AU - Accidentally in love

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Non aveva mai avuto molta voglia di studiare, e in pratica aveva cominciato a frequentare l'università solo perchè i suoi genitori glie lo avevano beatamente imposto. E tuttavia da qualche settimana si era appassionato con una certa vivacità ad una materia in particolare... che nemmeno faceva parte del suo corso di studi, ma dettagli!
Tutto era iniziato una soleggiata mattina di inizio primavera.
Mentre lasciava l'aula diretto alla caffetteria, era stato praticamente investito da due oche starnazzanti che parlavano di un professore bravissimo e affascinante, che nonostante si avvicinasse alla quarantina, a quanto pareva riusciva a far girare la testa di tutte le allieve.
Così per curiosità, Ace aveva rinunciato alla merenda e aveva seguito le due, ritrovandosi intrappolato in una lezione di filosofia.
Inizialmente era rimasto molto perplesso.
L'uomo non era granchè a dispetto di quello che avevano detto le ragazze.
Si era molto alto, e nonostante la camicia e i pantaloni eleganti si poteva notare un corpo muscoloso e tonico sotto quei vestiti seriosi, ma aveva una capigliatura decisamente discutibile, e forse la mascella era un po' troppo squadrata. Gli occhi cerulei erano nascosti da un paio di occhiali dalla montatura classica, e anche il tono di voce non aveva nulla di particolare. Non era profondo e sensuale, non era piacevolmente roco... era una voce normalissima. Dov'era tutto il fascino di cui parlavano?
Ace non lo capiva, ma ormai era lì e decise di restare fino a fine lezione, fingendo di prendere appunti e osservando intanto la classe. In effetti erano quasi tutte ragazze per la maggioranza, e pendevano tutte dalle labbra del professore.
Il giovane provò allora a concentrarsi sull'uomo e fu allora che lo vide sorridere. Una ragazza aveva fatto una domanda a quanto pareva molto arguta, e il professore aveva sorriso di pura gioia prima di iniziare a spiegare in maniera animosa ciò che la ragazza aveva chiesto. 
Ace non aveva mai visto qualcuno parlare con tanto amore di ciò che insegnava. Mai. Si poteva percepire quanto credesse in ciò di cui parlava, quanto valore gli desse. E senza rendersene conto, Ace si trovò a sporgersi in avanti, ascoltando con improvviso interesse ciò che l'uomo stava raccontando.
Da quel giorno aveva preso a frequentare assiduamente quel corso, trascurando anche le proprie materie principali. Non gli importava però. Stava imparando tantissimo e ciò che imparava gli piaceva. E anche il professore aveva iniziato a piacergli molto... ma questo non lo avrebbe mai ammesso.

[...]


Un pomeriggio il professore lo aveva fermato nella caffetteria e lui era andato totalmente in tilt.
"Dato che sei uno dei pochi ragazzi che partecipa ho riconosciuto il tuo viso."
Gli aveva detto con un sorriso gentile, mentre cercava nella sua borsa qualcosa.
"L'altro giorno ti ho visto particolarmente interessato alla lezione su Kant così ho pensato ti sarebbe piaciuto leggere questo."
Aveva tirato fuori un libro dalla copertina rigida e glie l'aveva praticamente piazzato nella tracolla.
"Ci sono le mia annotazioni qua e la ma non farci caso! E leggilo con calma!"
Detto ciò l'aveva lasciato lì come un beota, portandosi via un semplice caffè nero, senza nemmeno dare la possibilità ad Ace di rispondere in alcun modo.
E forse era stato meglio... probabilmente avrebbe solo balbettato.

[...]

Ace ci aveva messo più del previsto a leggere quel bellissimo saggio sul pensiero di Kant, sia per via degli esami, sia per colpa dei continui battibecchi con i genitori, ma alla fine ci era riuscito e non vedeva l'ora di riconsegnarlo al professore, sperando di strappare anche una chiacchierata con lui. 
Passò dalla caffetteria e ordinò il caffè che Marco sembrava amare tanto, e si avviò all'aula che a quell'ora avrebbe trovato vuota, in quanto la lezione sarebbe iniziata molto più tardi.
Giunto a destinazione si sporse sulla soglia per controllare che l'uomo fosse invece al suo posto e sorrise scioccamente quando lo vide. Stava già facendo un passo dentro la grande stanza dalle vetrate ampissime, quando vide che però il suo adorato professore non era solo. Un altro uomo, forse anche più alto del biondo, con capelli castani lunghi e curati se ne stava sporto sulla cattedra, ridacchiando amabilmente di chissà cosa.
Un moto di gelosia schiacciò il petto del giovane Ace che aveva notato quanto il professore sembrasse diverso con quel tipo accanto: la cravatta era allentata, i capelli erano più spettinati del solito e non indossava gli occhiali. Rilassato, ecco la parola adeguata a descriverlo in quel momento.
Ace si perse a fissarlo quasi con avidità mentre le dita del biondo si trascinavano tra quelle ciocche spettinante, ravvivandosele, e osservò con ancora più intensità le guance che si stavano tingendo di un lievissimo colore rosato. Era imbarazzato? Non avrebbe mai creduto che il professor Marco potesse arrossire.
Lo sconosciuto allora ridacchiò, di una risata che suonava quasi vittoriosa, e si sporse ulteriormente, scoccando al biondo un bacio lieve, il cui schiocco risuonò in tutta la sala deserta.
Il giovane si aspettava una reazione infastidita da parte del professore, ma quest'ultimo si limitò a dare un lieve buffetto sulla fronte dell'altro tizio, allontanandolo con gentilezza.
"Non qui Thatch, sai che mi piace la mia privacy."
Lo ammonì, ma non aveva decisamente l'aria di una sgridata dato che stava ridendo.
Lo sconosciuto che a quanto pareva si chiamava Thatch, non fu nemmeno lontanamente impensierito dalle parole del professore, e per tutta risposta tornò a modellare la proprio bocca su quella di Marco, che a quel secondo assalto schiuse leggermente le labbra, e inclinò la testa di lato, lasciando che i loro respiri si scaldassero a vicenda. Nessun rifiuto ulteriore, anzi. Le dita lunghe e affusolate dell'uomo scivolarono prima sulle spalle, poi sulla nuca dell'altro uomo, insinuandosi tra le ciocche castane, tenute in ordine da un elastico che minacciava di scivolare via da un momento all'altro.
Anche Ace schiuse le labbra cercando di ricordare come si respirava, mentre gelosia e desiderio si mescolavano dentro di lui, facendolo annaspare.
Quando l'uomo dai capelli castani prese ad accarezzare il volto del professore, rendendo quel bacio ancora più profondo, il giovane allievo decise che aveva visto troppo, e sgattaiolò via, correndo a rifugiarsi nel bagno più vicino. Qui si lasciò scivolare contro le piastrelle in ceramica bianca e per un po' resto semplicemente immobile ad occhi chiusi, il libro del professore stretto tra le braccia, e l'immagine di se stesso che sostituiva quella dell'alto sconosciuto.
Ma che diamine stava andando a pensare ora? Dannazione...
Si scostò dal suo rifugio momentaneo prima che qualcuno entrasse e lo vedesse, e andò al lavandino a sciacquarsi il viso, sperano servisse a schiarirsi le idee. Fu allora che si accorse di avere con sè solo il libro e non il caffè.
Battendosi una mano in fronte corse fuori dal bagno, tornando verso l'aula. Lo aveva lasciato sicuramente lì, senza accorgersene doveva averlo posato sul primo banco accanto alla por...
Lo spilungone castano stava uscendo dall'aula, e aveva in mano il bicchierone in plastica che Ace voleva andare a riprendersi. Un brivido gelido percorse la spina dorsale del ragazzo, immobilizzandolo sul posto, mentre l'uomo si avvicinava con aria tranquilla e svagata.
Quando furono fianco a fianco, il castano si sporse su di lui, così da avere il viso a pochi millimetri dal suo orecchio, e gli parlò in un tono che pareva di presa in giro, ma che recava in sè anche una punta di malizia.
"Questo l'hai lasciato lì... tranquillo però, ti ho visto solo io, lui era troppo distratto."
Detto ciò si raddrizzò, continuando a sogghignare beatamente.
"Ti consiglio di portargli del tea la prossima volta però, il caffè nero lo prende solo il mattino per colazione. E niente zucchero mi raccomando."
Gli strizzò l'occhio e riprese il suo cammino, lasciandolo lì come un babbeo.
Quando Ace si voltò per insultarlo un po' vide che il bastardo si stava allegramente bevendo il caffè incriminato, come se nulla fosse.
Che uomo odioso... possibile che uno così potesse piacere al suo adorato professore?
Il giovane comunque decise che non erano affari suoi. Avrebbe consegnato il libro a Marco e poi avrebbe smesso di frequentare quel dannato corso di filosofia... per forza. Avrebbe ripreso con la sua normalissima vita da studente svogliato e tanti saluti a tutti quanti.
Solo che quando fu sulla soglia, tutta la sua risoluzione svanì, e girando sui tacchi corse verso la caffetteria... Gli avrebbe preso un tea solo per ringraziarlo del libro, poi però sarebbe sparito davvero.
Si avrebbe fatto così.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 23, 2017 ⏰

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