"Il mio capo è uno stronzo"
Lo continuava a ripetere, seduta sul water in porcellana bianca della Flaminia Giovanna & Figli che il Boss si era fatto arrivare apposta da quel magazzino a Roma Sud; con la tavoletta dorata e i bordi rosso fuoco. Se ne era innamorato imbattendosi per caso in un banner pubblicitario nella colonna di destra del sito di Repubblica, diceva lui. Ma a quella storia, Martina non aveva mai creduto: "Un oggetto di così dubbio gusto non può farsi pubblicità su un sito del genere, sembra la brutta copia di quelli di Scarface. Come minimo gli è apparso in una di quelle finestre che invadono il tuo computer quando cerchi le partite piratate con la telecronaca in arabo o i film porno amatoriali giapponesi, con le parti intime tutte pixellate e le ragazze vestite da eterne collegiali".
Piangeva Martina e le lacrime le rigavano i capelli color del fieno. Quante volte, da bambina, aveva sentito sua madre raccontare quella storia: "Martina, mi ricordano i campi che guardavo quando, da piccola, accompagnavo tuo nonno a prendere l'acqua in paese. Passavamo con il carretto trainato dal suo asino Giuseppe, ricordo ancora lo stupore e quella sensazione di pace interiore che le infinite distese di giallo provocavano in me. Era come perdersi in un'altra dimensione". A Martina era sempre parso strano che una persona semplice come sua madre Battistina, nata e cresciuta nella campagna romana degli ultimi anni '40, potesse provare emozioni tali: il senso di perdersi, la poesia delle distese infinite giallo oro, il campo di grano come porta dimensionale. Quasi che i sentimenti complessi fossero un privilegio di questa generazione. Colti, arguti, istruiti a suon di master, laurea e applicazioni specifiche. "Dimmi dove posso scaricare l'aggiornamento sulla poetica, che ho un minuto libero a pranzo, tra una conference call e l'altra".
Piangeva Martina, piangeva sui rubinetti laccati e sulle colonne in marmo vero di Carrara, sugli asciugamani bordeaux e sulle piastrelle scure. Piangeva sul suo volto da bambina, 29 anni e doversi ancora giustificare quando ordinava una Caipiroska in discoteca: "Si che sono maggiorenne, me lo chiedono tutti, vuoi vedere anche tu il documento? Ormai sono diventata la barzelletta di tutti i miei amici. Martina la Teen-Milf".
I suoi grandissimi occhi chiari le occupavano quasi metà del viso. I lineamenti erano secchi e squadrati, ma quei due fanali al centro conferivano loro una morbidezza ed un fascino tra l'acerbo e il maturo che faceva letteralmente impazzire gli uomini. Tutti, eccetto il suo capo. "Il mio capo è uno stronzo, ecco! Lui non si rende conto di tutto quello che faccio, delle fotocopie che porto in riunione senza battere ciglio, nonostante il mio 110 lode, la dignità di stampa e pure il bacio accademico del Presidente della commissione di Laurea. E non solo perché sono carina, perché io ho anche una gran bella testa, sai, eh? Lo sai, stronzo?! Ho una bella testa io...".
Singhiozzava sempre più forte, lo scrosciare ininterrotto dell'acqua dai rubinetti faticava a coprire i mugolii che emetteva anche sforzando di controllarsi. Ma niente, l'epiglottide aveva inserito la modalità "pilota automatico" ed era impossibile fermarla. "Non gli frega niente a lui delle mie reali competenze, di quello che so fare. Il cliente mi ha sempre fatto i complimenti, i colleghi si trovano bene con me, insomma sì, ho fatto qualche errore, ma che bisogno c'era di smerdarmi così davanti a tutti?".
Fuori faceva freddo. A dicembre vien buio presto. "Santa Lucia è il giorno più breve che ci sia", lo diceva sempre sua madre. Tra poco sarebbe stato Natale e nel suo ufficio, come in tutti quelli della città, ci si portava avanti, anticipando aperitivi, cene aziendali e pianificando i meeting più importanti. Nell'aria si respirava una strana tensione, un misto di ultimo giorno di scuola e finale di Champions League. Il periodo era quello che era, la congiuntura economica, la crisi, la Germania ladrona che pensa solo ai fatti suoi, gli immigrati, i servizi segreti, l'Isis e i conti in rosso. A dicembre ci si giocava tutto in un colpo solo. Era così anche per la FuturaComunicazione S.r.l. Sulla carta vendevano servizi, settore terziario. Nella pratica, producevano di tutto: siti internet, e-commerce, campagne pubblicitarie, marketing diretto, atl, btl, corporate social responsability, logistic support, crowdfunding, sponsoring, political management, corsi di public speaking, no-profit solution, marketing diretto, europrogettazione, social media strategy, produzione e montaggio video, analisi del linguaggio strumentale, cottura sottovuoto, confezionamento con film plastico, pontili in legno, lasagne al forno, muschi e licheni.
Un branco di lupi che avrebbe rivoltato come un calzino il mondo della comunicazione.
Un equipaggio di cazzari, guidati da un tizio che credeva di essere Jordan Belfort fatto di crack.
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Il Boss e Martina
General FictionMartina era uscita dall'Università ("con la U maiuscola, perché la laurea vale qualcosa") con ottimi voti e la giustificata aspirazione a cambiare il mondo. Martina era stata assunta da un capo giovane ma non troppo, ricco ma non troppo, arrivato ma...