Era seduto su quella poltrona da pochi minuti, e già Matt cominciava ad annoiarsi, aveva accavallato le lunghe gambe in modo molto maleducato tanto che gli enormi piedi puntavano verso la finestra, come a voler desiderare di buttarcisi pur di scappare. Scappare forse per rincorrere la bella giornata che si prospettava fuori dallo studio con la carta da parati verde pistacchio decorata con delle patetiche e minuscole margherite bianche. Ogni volta storceva la parte sinistra del labbro, come un cane che ringhia, dal forte disgusto, per allargare, subito dopo la bocca al massimo, in un sorriso beffardo, pieno di disprezzo. Circondato da mobili in mogano, da ricchi e lustri signori, provava solamente pietà per il povero psicologo, se si soffermava sulla scrivania di questo, che era talmente enorme da sembrare un piccola nave, rideva, perché troppo grande per la minuscola stanza claustrofobica, intima. Odiava doverci andare. Odiava dover sopportare la vista di quei tappeti con disegni di draghi cinesi. Doveva convincere se stesso a controllarsi, ecco perché quella mattina cercava di sembrare più affabile del solito.
-vedo che sta molto bene Signor Morgan. La sua grande mano sinistra dalle dita grossicce si posò sotto la radice del naso, nell'usuale modo gestuale che assumeva quando voleva sfottere.
-si, grazie Matt ! Proprio l'altro ieri sono andato a fare una piccola escursione in campagna. Non puoi capire che aria fresca ! Ne parlava con tale foga da sembrare un pazzo. Matt rideva a pensare a quando andava alle superiori, e si incomava per cinque ore sul banco della classe, la stessa svogliatezza era stata presente anche quando aveva cominciato a lavorare, al termine della scuola, come commesso, costretto a indossare quell'orribile divisa dozzinale e priva di colore. Era stato licenziato appena una settimana dopo l'assunzione. Sorrise a quel pensiero, sentì ancora fra le mani la perversa e dolce sensazione che aveva provato nel buttare un intero scomparto di pasta sul pavimento, con nonchalance, proprio davanti al direttore.
-tu Matt, allora, come hai passato la tua settimana ? Hai fatto qualche attività ?
-oh, si signore ! Sono rimasto per qualche giorno dentro casa, tranquillo e comodo nel mio lettuccio meraviglioso ! Sa, anche io mi sono rianimato ! Non sa quanto è terapeutico dormire per ore ed ore !
-sono felice per te ragazzo ! Si, questo è sicuramente un buon modo per riprendersi dopo una settimana dura e piena d'impegni come lo è la mia. Non sono troppo paziente per questo lavoro difficile ? Si lo sono ! Ho un animo troppo docile ! Proprio ieri è venuta da me la signora Clarissa, sai quella dai capelli ricci e biondi, quella alta che forse hai visto più di una volta aspettare nel salottino. Puntò il dito vero la porta.-Dio santo ! Ancora continua a parlarmi di suo marito, del fatto che la tradisce ecc ... è una donna davvero stressante ! Stressante anche per lei per di più ! Ha un diavolo per capello quella tizia ! Dovrebbe cercarsi un amante !
-potrebbe essere lei il suo amante !
-ma no ! Ma no ! Era saltato dalla sedia come un grillo, con quel piccolo corpo minuto e magro, alzò le mani a mo di discolpa.
-non lo farei mai io ! Sono un uomo onesto ! Non voglio rovinare il matrimonio di nessuno ! Matt scoppiò a ridere, con quella risata lunga e spacciata, comodamente seduto con le gambe accavallate.
-lei non lo farebbe, però se fosse un altro a farlo per lei andrebbe bene. Scoppiò in una fragorosa risata.
-la vita è un paradosso signore ! Tirò dalla tasca del pantalone le sue Marlboro, ne prese una, la rigirò fra le mani giocandoci, l'accese aspirando un lungo tiro.-la vita non è un paradosso, è meravigliosa.
-meravigliosa ? Davvero ? Vuole dire che è bella ?
-non ho detto che la vita è bella, ho detto che è meravigliosa, meraviglioso vuol dire anche stupefacente, imprevedibile, desta meraviglia ragazzo. Matt lo fissò nel viso, la pupilla degli occhi azzurri allargata.
-complimenti professore per il suo immenso senso dell'osservazione.
-spegni quella cosa ... Il signor Morrison girò la testa verso la finestra osservando l'edificio rosso di fronte, parlò con voce quasi assente, per un momento assorto nelle sue riflessioni. Matt sbuffò, ma da bravo ragazzo, accondiscendente, la spense dopo appena tre tiri, l'ultimo sbuffo di fumo si era diradato subito come un ricordo fantasma, e sul suo viso si era dipinta un'espressione annoiata. Si voltò anche lui, per un momento, a guardare fuori dalla finestra, per poi rigirarsi e vedere il signor Morrison scavare dentro un cassetto da cui tirò una pipa, dopo averci messo un tabacco vecchio chissà di quanti mesi, accavallando le gambe anche lui, in una posizione assolutamente placida, ne aspirò un lungo tiro, sbuffando un nuvolone nella piccola stanza. Matt rimase letteralmente di merda. Lo fissava sconvolto e allo stesso tempo arrabbiato, si morse la lingua in modo da frenarla, strinse il pugno avvicinandolo alle labbra aride e sottili. Lo psicologo prese un libro di filosofia, lo appoggiò alle gambe, e cominciò a leggerne alcuni punti.
-non ho mai capito la filosofia sai ... perché è un pensiero geniale di qualcun altro che non mi appartiene ...
-e allora perché li legge ?
-devo pur fingere di essere un intellettuale, non credi ? Sono pur sempre uno psicologo ! Rise, si abbassò gli occhiali fin sotto la gobba del naso, osservando il ragazzo in tralice.
-ha una bella filosofia lei ! Forse sta fingendo di essere una persona normale, ecco perché fa finta di apprezzare cose che non le interessano. Gesticolò animatamente, come un mago, muovendo le dita, e in particolare l'indice della mano sinistra, chiusa a pugno. Aveva l'abitudine di accompagnare ogni parola ad un ghigno, una sorta di sorrisetto appena accennato da ragazzo del ghetto, con una parte del labbro sinistro che si rialzava leggermente verso il naso, quell'espressione faceva si che si formasse una profonda ruga di espressione al livello della guancia scabra.
-si, hai ragione, devo riconoscere. Rispose placidamente Morrison, guardandolo a mo di scusa.
-ma del resto è la stessa cosa che fai tu.
-e cosa farei io ?
-fingere di essere normale quando non lo sei.
-che vorrebbe dire questo ? Che vuol dire essere normale ?
-lo sai benissimo Matt. Le lancette dell'orologio quadrato appeso al muro avevano appena segnato le quattro. Si era alzato dalla poltrona, stiracchiandosi al massimo, salutò lo psicologo con un cenno del capo.
-a rivederla professore. Si avvicinò a lunghi e leggeri passi alla porta, poco prima che se ne andasse si bloccò.
-Ehy Matt
-si ?
-non ti diverte per nulla venire qui vero ? Troppo noioso ?
-perchè, dovrebbe essere divertente andare da uno psicologo ?
-lo è se questo psicologo non fa quello che ordinariamente tutti gli altri psicologi fanno. Matt sorrise, perché sapeva che diceva verità. Morrison non faceva domande impertinenti. Mai.
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Giovane Disorientato
Fiksi UmumMatt Davinson è un ragazzo problematico, la sua vita si alterna tra forte senso di depressione a tranquillità. È sotto la custodia di uno psicologo dopo aver commesso un reato, in questo periodo della sua vita ritroverà un pò di luce, scoprendo la f...