Non ho chiuso occhio per tutta la notte. Sono qui stesa sul mio letto piazza singola da ore ormai a fissare il soffitto. I primi raggi di luce cominciano a filtrare dalle finestra chiusa. È il mio primo giorno da universitaria e ho una paura del diavolo.
Quando finalmente c'è troppa luce nella stanza per fingere che sia ancora notte, mi alzo e mi stropiccio gli occhi. Davanti a me, appesi alla maniglia dell'armadio, ci sono i vestiti che indosserò per l'inizio della mia nuova avventura, scelti accuratamente la sera prima dopo ore di esitazione. Una camicetta bianca per cercare di sembrare professionale, jeans strappati alle ginocchia per non sembrare troppo seria, stivaletti col tacco per guadagnare qualche centimetro. Non voglio apparire come la più bassa dell'università. È già abbastanza sopportare i miei parenti che mi dicono sempre che sembro ancora una ragazzina.
Per tutta la notte ho continuato a fantasticare sui miei nuovi compagni di scuola. Sinceramente, spero siano migliori di quelli del liceo. Ne ho abbastanza di bulli e ragazze presuntuose che ti parlano alle spalle. Non ho mai avuto dei veri amici durante le superiori. Mi auguro che in università saranno tutti più maturi. Magari ci saranno ragazze che leggono i miei stessi libri con cui parlare per ore. Forse ci saranno dei bei ragazzi che non siano anche arroganti. Spero di farmi degli amici. E magari di trovare l'amore.
Mi infilo i vestiti e continuo a sistemarli per ore, sembrano sempre storti o stropicciati e io oggi voglio essere perfetta. Quando la sveglia, impostata la sera prima nell'illusione che sarei riuscita a dormire, inizia a suonare, mi rendo conto che non ho più tempo da perdere. Saluto il mio riflesso sullo specchio dell'armadio e corro al piano di sotto, dove i miei genitori stanno già facendo colazione.
Non sembrano particolarmente emozionati o felici per me. Non lo sono mai stati, in effetti. Quando prendevo un bel voto al liceo mi hanno sempre trattato con sufficienza. Anche oggi non sembrano capire quanto questa giornata sia speciale per me. Spero di trovarmi degli amici con cui dividere un appartamento e finalmente andarmene da questa casa.
"Ti ho imburrato i toast, sono sul tavolo," è tutto quello che mia madre sa dirmi stamattina. Wow. Grazie.
"Non ho fame," rispondo offesa."Sai, sono un po' nervosa." Chissà se capirà la provocazione.
"Non preoccuparti, è una giornata come le altre," aggiunge mio padre. "L'università non sarà diversa dal liceo."
Questo è troppo. Non deve essere così,non può esserlo. Tutte le mie speranze iniziano a vacillare e mi sento ferita. L'università deve essere diversa, deve essere speciale. Ho aspettato questo momento per anni, non può deludermi. Incontrerò persone migliori dei miei compagni del liceo, devo crederci.
Mi alzo di scatto dal tavolo, indignata, e raggiungo la porta. "Ci vediamo stasera," annuncio adenti stretti.
Sento mio padre dire: "Non vuoi che ti accompagni?" alle mie spalle, ma ho già sbattuto la porta. No, non voglio farmi accompagnare. Non sono più una bambina. Sono indipendente e lo dimostrerò a tutti.
In realtà, quando raggiungo la stazione del treno, a cinque minuti da casa, vengo sopraffatta dal panico. Non conosco l'orario del treno, ne la strada per raggiungere l'università, come farò? Arriverò in tempo? Mi perderò? Faccio un respiro profondo e cerco di essere coraggiosa.
"Puoi farcela Sophia," mi ripeto."Puoi farcela. Sei grande ormai."
Chiedo indicazioni in biglietteria e finalmente trovo il treno giusto, appena in tempo prima che parta.Poi sfilo il mio vecchio iPhone fuori moda dalla tasca e apro le mappe. La strada per l'università non sembra difficile, sarà un gioco da ragazzi.
Dieci minuti e il treno arriva alla stazione centrale. Scendo. Dopo altri dieci minuti e un paio di svolte sbagliate, sono davanti all'università. L'edificio non è particolarmente moderno, però ha un fascino senza tempo. Il cortile pullula di ragazzi. Le pareti sono piene di scritte e volantini colorati. Si respira aria di giovinezza e libertà. So già che qui mi sentirò a mio agio.
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Mr. Sexy
RomanceHa qualche capello brizzolato, la barba ispida, l'età di mio padre, e per uno strano scherzo del destino è il mio compagno di banco in università. Nella mia mente, lo chiamo Mr. Sexy. E ne sono segretamente innamorata. Vogliamo entrambi la stessa co...