppo orgogliosi per ammetterlo. E adesso era dietro quella tenda ad aspettare, ma aspettare cosa? Guardare in faccia l'uomo che ama e sentirsi dire che non prova nulla per lui? O meglio che non ha mai provato nulla?

"No." Si tolse il microfono e si allontanò a grandi passi dallo studio. Una voce femminile lo rincosse e lui cercò di correre ancora più veloce.

"Mario!" urlò la donna, la lui non gli diede retta. Che ne sapeva lei di come si sentiva adesso? Aveva mai provato un dolore simile? Quindi è questo quello che la gente chiama amore? Sofferenza e basta. Se solo lui lo avesse saputo, ci avrebbe pensata prima di aprire il suo cuore a un totale sconosciuto. Perché Claudio era questo: uno sconosciuto. La persona della quale lui si era innamorato non esisteva più, o forse non era mai esistita e lui l'ha solo immaginato della sua testa.

All'inizio tra di loro era tutto magnifico. Si completavano a vicenda, si amavano dolcemente, non riuscivano a stare per di più di un'ora senza sentirsi. Poi accadde tutto così velocemente che Mario neanche se ne accorse. Claudio diventò distante, freddo. Sorrideva ma non gli regalava più quel sorriso sincero al quale Mario era abituato e non lo cercava più come prima, né fisicamente, né verbalmente. A Roma si faceva vedere raramente, era sempre preso dal lavoro e dalle serate. In un primo momento Mario lasciò correre, ma quando avvertì che anche la sua presenza cominciava a dargli fastidio, esplose.

E Claudio non neanche gli chiese di restare, neanche provò a fermarlo, semplicemente se ne lavò le mani con un "Forse è meglio se stiamo distanti per un po'." A Mario cadde il mondo addosso, ma non glielo fece vedere. Annuì e quella mattina fredda di febbraio, andò via da Verona per non farci più ritorno. Eppure non riusciva a togliere dalla mente la giornata trascorsa la mattina prima. Doveva partire per Roma eppure decide di restare a casa col suo fidanzato. Claudio ne fu più che contento, e quella fu una delle mattinate più belle trascorse insieme. Avevano fatto l'amore appena svegli, si era stretti e aggrappati l'un l'altro, e presi da un altro momento di pura passione, Claudio si beccò anche una capocciata sul setto nasale.

Era tutto perfetto come non capitava da tempo, se solo avesse saputo Mario che quella sarebbe stata la loro ultima uscita.

Si fermò davanti la porta del suo camerino e sospirò. Non ne poteva più, sapeva che Margeaux sarebbe arrivata tra un momento e neanche si sforzò di chiudere la porta. La lasciò socchiusa e andò a sedersi sul divano con le braccia sulle ginocchia, e le mani sul volto. Non voleva piangere, ma ormai era inevitabile.

"Mario.." la voce dolce della ragazza, raggiunse le sue orecchie. Sollevò di poco il volto, e la donna vedendolo con gli occhi arrossati, chiuse la porta del camerino e sedette accanto a lui in silenzio. Non fece domande e Mario gliene fu grato, appoggiò solamente una mano sulla spalla di quelle che ormai era diventato un suo amico, e Mario si lasciò andare in un caldo e bisognoso abbraccio. Piange lacrime mute, e cerco con tutto se stesso di riprendere il controllo, ma fallì miserabilmente. Margeaux attese che lui calmasse, e gli diede tutto il conforto possibile. Solo dopo quelli che sembrarono minuti interminabili, Mario si rilassò e si tirò su.

"Mi dispiace..." riuscì a dire infine. La ragazza le sorrise e gli rispose che non doveva preoccuparsi di nulla. Mario scosse il capo e riprese a parlare. "Non so cosa mia sia successo, so solo che non posso entrare in quello studio e fingere ancora, capisci? Io lo amo. Lo amo così tanto che non posso sopportare una sola parola detta contro la nostra storia. E poi non sono capace di reggere i suoi occhi e il suo sguardo su di me. Io... non ci riesco"

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 27, 2017 ⏰

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