Non sono mai stata la beniamina della classe. La causa della mancata popolarità è da attribuirsi a due fattori principali: non sono quello che si può definire, in gergo squisitamente adolescenziale, una gran pezza di gnocca, e sono una gran rompicoglioni. Una ricetta perfetta per la mancata popolarità, la consiglio a tutti se volete un'esperienza liceale piena di colpi di scena. Ma devo ammettere, senza modestia, che in questi 5 anni di scuola me la sono cavata: ho trovato la mia nicchia di persone fidate ed ho evitato la gogna sociale nonostante i miei continui interventi fuori luogo o sopra le righe.
Ma dubito che quest'ultimo passerà inosservato.
Lucia mi fissa con occhi infuocati. Lorenzo, ora al suo fianco, mi fissa anche lui, ma con espressione quasi sorpresa.
Anche i miei amici mi fissano.
Dopo una manciata di secondi che sembrano un'eternità, la musica riparte a pieno volume. Lucia si ricompone ad una velocità tale da sembrare un robot. Si stampa in viso il sorriso - quello suo, quelle bellissimo - e ingrazia amabilmente chi le ha regalato quel dannato telescopio.
« Cosa è successo. » borbotto io, nella speranza di svegliarmi di soprassalto nel mio letto come dopo un incubo.
« Hai fatto una figura di merda. » dice Anna, fissandomi severa.
Michele mi mette un braccio intorno alle spalle, strattonandomi dolcemente, per farmi riprendere dallo shock. Realizzo che non posso rimanere qui. Non qui tra le braccia di Michele, quanto piuttosto qui su questa barca. Su questo molo. Su questo pianeta. Mi scrollo dalle spalle Michele, cerco di riacquisire la cognizione dello spazio intorno a me ed individuo la porta di uscita.
«Se qualcuno dovesse chiedere, ditegli che ho lasciato il paese».
Giro su i tacchi e mi avvio a passo veloce verso la terra ferma.
«E TE DOVE PENSI DI ANDARE»
Mi giro e vedo Lucia che, a grandi falcate, si avvicina a me. Fa veramente paura. E, per quanto io la possa detestare, non è carino sentirsi dire certe cose, tantomeno il giorno del proprio compleanno, tantomeno davanti a tutta la scuola. Un velo di senso di colpa mi blocca.
«Tu, stupida verginella.»
Mi ritrovo stupita dal suo viso e dalla sua voce: quella rabbia che per un attimo era balenata nel suo sguardo qualche secondo prima era totalmente scomparsa, per lasciare spazio ad una sorta di sdegno regale. Mi guardava come si guarda un bambino che mangia le proprie caccole: schifo e compassione. Il suo tono di voce è, invece, privo di intonazioni particolari, come se stesse, non so, leggendo a voce alta la lista della spesa, come se stesse raccontando qualcosa di ovvio.
«Sei ridicola.» mi fissa ancora, con quello sdegno regale.
Intorno a noi, la festa sembra essersi interrotta. Il volume della musica si è abbassato, tutti intorno ci guardano attoniti. Qualcuno ha addirittura preso il cellulare per registrare un video. Altieri ora è nuovamente dietro di lei, si è di sicuro sentito chiamato in causa, insomma, inevitabilmente.
«Guardati. Guardatela tutti.» fa un passo verso di me, e con una mano fresca di manicure, prende una ciocca dei miei capelli e se la lascia scivolare tra le dita «con questi capelli»
Faccio un passo indietro, e deglutisco. Mi gira le testa e mi sento piccola piccola, ma non permetterò a Lucia di ridicolizzarmi.
«Non mi toccare.» dico, quasi urlando.
«Hai paura di me?» e si avvina di nuovo, sorridendo «Sei una fallita, Eva. C'è poco da dire. Ti permetti di venire alla mia festa per insultarmi, è un comportamento profondamente immaturo e stupido. Non ti fai un po' pena?»
E' come un super potere. Le persone popolari non sono necessariamente erudite, ma hanno un'intelligenza emotiva superiore alla norma. Loro sanno come si fa con le persone. Sanno modulare i loro comportamenti in base a chi hanno di fronte. E sanno sempre dove andare a colpire.
« Ho detto quello che hanno pensato tutti» le rispondo, con un tono leggermente isterico che niente ha a che vedere con la sua sicurezza.
Accanto a Lucia sono comparse Flavia e Lorena, le sue fidate scudiere. Altieri è ancora lì, a fissarmi imperturbabile. Lei mi sorride, sempre in quel suo modo angelico, da ragazza-copertina, che in questo momento sembra così innaturale che mi fa venire i brividi.
La festeggiata, con un movimento leggero e calibrato, prende un bicchiere pieno di quella bevanda rosa dalle mani di Lorena, che le è più vicina. Ne beve un piccolo sorso, e torna a sorridermi.
Poi sorride ancora, e con un gesto plateale ed elegante, mi getta addosso il contenuto del bicchiere, ombrellino compreso.
Tutti ridono, qualcuno applaude. Lucia si gira e si fa cingere la vita dalle grandi braccia di Lorenzo. Lorenzo mi guarda ancora.
« Ma poi... » aggiunge lei, tornando su di me con lo sguardo «Cosa ne sai tu delle relazioni e del sesso, Eva? »
Ci vuole qualche secondo per far tornare tutto alla normalità. La musica si alza di nuovo, la gente torna ai propri affari. Michele mi guarda tristemente, si morde un labbro e mi porge dei fazzoletti. Lo stesso fanno Anna e Noemi. Mi riempio le mani di carta, guardo i miei amici e faccio spallucce.
A quel punto, guardo di nuovo verso la porta e, con passo cadenzato e lento, mi accingo ad uscire da quella cazzo di barca.
Il vento mi trafigge il corpo, infreddolita e bagnata, respiro a pieni polmoni e cerco di godermi le luci di Castel Sant'Angelo.
«Sono io quello che nessuno si voleva perdere questa sera. Sono io l'unicorno.» sussurro tra me e me.
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Raccontami del vero amore
Ficção AdolescenteC'è chi, dell'amore, sa solo quello che ha letto nei libri e visto nei film. Eva è una di quelle persone. Per ora.