Second

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Sussultai dallo spavento appena lo vidi, e lui sembrò quasi preoccuparsi.
«Perdonami, non volevo spaventarti.» disse sorridendomi.
«Ma stavi entrando in bagno per caso?» ignorai completamente la sua "compassione" nei miei confronti, facendogli notare un particolare che aveva saltato.
«Stavo per bussare.» disse, mentre il suo sguardo divenne serio.
Lo guardai per qualche secondo, poi ignorai di nuovo l'argomento attuale.
«Perché sei venuto qua?» chiesi, sfacciatamente. Forse mi sbagliavo, ma lo vidi quasi arrabbiato.
«Volevo assicurarmi che stessi bene. Sai, prima o poi dovrò comportarmi come un padre con te, o no?» il sorriso gli comparse di nuovo sul volto, anche se stavolta somigliava più a un ghigno.
«Certo, sempre meglio poi che prima, o no?» lo imitai, incrociando le braccia al petto.
Mi lanciò uno sguardo di sfida, ma il suo ghigno non scomparse.
Notai che probabilmente lo stavo fissando troppo, quindi abbassai lo sguardo imbarazzata. E forse lo feci anche troppo velocemente.
Dopo pochi secondi mi ritrovai nelle sue braccia. Non so come, non so il perché. Non me ne accorsi neanche, per un momento. Ma quando me ne accorsi, non feci nulla per controbattere, nonostante gli avrei voluto chiedere perché l'avesse fatto.
Ma c'era tempo per certe cose, in quel momento volevo solo godermi il suo abbraccio. Ricambiai, cercando di non stringere troppo forte. Non ero molto bassa rispetto a lui, ma la mia testa sprofondava comunque nel suo petto.
Dovevo sentirmi protetta, perché era quasi una specie di padrino per me. Ma la cosa anormale, era che io lo stavo stringendo come se fosse il mio fidanzato. Mi staccai subito non appena ci pensai... il mio quasi-padrino come un fidanzato? Ma cosa stava succedendo?

«Perché l'hai fatto?» chiesi, guardandolo negli occhi.

«Un abbraccio di conforto paterno.
Non sei venuta in bagno per cagare, diciamocelo.

Se vuoi sfogarti, puoi sempre parlarne con me. Anzi, devi. Lascia tua madre un po' libera dalle tue preoccupazioni, adesso hai un'altra persona con cui confidarti.
Ora vado, di sotto mi stanno aspettando.» disse facendomi un occhiolino, poi fece per andarsene.
Anzi, se ne stava andando.
Ma io corsi verso di lui e lo bloccai, prendendogli il braccio. Lui si girò subito, guardandomi dritto negli occhi.
«Grazie» dissi semplicemente, quasi sussurrando.
Sorrisi, notando che l'aveva fatto anche lui.
«Scendiamo insieme, dai.» disse lui, tirandomi sotto la sua spalla. In quel momento sicuramente ero diventata rossissima. Avrei preferito non l'avesse fatto, soprattutto perché dopo ci avrebbero visto tutti. La coppia non eravamo noi, poteva sembrare strano.

«Eccola qua. Aveva un problema di stomaco, più sinteticamente.» Mike scoppiò in una risata leggera, e così fecero anche gli altri. Dopotutto, non mi dispiaceva far notare alla fidanzata di mio fratello che dopo la sua cenetta penosa avevo avuto un mal di stomaco tremendo, anche se non era vero.

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La serata si concluse, tutti si salutarono e io e mia madre tornammo a casa. Durante tutto il tragitto, mia madre sembrò non voler parlare, e non sapevo il perché. Non accese neanche la radio, decisi di farlo io e impostai la radio. Partì una canzone di Enrique Iglesias, El Perdón. Cominciai a ballare lentamente, per vedere se riuscivo a coinvolgere anche mia madre. Non appena mi mossi un po' di più, spense prontamente la radio. Rimasi colpita da quel gesto. Mia mamma che spegneva la radio quando c'era Enrique Iglesias? Non capivo.
«Mamma, tutto bene?» chiesi, un po' sconvolta.
«Tutto benissimo.» disse, accelerando.
«Non voglio finire contro un muro stasera, rallenta.» esclamai, non capivo perché si stesse comportando così. E più non capivo, più mi innervosivo.
«Se non vuoi che finiamo contro un muro, rispondi a Mike.» disse, lanciandomi il telefono sulle gambe. Sobbalzai non appena disse quel nome. Sentii di nuovo quella scossa, che in realtà somigliava più a brividi.
Presi il telefono in mano, e lo sbloccai.
Andai nei messaggi, e notai quello di Mike.
Come state?
Sorrisi. Voleva sapere come stavo... mi faceva stare bene.
Stiamo bene.
Risposi. Mia mamma di solito rispondeva con migliaia di cuori a fine messaggio, notando le vecchie conversazioni. Ma probabilmente mia mamma avrebbe risposto così in quel momento, dato il nervosismo.
Alzando lo sguardo leggermente più sopra notai che vicino al nome, c'era il suo numero di telefono. Fui tanto tentata di inoltrarlo al mio contatto, ma evitai. Doveva essere lui a chiederlo.
Dopo qualche minuto, il telefono squillò di nuovo.
Volevo sapere come stava soprattutto tua figlia, l'ho vista triste stasera.
«Che ha scritto?» chiese prontamente mia madre.
«Ha detto che vuole sapere come sto io, perché stasera mi ha vista triste.» dissi quasi in un sussurro.
«Rispondi dicendo che stai bene. Non mi importa come stai.» disse seriamente. La guardai malissimo, che le prendeva? Luna storta?
Sta un po' giù, ma le passerà.
Tu, piuttosto, come stai?
Scrissi, non mi andava proprio di dirgli bugie. Anche perché io non ne ho mai dette.
Non lo so. C'è qualcosa che mi tormenta... ma nulla che riguarda stasera, davvero. La tua famiglia mi piace tantissimo. Soprattutto tua figlia. Ha un bel caratterino.
Non sapevo che fare. Stavo tremando, non sapendo neanche il perché. Alla fine quel "piacere" non era dovuto a quello che pensavo io... ma questo mi fece sorridere lo stesso. Gli "piacevo" soprattutto io.
Sappi che per qualsiasi cosa, puoi parlarne con me. Ora vado, sto guidando e non voglio rischiare di fare un incidente. Baci.
Conclusi. Cominciavo a sentire un bruciore dentro di me, parlando con lui. Avrei dovuto smetterla.

Il fidanzato di mia madre ~ Mike BirdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora