Un giorno comparve la morte dinanzi un uomo, in un triste campo di erbacce.
Con fare molto pacato ma sicuro, colei che avrebbe posto fine a tutte le sue sofferenze si rivolse all'uomo: "Sono qui per condurvi ove l'anime si disperano pe' i tempi andati e per le occasioni bruciate dalla troppa sicurezza o dal gelo del loro core; ove i corpi giacciono; e ansie e paure si levano per donar pace a chi, durante la sua vita, ne ha avuta poca o a chi, desideroso di posseder sempre più, non fu geloso di ciò che essa gli aveva concesso."
La morte però, incuriosita dall'atteggiamento assunto dall'uomo, nervoso e titubante, cercò di soddisfare le sue curiosità, quasi volesse schernirlo: "Non era forse stato lei, dunque, a desiderar la fine delle sue sofferenze? Non era forse stato lei ad imprecare contro la vita poiché essa gli era stata talmente ingiusta?". L'uomo sospirò: "Avete davanti a voi l'esasperato al quale fanno riferimento le vostre parole. Paure e preoccupazioni hanno infestato codesta vita; tormenti l'han sommersa; tragedie, invasa. Ciò ch'io ho subito da quest'ingiusta vita, quest'inferno di anime torturate, m'ha portato tanti dolori; quest'inverno di sentimenti spenti m'ha causato tante sofferenze."
La morte stette ad ascoltare ciò che l'uomo proferiva ma, alla vista della sua possibile salvezza, vide che i lineamenti di quello, non osavano volgersi neanche in un flebile sorriso.
Così si rivolse nuovamente a quell'anima tanto triste col viso cupo: "Se ciò che osate proferire è vero, perché il vostro corpo non acquista movenze gioiose e la vostra anima non riempie di speranza cieli grigi di pioggia?".
A quel punto, una lacrima sfiorò il viso candido dell'uomo: "Vedete, la vita m'ha concesso dolore, ansie han sommerso le mie tristi giornate, e stanchezza ha accompagnato la mia anima guerriera e solare. Ma grazie a 'sta vita ho incontrato qualcosa in grado di distruggere quei ostacoli nel cammino, in grado di cambiare una dimora tenebrosa, come lo spirito di codest'uomo, in una fabbrica di luce e quell'ammasso di erbacce rinsecchite, in un giardino di tulipani e rose senza spine. Ho conosciuto ciò che ha risvegliato le mie giornate e m'ha dato modo di rinascere. Ho incontrato l'Amore. Adesso vedo ciel sereni anche in tempi di tempesta; dono calore anche a cuori gelidi di ghiaccio".
Gli occhi dell'uomo, da cupi e colmi di paura, divennero cristallo, rispecchiando la sua anima:
"Adesso sono felice" disse.
La morte scomparve, lasciando l'uomo in un immenso campo di fiori popolato di felicità.
STAI LEGGENDO
Piccole creazioni||I miei scritti
NouvellesRaccolta di scritti tratti dal mio blog personale: http://enigma53.webnode.it (passate a visitarlo!) Con questi testi, che spero possiate apprezzare, apro il mio piccolo angolo in questa piattaforma. Buona lettura!