Doveva essere una serata come le altre, non avrei mai immaginato si sarebbe evoluta in una simile tragedia.
Doveva andare tutto bene, non sarebbe dovuta finire così.
Dio, mi sento così stupida...
Era il compleanno del mio padrino, compiva cinquant'anni, di professione faceva il barbiere. Per tutta la settimana i miei genitori avevano ripetuto che saremmo dovuti andare da lui quel venerdì sera ma, tanto per cambiare, si erano dimenticati di comunicare un piccolissimo quanto insignificante dettaglio: la cena era al ristorante.
Quindi, sbollita la rabbia per l'insensata ramanzina ricevuta una volta che erano rientrati per prepararsi, tornai in camera. Tolsi t-shirt e canotta intima, infilai le scarpe meno casual che riuscii a trovare e indossai la blusa fucsia comprata appena una settimana prima. Purtroppo mi ero già truccata, anche abbastanza velocemente, non potei fare molto per rendere il tutto più presentabile. Mi limitai a mettere le lenti a contatto, infoltire le ciglia con un'altra passata di mascara e ripassare la malandata linea di eyeliner, definendola meglio.
Infilai il giacchetto di pelle e scesi giù in garage.
La serata proseguì serena: mangiammo, ridemmo, scherzammo e, come al solito, ce ne andammo troppo presto.
Il dramma fu a casa.
Rimisi a posto le scarpe, sflilai blusa, fermagli nei capelli e pantaloni. Misi il pigiama e solo dopo andai in bagno; le lenti erano sempre l'ultima cosa che toglievo.
Mi piacevo quando le indossavo. La montatura degli occhiali era troppo spessa e distorceva fin troppo i tratti del mio viso, sembravo una bambina troppo cresciuta. Con le lenti invece mi sentivo bella; potevo truccarmi come volevo, senza preoccuparmi di fare le code dell'eyeliner troppo lunghe – altrimenti la montatura le avrebbe coperte – o delle lenti che si sarebbero sporcate a ogni battito di ciglia intrise di mascara, gli zigomi prendevano finalmente una forma e anche la frangia sarebbe ricaduta sugli occhi in maniera naturale. Mi sentivo bella.
Tuttavia, a causa di una malformazione alla cornea ereditata dalla mia dolce nonnina, trovarne un paio che andasse bene per i miei occhi malandati si rivelò un'impresa impossibile ed ero costretta a ordinarle da un laboratorio giapponese ogni tre mesi, circa. Non erano nemmeno efficienti quanto quelle di un occhiale, la vista risultava leggermente sfocata, così potevo metterle solo quando uscivo; d'estate solamente la sera.
Ma mi piacevo, quando le indossavo, quindi andava bene.Non avrei mai pensato di arrivare a odiarle a questo modo.
Guardai un'ultima volta nello specchio e lavai le mani. Per togliere il trucco avrei dovuto prima toglierle o le sostanze contenute nel solvente avrebbero potuto danneggiarle.
Sospirai e posai il polpastrello dell'indice sulla pellicola che ricopriva l'iride destra; la consistenza sembrava un po' diversa rispetto al solito, leggermente più secca, ma non ci feci caso. Puntai lo sguardo sul mobile alla mia sinistra e feci scorrere il dito verso l'estremità esterna dell'occhio.
Rimasi un attimo disorientata quando il pollice non trovò il bordo da afferrare.
Era strano, di norma la lente si sarebbe dovuta raggrinzire e staccare da sola una volta incontrato il pollice, ma così non fu.
Diedi la colpa all'unghia troppo corta e riprovai.
Niente.
Sì, decisamente strano. Guardai fissa il riflesso nello specchio per timore che si fosse mossa o tolta senza che me ne fossi accorta, ma era proprio lì, attorno all'iride.
Riprovai ancora una volta, guardando in alto e provando a trascinarla verso il basso; il risultato fu il medesimo.
Leggermente frustrata dalla situazione, feci degli altri tentativi, tutti vani.
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Parte di Me
Horor· • · • TRATTO DA UNA STORIA VERA • · • · Il peggior incubo di chi porta le lenti a contatto? Be', quello che sto vivendo adesso... - · - · - · - · - · - · - · - · - · - · - NON È NIENTE DI SMIELOSO!