eleven to thirteen
Il primo giorno di medie ero con Iris e una sua amica, c'erano anche i nostri genitori e stavamo aspettando di essere smistati nelle varie classi. Ci rimasi male quando scoprimmo di essere capitate in due classi diverse, che non saremmo state insieme.
Iris non è mai stata il tipo di persona che ti dice ti voglio bene all'improvviso e così su due piedi, però a modo suo te lo fa capire comunque.
Seguii il professore della mia classe e quando la raggiungemmo vicino a me c'era una ragazza bionda e con gli occhi azzurri, quell'azzurro intenso e puro. Si presentò e mi disse che il suo nome era Camille, io le sorrisi e le risposi con il mio.
Con Camille costruii un'amicizia sincera perché in lei mi ci rivedevo tanto, e perché allo stesso modo in cui lo sentivo io, lei sentiva di non avere nessuno. Vestiva in modo semplice, senza troppi ghingheri e non si truccava, non seguiva la massa e non lo facevo neanche io. A volte provavo tenerezza per lei, e più lei veniva a casa mia per studiare e lo stesso facevo io. Con Camille sentivo di avere qualcuno che mi capisse, qualcuno su cui contare.
Alle medie le mie insicurezze si amplificarono, perché sapevo di essere carina ma non ero bella, e non ero magra, neanche se facevo danza e avrei voluto diventare una ballerina. Portavo gli occhiali già da troppi anni e avevo l'apparecchio ai denti. Mi sentivo brutta, vedevo le forme del mio corpo e avrei voluto tagliarle, spazzarle via. Spesso mi vergognavo di tutto quello che ero, però nonostante tutto continuavo a rifugiarmi nel cibo per compensare e riempire quel vuoto che sentivo. Iniziarono a farmi pesare quelle insicurezze, a buttarmi a terra con parole che ancora oggi si ripetono nella mia testa.
Guarda quei rotolini, ma non si vergogna? disse una volta Paul e Drew lo seguì prima di ridere insieme. Mi indicarono quando lo dissero e io non feci niente, rimasi in silenzio perché in quel momento credevo che loro avessero ragione. Abbassai la testa e continuai a guardare sul libro e ad ascoltare l'insegnante, senza sapere che quelle parole mi avrebbero tormentata anche dopo anni.
Durante quegli anni frequentavo già la scuola di danza da molto, e mi fecero capire che ero brava e che avrei potuto migliorare ancora se mi fossi allenata di più. Solo che mia madre non era d'accordo, non voleva che una bambina di appena dodici anni dovesse abituarsi ai ritmi di un atleta professionista. Allora io continuai ad allenarmi come ogni volta, e mi sentivo bene quando mi dicevano che ero brava, che avevo una buona tecnica. Mi sentivo bene quando mi dicevano di partire prima di qualcun altro perché io ero più veloce, e mi sentivo bene quando riuscivo a classificarmi alle mie prime gare, quando riuscivo a farmi notare.
Qualche volta durante i miei orari c'era il gruppo in cui avrei dovuto esserci anch'io, e c'era un ragazzo che mi piaceva così tanto che ogni volta ero sul punto di volerlo urlare e farlo sapere a tutti. Era l'unico maschio del corso. Lo dissi anche a lui un giorno, quando ne ebbi il coraggio. Gli scrissi una lettera e gliela feci avere, ma lui non voleva me. E io lo sapevo, però l'avevo fatto comunque. L'avevo fatto e finsi che tutto fosse andato bene, che lui in realtà mi voleva e che gli piacevo, che si fosse preso una cotta per me. Ne parlai con Anne, una ragazza che era nel mio corso; portavamo entrambe due piccoli anelli colorati che simboleggiavano la nostra amicizia, quello che aveva lei glielo regalai io e lei fu felice quando glielo diedi. Anne era felice anche per me e Dawson, il ragazzo per cui soltanto io avevo perso la testa. Mi inventavo conversazioni e lo facevo con una leggerezza disarmante, ad un certo punto pensai anche a cosa avrei fatto dopo, al come avrei potuto trascinare ancora quella storia quando non era vera.
Non ce ne fu bisogno perché lei lo scoprì da sola: lei era amica di Dawson e un giorno si ritrovarono a parlare. Una volta lei mi aveva anche detto che a lui piaceva lei, ma di non preoccuparmi perché lei l'avrebbe lasciato a me. Anne mi chiamò bugiarda e lo disse urlandolo a tutti gli spogliatoi femminili. Tutti sapevano quello che avevo fatto e quello che ero, e la vergogna mi mangiò viva. Con Anne persi i contatti per molti anni.