Il Principe Generoso

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IL PRINCIPE GENEROSO

Il Distretto di Akasuna, meglio conosciuto come il Ghetto, si trovava nella parte più esterna della città, fuori la prima cinta di mura che lo separavano dal Distretto ricco di Suuna.

Luogo dove fame, violenza e degrado erano all'ordine del giorno e dove la speranza sembrava perdersi tra il puzzo del piscio che si levava dalle strade. Si sarebbe potuto tranquillamente scrivere all'esterno delle porte principali "lasciate ogni speranza, voi che entrate" perché era proprio quello che il Kazekage voleva.

Ovviamente gli schiavi che vivevano in quel posto si potevano considerare dei reclusi speciali, sorvegliati a vista dalle guardie Ambu all'esterno delle porte principali. Tra queste il più spietato era senza dubbio Sasuke Uchiha. Anche lui aveva vissuto la prima parte della sua vita come schiavo, ma la sua abilità innata gli aveva consentito di elevarsi al ruolo di guardia fino a raggiungere a soli sedici anni il rilevante posto di Capitano degli Ambu; aveva tradito la sua gente per ottenere il potere.

Naruto anche se non approvava il comportamento di Sasuke continuava a considerarlo come un fratello. Perché erano cresciuti insieme. Eppure pareva proprio che si divertisse ad infliggere le punizioni più crudeli proprio a lui.

Kiba entrò nella camera avvolta nella penobra. L'odore di sangue rappreso gli giunse pungente al naso e si chiedeva come poteva ancora essere vivo dopo un simile trattamento, ma lo sapeva bene che il suo amico era dannatamente coriaceo ... sarebbe stato meglio morire.

"Quel bastardo ... si può essere così spietati?" chiese rivolto a Sakura che stava mendicando le ferite.

"Non ha scelta." Fu la risposta pronta della donna. Anche lei continuava a difendere l'amico d'infanzia del quale era da tempo innamorata.

"Ti ci metti pure tu?! Gli si vedono le ossa!" ringhiò lui.

"Non urlare." Sussurrò ancora la ragazza dai capelli rosa.

"Hinata non avrebbe mai permesso ..."

"Adesso la vostra cara amica sarà sicuramente la sgualdrina di uno dei due eredi al trono!" replicò secca.

Kiba tirò un pugno contro la parete, imprimendovi il segno delle dita. Come si permetteva di parlare in quel modo quando lei stessa giaceva a letto spesso e volentieri con il capitano? Se non fosse stato per Naruto le avrebbe spaccato la testa contro come una noce.

"Tu sei l'ultima persona che deve parlare. Non vivi più da tempo in questo posto dimenticato dagli Deii della foglia!"

"Perché sono stata abbastanza furba."

"Certo. Io, Naruto e gli altri siamo degli stupidi per non esserci venduti anima e corpo al primo nobilastro che passava." Aggiunse sedendosi su una sedia.

"Insomma ma vi rendete conto? Si può chiamare vita questa?" chiese lei indicando la stanza.

"Io vi porterò fuori di qui. Credeteci." Sussurrò Naruto mettendosi faticosamente in piedi.

"Smettila con questi assurdi discorsi. Nessuno è tanto folle da seguirti figlio dell'Hokage." Lo zittì Sakura.

Già. Naruto era profondamente diverso da tutti loro e non per questioni di età, sesso o colore della pelle. Lui sognava una vita libera e chi viveva nel Ghetto non sapeva nemmeno cosa significasse quella parola. Loro erano nati schiavi e convinti di morire schiavi.

Lui, no. Suo padre quando era vivo gli aveva insegnato che c'era un'altra vita fuori dall'afa e dal caldo sole di Suuna. Una vita libera nei boschi verdi nei pressi di Konoha e poi la montagna con incisi i volti degli Hokage. Aveva instillato in lui la voglia di visitare personalmente quei posti e di vivere da ninja della Foglia. Proprio per questo motivo era continuamente punito, perché nei suoi occhi azzurri ardeva il fuoco della speranza.

Però, non possedeva l'ascendente necessario sui suoi compagni e nemmeno l'intelligenza che serviva per organizzare la rivolta ...

Inoltre chi poteva essere tanto folle da sfidare le ire della Principessa Temari? Perché l'unico e terribile ostacolo tra loro e la riuscita di una possibile fuga era lei. L'essere senza perdono. Colei che non conosceva l'amore e spietata assassina.

Il fratello più piccolo della stirpe Sabaku, pareva, non avere interesse a prendere con la forza ciò che poteva avere utilizzando la dolcezza. Essere sua concubina voleva dire venire viziata fino all'inverosimile. Le sue schiave erano poche e selezionate con cura da lui stesso.

Hinata Hyuga, era stata una delle poche fortunate, ma poteva chiamarsi buona sorte, finire nel talamo del giovane e bizzoso principe Gaara?

"Per quanto tempo pensavi ancora di ingannarmi?" le chiese lui senza alcuna particolare inflessione nella voce.

"Padrone, io ..." Hinata distolse lo sguardo.

"Ti ho mai fatto mancare nulla? Ti ho trattata male?" chiese ancora.

"No ... mai."

"Allora voglio sapere perché quasi ogni notte abbandoni le mie stanze per correre nel quartiere di Akasuna." Ora il tono della voce era lievemente alterato.

La giovane continuava a guardare i cuscini sul quale i due erano seduti, con le mani stropicciava la sua veste di seta, per paura che venisse a scoprire tutto.

"Se ve lo dico metterei nei guai quella persona." Replicò infine trovando il coraggio.

"Si tratta di uno schiavo. Il giovane Naruto, eh?"

Hinata alzò la testa di scatto, sorpresa, ma come poteva conoscere il nome del ragazzo al quale stava insegnando a leggere?

"Come ..." chiese mentre la voce le tremava.

Il principe del deserto sorrise, come se potesse comprendere perfettamente i sentimenti di quella schiava che arrossiva come una bambina ogni volta che per sbaglio si citava il nome di Uzumaki.

"Per tua sfortuna ho numerosi informatori a palazzo. Ti hanno vista uscire di notte avvolta in un velo con in mano alcune pergamene."

"Vi prego lui non c'entra! Non fategli del male!" gridò Hinata afferrando le mani del Principe e guardandolo con occhi supplicanti.

"Ci tieni proprio tanto a quello schiavo, eh?" rispose divertito.

La concubina riportò le mani su grembo, arrossendo abbassò la testa.

"Lui è così diverso dagli altri." Aggiunse.

"Sai ho un stalliere che devo sostituire. Pensi che al tuo amichetto interesserà l'opportunità di lavorare a palazzo?"

Hinata avrebbe davvero voluto ringraziare il padrone per la sua generosità, ma conosceva altrettanto bene Naruto.

"No. Rifiuterà e verrà punito dal capitano per questo ... come ogni volta" sospirò lei.

"Nemmeno per te?" chiese guardandola di sottecchi.

"Lui non sospetta che io ..."

"Metterà da parte il suo orgoglio perché sarai proprio tu a chiederglielo." Ordinò Gaara in un tono che non ammetteva repliche.

- Rinuncerei al mio trono per essere amato così.- sospirò prima di tornare a dormire.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 30, 2017 ⏰

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