4.

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John prese Dylan sotto alle cosce e lo poggiò sul piano del bancone, nel farlo gli sgabelli con cui si scontrarono stridettero sulle piastrelle lisce del pavimento. Il moro si posizionò tra le gambe aperte dell'altro, posando le mani ai lati del suo corpo, cominciò a sfiorargli la spalla ancora coperta dalla maglietta. John gli fece sollevare le braccia per potergliela sfilare. Accarezzò il suo torso nudo fino a poggiare le mani alla base della sua schiena e attirarlo ancora di più verso di sé.  Il moro lasciò una scia di baci sulla clavicola e lungo il collo, arrivando sotto l'orecchio, prese un lembo di pelle tra i denti e lo tirò delicatamente, per poi succhiarlo.  Con un movimento fluido delle mani, dalla schiena alle ginocchia, le infilò sotto ai pantaloncini della tuta che indossava l'altro, accarezzando le cosce toniche. 
«Forse è il caso di andare in camera...» Soffiò Dylan sul collo del moro, mentre lo baciava e mordicchiava. Allora John lo sollevò nuovamente per il sedere e gli fece agganciare le gambe alla sua vita. Lentamente si diresse verso la camera da letto in fondo al corridoio. Arrivati ai piedi del letto, John lo buttò sul materasso, facendolo rimbalzare. Entrambi ridacchiarono. Come un predatore John si fiondò sul corpo dell'altro e sorridendosi ripresero a baciarsi. Man mano l'atmosfera si scaldò sempre di più, i due ragazzi si spogliarono a vicenda. John fece per allungare la mao verso il comodino per prendere preservativi e lubrificante ma Dylan intrecciò le dita con le sue, fermandolo. Il moro allora spostò lo sguardo in quello del rosso.
«Facciamolo senza, non voglio sentire un pezzo di plastica, voglio sentire te.» Disse con una punta di timore nella voce. Preso alla sprovvista John no seppe cosa dire, continuò semplicemente a guardarlo.
«Sei sicuro? Ci conosciamo appena...» Disse. Il viso di Dylan si intristì e i suoi occhi si fecero lucidi, solo allora il moro comprese con quanta poca delicatezza aveva affrontato la questione. 
«Va bene, facciamolo.» Vide il volto del rosso ritornare roseo e la sua preoccupazione svanire piano piano con ogni bacio. john lasciò una scia di morsi leggeri lungo la spalla dell'altro, lenendo la pelle con brevi leccate. Giunto sotto il pettorale sinistro vi posò le le labbra, sotto di esse poteva sentire il battito del suo cuore, era accelerato, galoppava frenetico.
«Sssh dovresti rilassarti sai?» Disse con il sorriso sulle labbra continuando a baciare qua e là la pelle morbida e chiara.
«Ah sì certo... perché è facile rimanere calmi con... oh cazzoooo!» Dylan si bloccò di colpo, John scese lungo il suo addome scolpito lasciando baci, morsi e occasionali leccate lascive. Quando giunse alla sua erezione ne leccò la punta sensibile facendo sospirare il giovane. Gli accarezzò le cosce sotto le sue mani e diede una lenta leccata a tutta la sua lunghezza. Alternò lascive leccate e altre più brevi dalla base fino alla punta, cerchiandola con la lingua. Dalle labbra di Dylan uscivano sospiri e gemiti gutturali che non facevano altro che aumentare l'eccitazione dell'altro, oltre alle sue mani che si intrecciavano nei capelli dietro la sua nuca e che occasionalmente li tiravano leggermente. Ogni volta che arrivava vicino al limite si fermava e lui buttava la testa sul cuscino e si faceva sfuggire un sospiro frustrato. John si divertiva  incredibilmente a vederlo arrancare per raggiungere il piacere.
«Oh mio Dio, John... devo venire ti prego!» Lo guardò e vedeva riflesso nei suoi occhi il reale bisogno di un orgasmo, così lo accontentò, lo riprese in bocca e velocemente il suo sperma sporcò le sue labbra e un urlo squarciò il silenzio della stanza. Dylan prese la sua nuca con violenza e unì le loro labbra accompagnandola con una muta supplica. Lo strinse di più a lui facendo aderire meglio i loro corpi, un gemito si perse nella bocca dell'altro quando i loro denti si scontrarono. John lo accarezzò lungo i fianchi e le braccia toniche, arrivando alla sua nuca e arricciando i suoi capelli.
«Ti voglio dentro di me...» Disse il giovane con voce tremante dal desiderio. John gli mise in bocca due dita e Dylan cominciò a succhiarle ricoprendole di saliva. 
«Basta, dolcezza.» Sfilò le dita dalla sua bocca e le portò alla sua fessura. Usò dei movimenti circolari per spandere la saliva e ne infilò uno all'interno. Dylan sospirò in preda al piacere provocatogli dai movimenti dell'altro.
«Un altro?» Chiese John. Dylan riuscì solo ad annuire mentre tendeva il corpo flessuoso. Quando la temperatura nella stanza si alzò a livelli quasi insopportabili udirono il suono della porta di ingresso che veniva aperta e la voce della signora Blane che annunciava la sua entrata.
 «John, Dylan siete in casa? Vi ho portato i biscotti appena sfornati! C'è nessunooo?» Dylan sgranò gli occhi e fece per dire qualcosa ma venne bloccato dalla mano di John sulla sua bocca, con l'altra mano gli fece segno di fare silenzio. Il moro scese dal letto e recuperato un asciugamano di fortuna andò in salotto. Dylan li sentì scambiare qualche parola e poco dopo il rumore della porta che si chiudeva. John fece il suo ingresso in camera come un adone, si slacciò il telo dai fianchi e lo fece cadere ai suoi piedi. Dylan sentì il respiro mozzarsi in gola e qualcosa a sud risvegliarsi dal momentaneo riposo. John salì sul letto e si avvicinò all'altro come farebbe un predatore con la sua preda preferita.
«Adesso basta giocare.» Accompagnò quelle parole con bacio mozzafiato e delle carezze  che promettevano il paradiso.

Don't lie to me, baby.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora