Back in the lair

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Correvo.

L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a scappare, correre per salvarmi la vita. Il buio non mi permetteva di vedere, come se correre nel mezzo del bosco a mezzanotte non fosse già abbastanza difficile. I rami degli alberi mi graffiavano i leggins e la felpa, i capelli mi rimanevano impigliati tra le foglie e le radici che spuntavano dal terreno continuavano ad ostacolare il mio percorso, il fiato sembrava sfuggirmi dai polmoni e il mio cuore batteva all'impazzata.

Quando alle mie spalle sentii che i ringhi e i rumori delle zampe si avvicinavano sempre di più lanciai un grido nella speranza che qualcuno mi sentisse, ma a parte un gufo e il lupo che mi stava inseguendo non c'era nessun altro.

All'improvviso sentii un verso simile ad un latrato e qualcosa di molto pesante mi fece perdere l'equilibrio e caddi graffiandomi una guancia e sbattendo la testa; cercai di colpire l'animale che si inchiodava al suolo ma quello non perse tempo a ringhiare e io mi raggelai.

Sperai che stando immobile mi avrebbe lasciata stare ma trasudavo paura da tutti i pori e sapevo che gli animali lo potevano sentire, strinsi i pugni e sentii la terra entrarmi sotto le unghie cercando in tutti i modi di togliermelo di dosso.

Urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni non appena sentii una fitta fortissima al fianco, potevo sentire la stoffa della felpa e della maglietta lacerarsi mentre il lupo conficcava i denti nel mio fianco.



Mi svegliai di soprassalto mettendomi seduta, mi portai le mani al petto cercando di calmare il battito del mio cuore; respirai profondamente scostandomi delle ciocche di capelli sudati dal collo e dalla fronte, mi passai una mano sugli occhi prima di rivolgerli alla finestra.

Il sole non era ancora sorto, ma già alcuni raggi facevano capolino tra le punte verdeggianti dei boschi del Montana, feci scorrere lo sguardo da destra a sinistra riempiendomi gli occhi di tutto il verde che mi circondava.

Non appena ritornai alla realtà però, chiusi di scatto le tendine bianche e scesi dal letto dirigendomi in bagno. Mi tolsi i pantaloni della tuta e la canottiera mentre attraversavo la stanza e, non appena accesi l'acqua, mi gettai sotto la doccia.

Speravo che l'acqua calda riuscisse a rilassarmi ma furono tutte speranze vane: la consapevolezza che da li a qualche ora avrei dovuto cominciare il mio nuovo anno nella scuola che due anni fa avevo abbandonato mi stava opprimendo il petto.

Non sono pronta, questo pensiero mi assillava da mesi ormai ed ora che ero arrivata al fatidico giorno, quelle tre parole urlavano nella mia mente più forte che mai.

Erano due anni esatti che non mettevo piede nella cittadina di Roderick Valley, un piccolo paese sperduto nei fitti boschi del Montana; ridacchiai pensando alle facce che avrebbero fatto gli studenti rivedendomi, immaginandomi già il titolo in prima pagina sul giornalino della scuola: "June la pazza è tornata in città"

-Non ti sembra un po' presto per farsi la doccia?

Spensi subito l'acqua e aprii le ante, trovandomi davanti l'esile figura di mia zia Josie in pantaloncini corti e maglietta lunga.

-Non sono più riuscita ad addormentarmi- mi giustificai mentre mi avvolgevo l'asciugamano attorno al corpo e ritornavo nella mia stanza.

Aprii l'armadio e presi un paio di jeans blu sbiaditi che abbinai ad una maglietta aderente verde.

-Ancora l'incubo?

Sebbene fosse ancora in bagno, la sua voce mi arrivò chiara come se mi stesse parlando a pochi centimetri di distanza; alzai gli occhi al cielo e pensai subito ad una risposta che la tranquillizzasse, sapevo che stava male a vedermi soffrire e non volevo darle ulteriori motivi per farla preoccupare.

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