3. La Scuola

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La Scuola ormai era diventata un'incubo. Andavo di male in peggio e non c'era nulla che potesse farmi star bene. Eravamo ormai alla fine del primo trimestre e avevo cinque materie insufficienti.
Sapevo di dover recuperare ma la mia testa pensava solo a quelle due bulle che mi aspettavano ogni giovedì in quella maledetta mensa e in quel maledetto cortile.
"Signorina Denisa (mi chiamava per cognome ma non lo dirò per motivi di privacy personale), deve studiare molto di più se vuole passare l'anno. Lei é la peggiore in francese e io non ho alcuna intenzione di aiutarla!"
Era la solita ramanzina che mi faceva la prof. di francese. Non nutriva una grande simpatia nei miei confronti...a dire la verità non stavo simpatica a nessun professore. Non ho mai capito il perché. Non gli ho mai insultati e non mi permetterei mai di farlo, ho sempre svolto i compiti per casa.
Se era a causa dello studio ero giustificata, ma non volevo lo sapessero.
Ero quasi certa che se avrei detto tutto alla coordinatrice avrebbe solo peggiorato le cose.
Quindi stavo zitta e subivo....
Sgridata su sgridata...
....quattro su quattro....
....punizione su punizione....

La mia voglia di vivere diminuiva ogni giorno.

Soltanto una prof mi voleva bene: la prof di italiano.
Lei mi sorrideva sempre e mi aiutava sempre.
Ma io le mentivo...

Un giorno ero sola accanto alla porta della classe  seduta a leggere. Tutti ridevano e scherzavano, io ero china su un libro.
Lei si chinò su di me e mi chiese :"Stai bene Denisa? Ultimamente ti vedo distratta. " 
Ma io non volevo dire la verità.
Così mentí.
" Si, sono solo un po stanca e ho sonno,mi scusi. "

Lei non é mai venuta a sapere di cosa mi succedeva, volevo tenerla lontana per non farla preoccupare.

I compagni non lo sapevano nemmeno loro,solo una di loro lo sapeva, ma di lei parlerò più tardi.
Anche loro si divertivano a prendermi in giro.
A volte per arte andavamo del laboratorio e ognuno poteva sedersi dove voleva. Un giorno le sedie erano in meno rispetto a noi e il gruppo in cui mi sedevo di solito metteva le cartelline sopra una sedia o più.
Io la mettevo per terra insieme ad Emma. Io non avevo posto per sedermi e chiesi la sedia su cui era appoggiata la cartellina di Mery se potevo prenderla.
"No, che poi la mia cartellina si sporca per terra."
"E secondo te la mia no dato che sta lì dall'inizio delle medie? E poi io dove dovrei sedermi scusa!?" avrei voluto risponderle io, ma non lo feci, perché era la mia migliore amica.
Restai in piedi finché Emma non mi diede la sedia su cui poggiava la sua cartellina e da allora lei la mise a terra con me.
"Che stronza! " penserete adesso, ma fidatevi, non é nulla questo in confronto a quello che é successo dopo...

Nel frattempo la fine della scuola si avvicinava e i miei voti migliorarono un po', comunque restava il problema delle bulle.

In poco tempo molte seconde quando mi vedevano mi dicevano : "Guarda, la pazza psicopatica che parla con gli alberi, quella é matta da legare!"

"Perché non lo hai detto agli insegnanti? " vi chiederete.
Non é così facile parlare con loro di questa cosa. Io volevo solo andarmene lontano da lì, sparire e non tornare mai piú.




Arrivò la fine dell'anno e avevo recuperato tre materie.
Arrivò anche l'estate e io sarei stata lontana da quelle due. Ma anche le vacanze finiscono e la scuola sarebbe ricominciata.

Odiavo la fine delle vacanze.
Come tutti tralatro.

Ancora una volta cercavo di convincere i miei genitori di farmi uscire al rientro ma nulla.

È questo il brutto di avere dei genitori iperprotettivi!

Un'altro anno da capo.
Altri pianti di nascosto e altre risate intorno a me.

In terza media fui operata al cuore a causa di una malattia che ho dalla nascita.
Dovevano mettermi una valvola e una vena polmonare.




Speravo andasse male e che non mi sarei più svegliata una volta addormenta.

"Ma sei pazza a volere una cosa del genere!?" vi chiederete.
Sí.
Quando soffri tantissimo e nessuno può aiutarti l'unica cosa che vuoi é morire per smettere di sentire queste cose.

Avrei potuto cambiare scuola.
Ma non l'ho fatto perché quella in cui andavo era la più vicina.
Avrei potuto dirlo ai miei.
Ma non é facile come sembra.
Non potevo andare da loro e dire semplicemente : "Ciao mamma e papà, a scuola sono la peggiore e sono bullizzata, voglio morire e odio la mia vita!"

Una cosa che temevo era che una volta che l'avrei detto mio padre sarebbe andato a scuola a creare problemi.
Lui vi tiene davvero tanto a me e avrebbe ucciso per me.
Volevo evitare di portare mio padre a scuola.

Gli insulti peggioravano ogni giorno di più e si arrivò al razzismo.
Mi dicevano che ero una persona che non vale nulla solo perché sono rumena.
Avrei potuto fregarmene se non fosse per il fatto che sono in Italia da 11 anni e il mio paese mi manca molto.
Lí ho tutto : amici, cugini, nonni, insomma, il mio paese era una cosa sacra per me. Essere insultata per la mia nazionalità mi faceva più male di qualsiasi cosa al mondo. Un calcio in pancia avrebbe fatto meno male.

Io sono sempre stata molto sensibile da questo punto di vista. La mia nazionalità é la cosa di cui vado fiera e ho sempre odiato quelli che dicono che i rumeni fanno schifo e non valgono nulla. Non tutti sono così.
Io non mi permetterei mai di dire che l'Italia fa schifo! Anzi, dove vivo io trovo sia una città molto bella.
Scusate, mi sto dileguando.

In ogni caso, l'operazione andò bene per mia sfortuna ma in compenso mi diedero tre mesi di convalescenza.
Durante la settimana che passai in ospedale solo una persona che frequentava la mia scuola venne a trovarmi. Indovinate chi.
Mery la mia migliore amica?

No, non lei. Lei non mi mandò nemmeno un messaggio per sapere se stavo bene.
Venne a trovarmi l'insegnante di italiano.
Lei mi voleva davvero bene.
E non venne a mani vuote.
Mi portò un regalo.
Mi portò i Gianduiotti.
Quando la vidi entrare nella sala sul mio viso comparve un sorriso enorme.
Era l'ultima persona che mi sarei aspetta.
Eppure è venuta a vedere come stavo di persona.

Più tardi altri compagni mi contattarono.
Compagni con cui non avevo parlato molto, ma a cui importava qualcosa di me.
Ma Mery non si fece sentire.
Emma sí, e più di una volta. Lei mi portò il programma da studiare e i compiti.
Lei fu l'unica.
"Mery é una stronza, perché eri sua amica? " vi chiederete.
E io vi ripeto : questo non é nulla.

Finalmente la terza media finì e ora sono lontana da loro...

E lo sarò per sempre.


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