Capitolo 2: UNA MASCHERA TROPPO STRETTA

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Io e Ashley procediamo veloci verso i nostri armadietti. C'è fermento alla Jacksonville University. Le matricole cercano di orientarsi tra i corridoi alla ricerca delle loro aule e gli studenti più veterani si salutano come se non si fossero rivisti da decenni. Qualcuno può spiegare loro che sono passati soltanto due mesi?

"E tu, Holly, non mi hai raccontato niente delle tue vacanze, come sono andate?".

Giro tra le mani la chiave del mio armadietto, indecisa se confessarle o meno che ho trascorso più tempo con la mia analista che con un cocktail e un bikini in spiaggia.

"Non sono andata fuori città" opto per la risposta più semplice.

Ashley però non sembra soddisfatta e continua a indagare: "Vuoi dire che hai passato l'estate sulle spiagge della Florida a bere Caipiroska lime e baciarti con Hunter? Sai quante ragazze potrebbero invidiarti per questo?".

L'anta del suo armadietto si apre, cigolando. Improvviso un sorriso, che non convince affatto la mia compagna.

"Holly!" Il suo tono sembra quasi un rimprovero. "La tua pelle non mi sembra così colorata come quella di una ragazza che ha passato l'estate sulle spiagge dell'Atlantico. Come vanno le cose con Hunter?".

"Tutto okay, si tira avanti" infilo la testa dentro l'armadietto per prendere i libri.

Ashley mi strattona una manica della camicetta, facendomi indietreggiare di un passo. Non sapevo che avesse una presa così decisa.

"Stai parlando come mia nonna" squittisce, facendo voltare le due ragazze degli armadietti affianco. "Alla nostra età non è concesso tirare avanti" improvvisa una buffa smorfia. "A venti anni si deve vivere, innamorarsi, fare stupidaggini per poi pentirsene il giorno seguente!".

Ashley ha ragione. Questi sono gli anni dei colpi di testa, dei batticuori, delle chat interminabili. Sì, per gli altri, non per me. Forse dovrei dirle la verità, dovrei confessare quanto sia complicata la mia esistenza. Ho condiviso la stanza con Ashley per tutto il primo anno di università eppure lei non mi conosce affatto. Non sa quello che ho fatto dopo la morte di mia madre, non sa cosa si nasconde dietro la folta chioma rossa che mi incornicia il viso. Non sa quanto il dolore mi mangi la pelle, le ossa e il cuore. In questi mesi ho amato e odiato la sua vitalità. A tratti mi ha tenuta a galla, a tratti mi ha reso soltanto più nervosa.

"Io... " Le mie labbra cercano le parole più adatte per tentare di affrontare l'argomento. "Ashley, io... ".

"Phoebe!" Gli occhi della mia amica si spostano oltre la mia testa.

Mi volto nella direzione del suo sguardo. La prima cheerleader della squadra di basket, Phoebe Tonkin, procede a passo sicuro verso di noi. Tra me e Phoebe non scorre esattamente buon sangue, non che sia mai successo qualcosa nel nostro rapporto, ma si percepisce quella sorta di fastidio anche se siamo a pochi metri di distanza.

"Ash!" allarga le braccia la bruna, "Holland!".

Accolgo la sua stretta con riluttanza, mettendo da parte qualsiasi tipo di possibile rivelazione ad Ashley.

"Come avete passato le vacanze?" Phoebe si cimenta nel suo miglior sorriso poi, senza darci il tempo di rispondere, prosegue con il suo monologo unidirezionale, "oh! non vedo l'ora di conoscere la vostra estate, però adesso sono in ritardo, tra meno di cinque minuti ho letteratura inglese, ci vediamo nel pomeriggio allo Starbucks del campus, d'accordo? Dobbiamo anche parlare delle nuove coreografie. La prima partita dei Dolphins è vicina!".

"Ma certo, ci saremo!" esclama Ashley.

Phoebe sorride, compiaciuta. "Ci vediamo alle quattro al solito tavolino" gira i tacchi e se ne va.

Sospiro e alzo gli occhi al cielo. Ashley mi lancia una brutta occhiata, prima di recuperare il libro e chiudere il suo armadietto.
Riprendiamo la strada per l'aula di chimica.
Il solo pensiero di ricominciare a frequentare la squadra delle cheerleader e lo Starbucks mi fa salire l'ansia. Non che abbia qualcosa in contrario con il corpo di ballo in sé e neanche con i caffè americani, ma questa vita e la maschera che sono costretta a indossare giorno dopo giorno iniziano ad essere davvero troppo strette. Mi sembra quasi di non respirare.

ENDLESS - Anime Rosse || Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora