broken

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Fiumi di persone scorrono davanti a me ogni giorno in ogni attimo che se ne va, corre veloce e non mi aspetta più. Forse ho avuto troppe possibilità e forse me ne sono state date così tante che non me ne sono neanche resa conto; altre che non sono riuscita a riconoscere, che ho perso e che ormai non posso più avere indietro.

Anche il caffè sul tavolo è ormai freddo; tocco la tazza e il calore è tutto evaporato insieme alla schiuma che non sono mai riuscita a tenere troppo a lungo. Giro e giro con il cucchiaino fino a che i movimenti non la spezzano, fino a che non c'è più. Fino a che si rompe.

Rotto. Rompersi. Essere rotto. Sta tutto nella radice, in quella riflessività che a tratti mette addirittura i brividi, che quando la pronunci non puoi non sentire niente; anche il più apatico si riscuote e si ferma per un istante. Tocca tutti. Chi più, chi meno, ma sfiora almeno per una volta chiunque. Anche il dolore è diverso, ti prende in una maniera differente ogni volta che succede. A volte è più intenso, altre passa dopo qualche istante — quando va bene, ma quasi mai — altre ancora riesci a conviverci. Poi ci sono volte in cui non passa e allora resta lì, fermo e immutabile. Quando resta lì fa solo male e non puoi fare niente, perché quel pezzo mancante, quello che si è rotto e che si è sradicato dagli altri portandosi crepe dietro, è insostituibile e tutto quello che resta è solo un vuoto. Un vuoto perenne e duraturo, che non sai mai se ti lascerà più andare, se ti darà mai una tregua.

Il cameriere mi passa più volte davanti: i pantaloni classici neri gli cadono sulle gambe e lo fasciano sui fianchi, una camicia bianca è al loro interno e un grembiule rosso pompeiano lo copre davanti. So che si è reso conto che sono qui da tempo e che occupo un intero tavolo soltanto per me, ma non mi dice niente. Qualche volta mi guarda, ma non so perché o con quale intenzione.

Credo che abbia la mia età, e ha degli occhi scuri che in qualche modo riescono ad attrarmi. Probabilmente se fossi in lui mi chiederei di liberare tutto e andare via, di lasciare il posto a qualcun altro che prima o poi entrerà e a cui servirà più di quanto serva a me.

In vent'anni mi pento di molte cose che ho fatto. Mi pento di cose che ho detto e anche di quelle che non sono riuscita a dire; mi pento di non aver avuto quel coraggio di proteggermi quando non c'era nessuno a farlo, di non essermi portata al sicuro. Mi pento di non essermi voluta bene e di non essermi apprezzata perché ho creduto che il giudizio di chi mi guardava dall'esterno fosse più giusto e vero del mio. Mi pento di non essermi mai amata abbastanza, di sentire delle colpe che non sono mie.

Ormai ho solo pezzi che mi compongono, che mi tengono insieme, e mi chiedo fino a quante volte una persona può rompersi prima di arrivare al punto di non ritorno. Prima che quei pezzi non stiano più insieme neanche perché devono starci per forza; mi chiedo quanti pezzi di riserva ognuno di noi abbia.

Allora guardo la pagina bianca davanti a me e improvvisamente la voglia e la tentazione di esorcizzare tutto mi attraversa più volte, ma questa è diversa dalle altre. Questa volta voglio farlo davvero, voglio rendermi conto di quanti pezzi ho sfruttato e di quanti ne abbia dati agli altri togliendone a me stessa senza che neanche lo meritassero.

Non sono sicura di come starò dopo, di quanto in realtà possa aiutarmi e se possa ricomporre dei pezzi; se possa salvarmi almeno un po'. Solo che la penna è già stretta tra le dita, e prima che me ne renda conto sta già incidendo il foglio macchiandolo di tutti i miei peccati.

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A/N: Yas, nuova struggente storia (ci sto lavorando sulle cose felici giuro)!

Inizialmente pensavo di farne una OS e farla rientrare nella raccolta, ma poi mi sono resa conto che sarebbe stato meglio spezzarla. Sarà composta da poche parti, cinque al massimo compresa questa.

Credo che con le prossime note ci rivedremo direttamente alla fine, quindi spero solo che vi piaccia almeno un po' questo nuovo esperimento! Fatemi sempre sapere cosa ne pensate, mi raccomando 🌹

Vi abbraccio,
Chiara

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