Am I close enough now?

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Le cose che potevano uccidere Marco non era molte, si contavano sulle dita di una mano e nemmeno la riempivano interamente. Eppure un paio di bastardi della Marina erano riusciti non solo a bloccarlo, ma anche a ferirlo al punto tale da fargli vedere la morte avvicinarsi a braccia aperte per un ultimo valzer.
Il comandante era stato costretto ad alzarsi in volo per ritirarsi da quello scontro, ma anche mentre scappava era stato colpito da proiettili fatti di Kairoseki, e questo gli aveva impedito di rigenerarsi e curarsi a dovere. 
Peggio di così non poteva andare... o forse si.
Quando cominciò a perdere quota infatti, Marco stava sorvolando una distesa d'acqua salmastra, che sembrava volerlo accogliere da un secondo all'altro. Provò in ogni modo a non crollare, ma la vista gli si era annebbiata completamente, e l'impatto fu freddo, doloroso, e rese ancora più critica la sua situazione.
Stava affogando, sentiva l'acqua gelida riempirgli i polmoni, togliendogli il fiato. Sentiva la fenice ribellarsi a quella fine, tentare di sopravvivere in quelle condizioni disperate, ma la coscienza di entrambi si spegneva lentamente, mentre l'oscurità li avvolgeva nella sua fredda e silenziosa stretta.
L'ultimo pensiero di Marco andrò ad Ace. Di tutto ciò che poteva vedere nel suo ultimo attimo di vita, era stato proprio il volto del giovane a balenargli in mente. E a quel volto bellissimo si era accompagnato il dolore, sia perchè non avrebbe più potuto vederlo, sia per tutto quello che avrebbe voluto dirgli, ma che non aveva mai avuto il coraggio di pronunciare ad alta voce.
Poi tutto fu davvero buio, e non ci fu più modo di pensare, piangere, o provare colpa.
Non c'era più nulla.

[...]

Gli occhi sembravano ricoperti da una patina di colla. Non riusciva ad aprirli, come se le ciglia fossero unite tra loro in maniera indistricabile. Gli ci volle un tempo che gli parve infinito per riuscire a sollevare almeno in parte le palpebre, e fu costretto a richiuderle immediatamente poichè la luce che colpì le sue iridi fu tanto fastidiosa da fargli emettere perfino un gemito di fastidio. Sempre che quel suono che aveva sentito fosse stato emesso realmente dalla sua bocca.
Ci ritentò.
La gola gli bruciava parecchio, il resto del corpo sembrava formicolare. Doveva capire dove diavolo fosse, perchè di sicuro non era il paradiso. Forse era finito all'inferno, il che spiegava perchè facesse tutto male... però quella luce strideva un po' con quello scenario. Sembrava proprio quella dell'infermeria delal Moby Dick. E anche il soffitto che ora stava fissando sembrava proprio quello. Possibile che qualcuno lo avesse salvato?
Sollevò il braccio con una nuova smorfia e si coprì gli occhi con una mano. Piccole fiammelle blu danzavano tra le sue dita, ma erano molto flebili. Dunque era vivo? Malridotto senza dubbio, ma vivo.
"E' sveglio è sveglio!"
Una voce trillò nella confusione che vigeva nella mente del comandante, e fu seguita da un viso familiare che sorridendo si era sporto su di lui.
"Ace..."
Ah allora forse era morto davvero e quello era il paradiso alla fin fine. 
"Ci hai fatto prendere un colpo Marco! Ti abbiamo visto per caso cadere in mare a qualche miglio dalla nave e abbiamo temuto il peggio! "
Davvero era stato tanto vicino alla nave? Nemmeno l'aveva vista. Ricordava solo l'impatto con la superficie trasparente che era sembrata dura come un mattone e il gelo. E quel visto che l'aveva accompagnato nell'oblio oscuro che lo aveva avvolto poco dopo.
Provò a rispondere qualcosa, ma la gola gli bruciava davvero in maniera insopportabile.
Ace sembrò cogliere al volo e subito si affrettò a prendere un bicchiere d'acqua, sollevò il biondo per le spalle, attento a non fargli male, e lo aiutò a bere un poco.
Non aveva nemmeno la forza per protestare.
Una volta tornato con la testa tra i morbidi cuscini chiuse gli occhi e sospirò.
"Potete lasciarci soli un minuto?"
Si sentì domandare in quel tono gracchiante che non era certo il suo, senza peraltro sapere a chi si stesse rivolgendo: non aveva visto chi ci fosse in quella stanza, ma immaginava non fossero soli dato che Ace qualche minuto prima aveva ipoteticamente annunciato a qualcuno il risveglio del comandante della prima flotta.
Sentì dei passi e una porta chiudersi, poi il volto di Ace fece di nuovo capolino, lo sguardo perplesso e preoccupato.
"Qualcosa non va Marco?"
Ah da cosa poteva cominciare?
Scusa Ace, lo so che ti suonerò stupido e strano, ma vedi pensare di morire mi ha fatto capire che sono un cretino e che ho perso tanto, troppo tempo dietro inutili paure. Dovrei proprio dirti cosa provo perchè se morissi davvero, avrei un rimpianto enorme ad impedirmi di riposare in pace.
Bel discorso del cavolo.
Solo che a giudicare dalla faccia che ora stava facendo il moro non lo aveva solo pensato, senza rendersene conto lo aveva detto ad alta voce.
Merda.
"Marco... di che cosa stai parlando?"
Già di cosa stava parlando?
"Sono innamorato di te."
Merda questo lo aveva sentito anche lui uscire dalla propria bocca.
Il viso lentigginoso intanto divenne paonazzo, mentre il pirata apriva e chiudeva la bocca evidentemente in cerca di qualcosa da dire.
"Non devi dirmi nulla Ace. Non mi serve nessuna risposta. Avevo solo bisogno che tu lo sapessi."
Ecco... adesso un po' tornava a riconoscersi.
Stupido. Stupido pennuto con la testa ad Ananas. Si si stava insultando da solo con gli epiteti cognati per lui dai suoi compagni.
"Beh ora magari è meglio se ripos..."
Non terminò la frase perchè venne zittito dalle labbra di Ace che si erano chiuse sulle proprie. 
Oh, com'erano morbide. Non lo avrebbe mai pensato. Non che si fosse mai permesso di avere quel tipo di fantasie, era già tanto che avesse ammesso i propri sentimenti con se stesso. Di provare a fantasticarci su non se ne parlava.
Eppure stava accadendo.
Questo gli fece pensare di nuovo di essere morto. 
"Bacio così da schifo da farti piangere?"
Ancora una volta si trovò a stupirsi di se stesso. Non si era accorto delle lacrime fino a che Ace non glie le aveva fatte notare.
"Sono vivo Ace? Davvero sta succedendo questo?"
Domandò con la voce che tremava di una miriade di emozioni trattenute. Notò giusto un lieve guizzo di comprensione negli occhi scuri del moro, prima di essere abbagliato dal sorriso quasi dolce che gli venne rivolto e ritrovarsi di nuovo quella matassa corvina ad accarezzargli le guance. Adesso sorridevano entrambi, lo sentì quando le loro labbra incurvate si sfiorarono di nuovo.
Ace sapeva di buono, di estate, di sole, di ogni cosa bella che c'era al mondo, e Marco lo strinse a sè come poteva in quelle condizioni, saggiando il suo sapore, quasi nutrendosene.
Non si era mai sentito tanto vivo e tanto bene in vita sua.
Era stato stupido ad aspettare tutto quel tempo, ed era stato assurdo che fosse dovuta arrivare la morte a bussare alla sua porta per fargli capire cosa si stava perdendo. Ma adesso lo sapeva e non avrebbe più perso nessuna occasione. Non importava cosa pensassero gli altri, cosa avrebbero detto, non avrebbe lasciato andare Ace per nessuna ragione al mondo. Perchè finalmente tutto ciò che voleva e la sua felicità erano strette lì tra le sue mani.




Marco x AceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora