how could you see the good in me

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three to ten

Non mi reputo una persona buona a volte. Magari lo sono e sembro anche esserlo, però io non mi sento tale. Ho tanti sensi di colpa sulle spalle; sento un peso che non riesco più a sostenere.

Quando andavo all'asilo c'era una bambina, si chiamava Valerie e ricordo che eravamo costantemente in conflitto su qualsiasi cosa. Da piccola mi piaceva stare al centro dell'attenzione e facevo di tutto per riuscire ad esserlo. Volevo essere la prima e che le persone mi guardassero, che mi dicessero quanto ero stata brava.

Poi è arrivato mio fratello quando per me è arrivata la seconda elementare. A quel punto non ero più la prima e me ne rendevo conto, e adesso, a vent'anni so che è così per chiunque sia stato figlio unico e dopo si sia ritrovato con qualcun altro a dover condividere anche la più piccola cosa.

A mio fratello ho fatto del male. Ho pensato cose di cui mi vergogno e l'ho ferito fisicamente; quando avevo otto anni gli rovesciai casa delle bambole con cui giocavo sempre sulle gambe, gliela feci cadere addosso e tutti sapevano che non era successo accidentalmente, che io volevo fargli davvero del male. Non so neanche il perché, so solo che ero così. Vedete, non sono una persona buona.

Fino ai miei dieci anni nascondevo cose e le rubavo, le sostituivo con le mie se credevo che fossero più belle. Non mi importava degli altri, vivevo e stavo bene, e a me bastava questo. Quando avevamo ospiti a casa andavo a cercarmi le loro chiavi della macchina o di casa, o qualsiasi cosa gli fosse indispensabile per non farli andare via. Adesso io credo che avessi paura. Ero una bambina ma avevo già paura che qualcuno mi lasciasse andare, che rimanessi da sola un giorno. Allora li costringevo a non farlo, li facevo restare con me con la forza. Mi proteggevo così.

I primi due anni delle elementari non sono andati bene e ricordo poco, soltanto di una bambina che si chiamava Alexis e che dopo mi ha fatto passare le pene dell'inferno. Prima del terzo anno me ne andai, ero in un altro istituto e conoscevo poche persone. Faticai ad ambientarmi.

In quella classe conobbi la mia prima migliore amica, si chiamava Holly e sapevo che per lei era lo stesso. Holly era sincera ed era buona, era dolce in un modo in cui io non riuscivo ad esserlo. Ce l'aveva negli occhi quella luce di bontà e di purezza, di chi fa del bene perché non riesce a farne a meno.

Litigavo spesso con Kelsi, una bambina della classe e che poi mi ritrovai anche nella scuola di danza che frequentavo. Un attimo prima ci volevamo bene e quello dopo ci odiavamo, però io adesso mi prendo tutte le colpe che erano mie. Perché io un po' stavo imparando a cambiare ma continuavo a non essere buona, a dire bugie come se niente fosse e ad esserne felice, se in quel modo poi raggiungevo i miei scopi.

Alla fine del terzo anno un'altra bambina arrivò in quella classe: si chiamava Ada e sembrava volesse rubarmi Holly. Poi la conobbi e legai tanto anche con lei, sua madre disse alla mia che le serviva un sostegno e un posto dove stare dopo la scuola perché lei lavorava tutto il giorno, allora iniziò a venire da noi. A me cominciò a dare fastidio, a starmi stretta quella situazione per il modo in cui mia madre si comportava con lei, per le attenzioni che le dava e che negava a me, perché credevo che si stesse dimenticando di me, che tenesse più a lei. Magari è vero: forse ero soltanto una bambina, però io mi comportavo male comunque. Non mi rendevo conto di stare male dentro e me la prendevo con il mondo, facevo cose cattive, pensavo in modo sbagliato.

Neanche in quella scuola andò bene, e all'ultimo anno ero ancora in un altro posto, in un'altra classe dove conoscevo soltanto Iris. L' avevo conosciuta in chiesa, aveva quei capelli lunghi e gli occhi verdi misti alla sicurezza che mostrava ogni volta e che desideravo avere io.

Ero ancora una bambina ma in quella classe persi la testa per un bambino che si chiamava Allan, che era biondo e aveva gli occhi di un azzurro chiaro, quasi trasparente. A momenti li ricordo ancora come se ce li avessi davanti. Solo che Allan piaceva anche ad Iris, e lei piaceva a lui. Avevo perso in partenza e lo sapevo, sapevo che non potevo competere con Iris e i suoi capelli, i suoi occhi e la sua sicurezza. Ero una bambina e avevo già il cuore spezzato per qualcosa che non avevo e che a quel tempo forse non sapevo ancora, ma non l'avrei mai avuto.

Le scuole elementari finirono e a me erano sembrate infinite, perché in cinque anni ero stata in tre posti diversi, e per qualcuno che fatica ad abituarsi anche alla propria ombra dopo ogni passo che fa non è l'esperienza migliore del mondo.

Avevo dieci anni e avevo già conosciuto la parte peggiore di me, quella che dopo anni avrei soltanto voluto nascondere, oscurare e sradicare da me per tutto quello che ero riuscita a fare quando ero stata soltanto una bambina.

Solo che non posso farlo e adesso, forse, con la piena consapevolezza delle cose e di tutto il resto, fa ancora più male. Ma fa ancora più male non poterlo cambiare.

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