4. Non ti fa paura?

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Mi sono svegliata da un paio d'ore e per fortuna Caleb non si è visto. Sono in piedi davanti alla cabina armadio e fisso la divisa della nuova scuola. Naturalmente una scuola privata per soli ricchi figli di papà.

- Buon giorno Rozenne -

Dio se odio quella voce, forse ancor più della persona che ce l'ha.

- Ti piace la tua nuova divisa? - mi chiede entrando e accostando la porta.

- No. - digrigno i denti mentre mi volto. Mi ritrovo davanti il nuovo giocattolino di papà, si perché prima o poi si stancherà anche di lei, come d'altr'onde si è stancato di tutte le altre... però, di solito, si fermava prima di farle entrare in casa. - Non mi piace, non mi piaci tu, non mi piace niente di tutto questo.-

- Ascoltami bene stronzetta - alza il mento con aria superiore ma non mi faccio intimorire - Io e tuo padre ci sposeremo, che ti piaccia o no. Tu prova a far andar storto qualcosa e giuro che ti farò pentire di essere nata. -

- Allora un po' di palle ce le hai! - scoppio in una risata amara -Facciamo così: io non metto nei casini te e tu, in cambio, ti fai i cazzi tuoi e non interferisci con la mia vita - dico in tono serio, faccio un passo aventi e lei ne fa uno indietro -Siamo in casa mia, qui le regole le detto io, gioca con mio padre, fa quello che vuoi, ma stammi alla larga - 

Resta ferma a guardarmi con gli occhi spalancati, poi apre bocca - Spero tu sappia in cosa ti stai cacciando, vedi di non farmi girare le palle ragazzina o...-

- Tesoro sei qui? - mio padre spalanca la porta ed entra sorridente, poi quando mi vede il sorriso gli muore sulle labbra.

- Ah ci sei anche tu... - dice in tono disgustato restando sulla porta. -- Che ci fai qui? -

- E' camera mia, dove dovrei essere? - sbuffo.

- Giusto - sposta lo sguardo sulla barbie - Stavate legando? Sai è una ragazza difficile, devi andarci piano, è stata molto ferita dalla madre e gli psicologi..-

Una rabbia mi monta dentro. - Sta zitto! Mamma non c'entra niente, quando se n'è andata è stato orribile, si, ma il problema più grande non è stato lei, sei stato tu! Mi hai abbandonata come ha fatto lei, il problema è che tu sei qui e non ti importa niente dei tuoi figli! - non guardo le figure che sono comparse sulla porta e non faccio caso a mio padre che avanza - Sei un codardo! Noi ti siamo stati accanto quando soffrivi e tu per ringraziarci ci hai lasciati soli. Ti importa solo di te stesso, tu non sai niente di me! Non conosci la ragione per cui sono dovuta andare da quelli psicologi. Ti sposi questa qui solo perché così hai la scopata garantita tutte le volte che vuoi!- urlo, non piango, non lo faccio più da quando ho avuto l'ultimo attacco di panico, mesi fa. - Sei solo un grandissimo stronzo -

Mi ritrovo la faccia voltata dall'altra parte che pulsa e brucia terribilmente, ignoro lo schiaffo che mi ha appena tirato, stringo i pugni e continuo a guardarlo negli occhi. Vedo dietro di lui Elisabeth che si asciuga quella che penso sia una lacrima, perché piange nemmeno mi conosce?, e porta via una Jack che piange e un Mike tutto rosso, la ringrazio con lo sguardo e lei annuisce. In quando alla barbie si è un po' irrigidita, ha i pugni serrati lungo i fianchi e le labbra sono diventate una linea sottile, ma continua a godersi lo spettacolo.

- Che c'è? - lo istigo - Hai paura di colpirmi ancora? Dai fallo, colpiscimi! - lo allontano spingendolo dal petto con tutta la forza che ho.

Lui barcolla e mi guarda duro -Tu sei pazza Roxenne! Sei come quella psicopatica di tua madre! Ma ti sei vista, parli tanto di me ma tu hai pensato alle cagate che hai fatto? Ti ho tirato fuori di prigione, cazzo, e tu vieni a dirmi che non sono un buon padre!? - sbraita, siamo a pochi centimetri di distanza, sono alta quanto lui quindi mi è facile guardarlo negli occhi. Sembriamo due pugili prima che inizino a combattere all' interno del circolo, mentre  si stuzzicano a vicenda. Mi sembra di essere in mezzo alle scommesse, alla puzza di fumo e con l'adrenalina a mille; solo che davanti  a me non c'è uno sconosciuto, c'è il mio unico vero avversario, quello  con cui combatto ogni volta: mio padre.

- Tirare i figli fuori di prigione non è essere un buon padre, significa essere un pezzo di merda che non ha la più pallida idea di cosa fanno i suoi figli! -

Bam! Un altro schiaffo. Sento il sangue colare giu dal sopracciglio lungo tutta la guancia ormai insensibile, deve avermi preso in pieno con l'anello. Ed ecco che arriva la mia amata adrenalina, sento il cuore che batte a mille rimbombarmi nel petto  e nelle orecchie. Guardo l'uomo davanti a me sfidandolo con lo sguardo.

- Tu toccala ancora e giuro che te ne pentirai. -

E lui che vuole ora? E poi da dove è sbucato!?

- Caleb, per favore! - strilla sua madre.

- Cosa? Sta mettendo le mani addosso a sua figlia, davanti a me, e io dovrei star qui a guardare?- ringhia -Tu dovresti essere la prima a fermarlo dopo ciò che è successo a noi- gli sfugge, il suo sguardo si fa vacuo per qualche istante per poi tornare subito lucido. - Uscite... tutti e due -il suo tono non ammette repliche, indica la porta e nonostante tremi di rabbia la sua voce resta abbastanza neutra. Ma perché, anche lui, ha questa strana reazione, mi conosce appena!?

- Figliolo io... - il tentativo di mio padre viene stroncato dalla mia voce che a differenza di quella di Caleb non è affatto neutra, anzi trasuda tanta rabbia da sentirla a distanza di chilometri.

- Fuori Robert, vattene via!- ringhio - E anche tu, fuori di qui. -

- Andiamo tesoro - Michelle prende mio padre sotto braccio e lo  porta fuori prima che Caleb sbatta la porta.

- Stai bene?- chiede guardandomi negli occhi. Non rispondo subito, vado in bagno a mettere un cerotto sul taglietto che c'è sul sopracciglio. Torno in camera e mi siedo sull'unica poltrona che c'è. - Sto bene- dico - Non è la prima volta che mi prendo uno schiaffo -

- Gia ma è diverso quando arriva da un genitore. - si siede sul bracciolo della mia poltrona guardando fuori dalla finestra perso in qualche ricordo.

- Lo so, ma non mi importa, lui ha smesso di essere un genitore due anni fa -

- Ti piace l'adrenalina, vero? Ti ho vista, non avevi uno sguardo spaventato, eri come una tossica dipendente quando vede la sua dose, lo stavi istigando ad andare avanti, perché?- chiede continuando a guardare fuori. Mi volto verso di lui e lo osservo. E' il primo che se n'è accorto. Io amo l'adrenalina, è come una droga per me, ha ragione. Ne ho bisogno come se fosse il mio ossigeno. La prima volta che ho provato la sua sensazione ne ho avuto paura, mi ero sentita troppo strana, diversa, non riuscivo a pensare lucidamente, pensavo solo a vincere ad ogni costo, poi ho iniziato ad abituarmici e non mi ha più fatto paura: è diventata la mia miglior amica.

- Perché? Il perché non lo so, so solo che con lei in circolo mi sento viva. -

Si gira verso di me e finalmente mi guarda. - E' pericoloso esserne dipendenti, sai?-

- Lo so. -

- Non ti fa paura?-

- Io non ho paura di niente - mento.

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