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Il cielo azzurro che accennava di qualche nuvola  qua e la era allegro e soleggiato quel giorno, limpido e pieno di luce.
Tony Stark faceva su e giu per la stanza dell'ufficio, dubbioso e perso fra i pensieri, mentre camminava lentamente diede un'occhiata dalla finestra che si estendeva per tutta la stanza collegando entrambe le pareti fra le quali l'uomo si tormentava.
Si fermò ad osservare il panorama, ogni volta restava estasiato, e si sentiva in colpa per darlo sempre così per scontato.
Csilenzio.
È così facile perdersi fra i propri tormenti, quando si è soli.
Tony aspettava il suo Capitano, erano giorni che non lo vedeva e non riusciva a pensare ad altro che al suo corpo, le sue labbra carnose, il suo fisico scolpito che tanto bramava di poter ripossedere. lo avrebbe rivisto fra poco, finalmente.
Nella villa si  era creata un atmosfera di disagio e incomprensioni, così si erano presi un pò di tempo, ma nulla di irrisolvibile.
Ti amo.
Aveva detto Steve
Amo anche Sasha. E lascio del tempo a padre e figlia per riconciliarsi come si deve, credo di essere di troppo.
Tony lo aveva rincorso anche dopo che si fu allontanato con l'Harley, lanciandogli dietro lo scudo e maledicendolo.
Melodrammatico del cazzo.
Gli aveva urlato, ma non poteva negare che quel tempo passato solo con la ragazzina era davvero servito a fargli capire quanto fossero dannatamente uguali, e che proprio per questo non sarebbero andati sempre d'accordo.
Sasha, proprio come Tony, aveva preso il pessimo vizio di lasciare il dentifricio caduto dallo spazzolino appiccicato al lavandino, e al momento delle accuse dell'uomo, la ragazzina negava spudoratamente, cercando di manipolarlo in modo che Tony dubitasse di  essere stato lui stesso a lasciarcelo.
Per non parlare della scarsa capacità di prendersi cura di loro stessi. Restavano giorno e notte chiusi in casa, ognuno nella propria stanza, a lavorare (e disegnare) e crogiolarsi sul da farsi. Si vedevano soltanto durante ora di pranzo e cena, la colazione Sasha la rubava dal freezer la sera prima di andare a letto, in modo che l'indomani mattina avrebbe potuto mangiarsela direttamente sdraiata sul letto.
Ogni tanto lei usciva a cercare Mr. Sparky, che in continuazione trovava modo di filarsela dal cancello automatico scavandoci da sotto, e, ogni tanto, Tony la "aiutava" restando fermo nel vialetto a fissarla, col volto impassibile e le mani in tasca, mentre lei sbraitava il nome del suo cane e se ne tornava dentro indispettita per non averlo trovato. Così, concludevano quel pomeriggio improduttivo ascoltando musica dalle casse del salotto, senza preoccuparsi del volume troppo alto, intonando gli Ac-Dc e i Queen dalle rispettive stanze, mai però si sognavano di stare nella stessa stanza insieme a condividere il momento, lo avevano fatto un unica volta, e si era conclusa con un livido lungo tutta la gamba di Sasha, che si era lanciata dal divano durante uno dei pezzi più adrenalinici.
Avevano imparato a convivere e a sopravvivere nella stessa casa insieme, ma non erano ancora riusciti a legare come Steve avrebbe voluto facessero.

« Signore..»
Friday aprì delle schede contenenti delle notizie riguardo a degli attentati degli ultimi giorni, ce n'erano stati a Londra, Bruxelles, Parigi, Roma, New York.. Tutti di recente, e anche se non aveva alcuna voglia di sentirne parlare, non poteva sfuggire dinnanzi a quello scempio.
Foto di ragazzini, donne, uomini, bambini, tutti uccisi.
« Togli. »
Ordinò, abbassando lo sguardo. Non poteva sopportarlo, ora che gli Avengers non ci sarebbero stati toccava a lui, l'inventore, il meccanico, plurimiliardario. Avrebbe trovato una soluzione.

« Il Capitano Rogers è qui.»

Extremis 3.0 (Stony) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora