Capitolo 1

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Il vento le accarezzava il viso pieno di lividi, le lacrime le rigavano le guance, lacrime così calde da poterle bruciare.
Stava lì seduta su uno scoglio a guardar il mare mentre le onde con rabbia sbattevano fra gli scogli.
Il nero dei suoi capelli brillava sotto i raggi del sole, e in quel momento pensai che quel nero dovesse essere sostituito, i suoi lividi dovevano svanire, e lei doveva essere salvata.
****

'Laila forza alzati sono le 20.30 se non ti sbrighi farai tardi'
La voce stridula di mia zia come tutte le mattina risuonava nella mia stanza
'Si, altri cinque minuti e mi alzo' dissi con voce assonnata per poi portare la mia testa sotto la coperta.
Dopo un tempo indefinito mi ritrovai col sedere sul pavimento
'Cazzo Carl ma che problemi hai?'
'Buongiorno anche a te dolcezza, tua zia non faceva altro che fare avanti e indietro in cucina blaterando sul fatto che tu avresti perso il lavoro e quindi puff ecco zio Carl che salva la situazione'
Il compagno di mia zia Susan se ne stava lì in piedi a guardarmi con quel sorrisetto divertito.
Mi alzo sbuffando e alla velocità della luce mi preparo per andare a lavoro.
Con un ritardo di mezz'ora eccomi qua sopra il banco a servire bevute ad un branco di alcolizzati in un lurido bar a Chicago.
'Laila vieni un attimo nel mio studio io e te dobbiamo parlare'', un brivido mi percorse la schiena, il mio capo.
Lo sapevo lo sapevo Svetlana non mi avrebbe mai coperto per il mio ritardo e sicuramente è andata a spifferare tutto al capo.
'Ehm si b-buona sera Josh arrivo s-subito'
'Finisci di fare da bere al cliente, io intento ti aspetto nel mio studio'
Gesù cosa posso inventarmi ora, con le mani tremanti finii di fare il Long Island a questo ragazzo strano che non mi hai mai levato gli occhi di dosso, per un momento mi soffermai a guardarlo, occhi neri che mi riservavano solo uno sguardo severo, labbra leggermente arrossate e più di così non potevo vedere dato il suo abbigliamento largo.
'Intendi restare imbambolata lì per molto? Il capo ti sta aspettando' la voce di Svetlana mi fece riprendere, senza dire una parola mi dileguai nello studio di Josh.
Era seduto sopra la scrivania con una bustina bianca in mano.
'Accomodati pure Lili' mi aveva dato quel soprannome fastidioso e nonostante le innumerevoli volte che gli avessi detto che non mi piaceva essere chiamata così, lui faceva comunque finta di niente e continuava.
'Sto bene così grazie' risposi a denti stretti
'Lily il tuo abbigliamento non è adatto a questo locale, tu sei così.. così come posso dire? Inadeguata? Sembri un agnello indifeso scopri di più e mostra le tue forme, so cosa nascondi lì sotto'
Mi venne il discusso solo a sentire quelle parole, ma non posso ribattere ho bisogno di questo lavoro per un momento mi soffermo a guardare la bustina fra le sue mani..
FLASHBACK
Anonimo's Pov
'Dammi la mia cazzo di roba, sai quanti cazzi ho dovuto succhiare per piotermela comprare?'
'N-no non te la do stai male, hai bisogno di riposarti, per f-favore'
Ho un morso in gola cerco di trattenere le lacrime ma devo essere forte non posso lasciarglielo fare.
'Ho detto che me la devi dare lurida bambina, dove cazzo l'hai nascosta?'
È fuori di se, si stringe le ciocche di capelli con forza quasi volendole strapjpare si muove facendo ondeggiare il corpo in qua e in la, cerca freneticamente nei cassetti dell'armadio tutti i nostri vestiti sono sparsi per la casa, vado in cucina ho bisogno di un po' d'acqua mi brucia la gola per aver trattenuto le lacrime ma in terra ci sono pezzi di vetro, sono scalza ho paura di farmi male ho paura.
'Ehi piccola'
Mi giro ma non trovo nessuno la voce di mio padre mi richiama ancora
'Piccola, qui' agita la mano per farsi vedere  'qua sotto'
Mi chino leggermente e papà è sotto il tavolo con la sua solita bottiglietta d'acqua e l'accendino in mano, sta facendo un volo, così lo chiama lui.
'Vieni qui, c'è pure Winky' ecco dov'era finita la mia giraffa di peluche, mi viene un sorriso spontaneo in volto e facendo attenzione ai vetri vado sotto il tavolo e mi nascondo dalle urla abbracciando winky.
Fine FLASHBACK
'Lili non ti sarai mica imbambolata un'altra volta'
Faccio un respiro profondo e scuoto la testa
'Si Josh ti ho sentita'
'Ma a quanto pare non hai capito, vai nello spogliatoio e prendi una delle maglie delle ragazze e poi ti rivoglio qui nel mio studio'
Senza dire una parola mi dirigo nello spogliatoio mi metto una delle maglie di Svetlana, mi guardo allo specchio e mi viene solo da piangere.
'Eccomi Josh' avanzo a passi lenti nello studio, 'oh si, ora si che va decisamente meglio' mi guardo le scarpe non ho il coraggio d'incrociare il suo sguardo, so dove vuole andare a parare.
'Ti va di sballarti con me prima di rientrare in servizio?'
'No Josh grazie' e con passo deciso esco da quel lurido studio.
In sala trovo Svetlana che sta facendo il suo "servizio" al tavolo ai clienti e per servizio intendo che ad ogni uomo alla bevuta viene servita fra le tette di Svetlana. Gesù che schifo.
Mi metto il grembiule ed eccomi di nuovo dietro il banco .
'Un Long Island' una voce roca mi fa voltare e ed ecco lo stesso ragazzo di prima dagli occhi tenebrosi, un po' mi intimidisce faccio fatica a sostenere lo sguardo, 'oh ehm si, però prima deve fare lo scontrino alla cassa' inclina la testa di lato e fa svolazzare lo scontrino all'altezza del mio naso, 'dici questo?' Accenna un sorriso, ma che strafottente.
'Ecco qua' gli porgo la bevuta, e lo guardo attentamente mentre ne butta giù una bella quantità, ha lo sguardo cupo guarda verso la finestra, le sopracciglia aggrottate, e il ginocchio che non smette di fare su e giù.
'Cosa hai da guardare viso pallido?' Sbatto un paio di volte le ciglia, mi ha dato davvero della viso pallido? Devo ammettere che la mia pelle è davvero troppo bianca, ma che razza di stronzo.

***
Dei forti tonfi alla porta interrompono il mio sonno, il sole entra dalla finestra creando una luce fastidiosa che con fatica riesco a tenere gli occhi aperti, altri tonfi alla porta e il campanello che non smette di suonare.
Prendo il telefono per guardare l'ora le 9.03 cavolo ho dormito solo due ore, mi decido ad alzarmi dal letto e vado ad aprire la porta.
'Buongiorno Carl Perter è in casa?'
'Oh ehm si' rispondo assonnata al poliziotto e per farmi sentire al piano di sopra urlo 'Caaaarl' ma purtroppo nessuna risposta lo richiamo un altra volta e menomale si decide a scendere giù, mi appoggio alla colonna della cucina con un sorriso divertito per capire cosa vogliono da lui.
'Buongiorno agente eccomi qua in tutto il mio splendore, le posso essere utile?'
'Basta con le cazzate Perter, seguici in centrale' e in un batter d'occhio Carl viene portato via.
Una grossa risata si espande in cucina e quella che ride per una volta sono io.
Questa giornata incomincia proprio bene.

È un'ora che aspetto Vik al White il pub dietro casa mia dove di solito abbiamo le nostre grandi sbronze, ma ancora nessuna traccia di lui chissà che fine avrà fatto.
Dopo al quinto squillo mi risponde con voce assonnata 'Laila dammi cinque minuti e ci sono' e stacca la chiamata.
Il solito Vik, ma da una parte lo capisco non riesco ad'arrabiarmi con lui, fa il dj in due locali di cui uno è il jump dove lavoro anche io.
Per essere ancora a letto Josh lo avrà sicuramente trattenuto, me lo sento.
'Ehi piccola  eccomi' ed ecco Vik in tutto il suo splendore che mi schiocca un bacio fra i capelli.
'Finalmente!  Ma div'eri sai quanto ho dovuto aspettarti?'
'Scusami ieri sera dopo il lavoro ho avuto una sbronza assurda, ma ora sono qui', mi scappa un sorriso non riesco ad arrabbiarmi con lui.
'Anche se aspettare è una cosa che odio, sei perdonato'.
'Cazzo Laila era un sacco che non ci andavamo
giù si suor come oggi' dopo

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