Capitolo 5.

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Stavo camminando senza una meta precisa. Era tutto buio e faceva freddo. Avevo paura,e ad ogni passo che facevo sentivo le mie gambe cedere e il mio respiro diventare sempre più affannoso fino a quanto non caddi a terra,sbattendo la testa fortemente. Avevo le ginocchia sbucciate e le braccia piene di graffi da cui sgorgava un fiume di sangue. Gridavo aiuto ma invano,nessuno mi sentiva.

Avevo paura.

Mi sentivo sola in quel momento.

Sola.

Mi svegliai urlando. Ero tutta sudata e puzzavo tantissimo. Era l'ennesimo incubo che facevo in quella settimana. Non ce la facevo più. Mamma si era precipitata giù dalle scale appena aveva udito l'urlo.

Mi abbracciò e provò a rassicurami. Mi staccai subito dalle sue braccia. In fin dei conti la colpa era anche sua. Non mi era stata mai vicina in questi cazzo di quindici anni. Sempre impegnata con il suo lavoro. Non aveva mai pensato a me. Non le era mai importato niente di me. Dopotutto la colpa era solo e soltanto mia se papà se ne era andato. Se mamma non  fosse rimasta incinta adesso loro sarebbero felici insieme. Invece per colpa mia,tutto quello che avevano progettato era andato in fiamme. Sapevo che mi considerava un errore. Un errore che non avrebbe mai voluto commettere. Era stata tutta colpa mia se papà era morto. L'avevo scoperto a soli otto anni perchè mamma da ragazzina aveva un diario segreto dove ci scriveva tutto quello che le accadeva

Un giorno per caso,colta dalla curiosità lo presi e da lì cadde una lettera.

L'aprii e iniziai a leggere.

Amore mio,

so che quando leggerai questa

lettera io non ci sarò più.

So già che farò qualcosa di

sbagliato perchè ormai mi conosco.

Perdonami per essermene andato

via sbattendo la porta dopo

avermi confidato di essere incinta.

Credimi.

Io non so cosa mi sia preso.

Siamo ancora giovani e avevamo

davanti tutta la vita.

Avevamo fatto tanti progetti sul

nostro futuro e tra questi c'era

anche quello di avere dei figli.

Ma non adesso.

Non mi sento in grado di fare il

padre. Non lo so fare. Volevo

godermi la vita e goderla con te,

passando le serate in spiaggia ad

accarezzarci e a guardare le stelle.

Volevo sposarti.

Si lo volevo.

Volevo condividere ogni singolo

momento con te. Ma non ce la

faccio. Questa cosa mi è crollata

praticamente addosso. Un

bambino no. O perlomeno non ora.

Perdona il mio egoismo ma è una cosa più grande di me.

Ti amerò per sempre.

Tuo Nick.

Infatti la sera stessa 23 agosto morì in un incidente stradale poiché guidava in stato di ebbrezza. Era uscito fuori strada andando a sbattere contro un albero.

Morto sul colpo

Così avevano detto i dottori. Perlomeno non aveva sofferto. Ma non mi importava .Aveva preferito morire che vedermi crescere. Aveva preferito che l'alcool prendesse possesso su di lui ad indurlo a quella fine che fare progetti su di me.

Lo odio. Si lo odio. Lo odio così tanto da andarlo a trovare tutti i giorni.

Mamma non lo sa ma ogni mattina, prima di andare a scuola mi reco cinque minuti al cimitero per parlare con lui. Gli parlo di tutte le cose che accadono,amori,delusioni,vicissitudini. E la sera prima di addormentarmi mi tengo stretta alla sua sciarpa impregnata del suo profumo e abbraccio il cuscino sperando che in quel momento sia lui a consolarmi.

Mi era caduto il mondo addosso. Avevo scoperto tutto solo a otto anni,ero solo una bambina. Ma la cosa peggiore era stato trovare qualche anno dopo un foglietto con su scritto ''aborto spontaneo’'

Mi madre voleva uccidermi e anche se lei non lo sa in verità mi ha davvero uccisa. Si,mi ha uccisa interiormente. Ha fatto si che ogni cosa si lacerasse. Ho iniziato ad odiare tutti. Lei sopratutto. Ero priva di sentimenti.

Ecco perché per me l'amore era una puttanata.

NIENTE É PER SEMPRE.

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