Two

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Il giorno dopo, cambiati e pronti per l'allenamento, Stiles si trascinò fuori dagli spogliatoi e in campo pensando e ripensando ad una buona scusa per stare in panchina.

Poteva dire di essersi lussato una spalla e oh che peccato, dovrò stare in panchina, oppure di avere problemi di stomaco e dannazione, volevo proprio giocare oggi, e se proprio non gli avesse creduto allora si sarebbe buttato per terra fingendo uno svenimento. 

Ma il coach quel giorno aveva dei piani ben diversi per lui. "Stilinski! Esci dal tuo mondo e prendi la racchetta grande, stai in porta oggi," lo informò sfregandosi le mani tra di loro. "Ti voglio vedere soffrire e urlare come una ragazzina."

"Veramente coach, non mi sento benissimo," disse fingendo un'espressione di dolore e portandosi una mano alla pancia. "Forse farei meglio a star--" 

"In porta, Stilinski," sentenziò il coach soffiando poi nel fischietto mentre teneva gli occhi fissi su di lui, il suo sguardo lo inchiodava e non ammetteva repliche. 

Stiles sbuffò e si sistemò meglio il casco sulla testa, andando in porta con il passo pesante e svogliato. 

"Lahey!" sentì il coach urlare e si voltò leggermente per guardarli. Isaac stava raggiungendo l'allenatore correndo piano. "Dov'è Derek? Ti avevo detto di chiamarlo," gli disse poi. 

"Sì coach, dovrebbe arrivare a momenti," gli rispose lui grattandosi la nuca prima di scappare via, letteralmente, e prendere il suo posto nella fila dei ragazzi che, uno alla volta, avrebbe avuto la sua chance di tirare in porta. Stiles tornò a guardare dove stava mettendo i piedi giusto in tempo prima di sbattere la faccia contro il palo bianco della porta.

Quella mattina era Scott a prendere il posto del difensore, mettendosi davanti a Stiles, e quindi davanti alla porta, e cercando di fermare gli altri ragazzi. 

Stiles ringraziò il cielo. Avere Scott davanti come guardia gli garantiva il riposo quasi totale. Infatti Scott, con i suoi sensi e la sua forza sovrannaturale, non lasciava nessuno oltrepassarlo o anche solo provare a tirare in porta. 

Stiles tirò un sospiro di sollievo quando, a metà allenamento, di Derek ancora non c'era nessuna traccia. Fece roteare il bastone tra le mani e si mise meglio in posizione, era riuscito miracolosamente a parare la pallina dell'unico ragazzo che riuscì a oltrepassare Scott ~ perchè distratto da Allison che era appena arrivata a vedere gli allenamenti ~ e aveva ancora l'adrenalina a mille. 

La parte più divertente era stata al turno di Isaac. I due licantropi infatti si era squadrati a lungo, ghignando ed emettendo dei bassi ringhi. Poi Isaac aveva preso la rincorsa e aveva caricato Scott, buttandolo a terra e rimettendosi subito in piedi puntando a Stiles. 

"Oh no," esalò quest'ultimo vedendo gli occhi dell'amico tingersi di giallo e un sorriso malefico ad occupargli le labbra. "No no no no," cantilenò come un mantra stringendo con più forza la racchetta e chiudendo un occhio mentre cominciava ad indietreggiare e a pregare in tutte le lingue che conosceva. 

In un attimo si ritrovò a cadere per terra con il peso di Isaac sopra di lui, grugnì e sbattè più volte le palpebre scuotendo la testa a destra e sinistra per riprendersi dalla botta. 

"Lahey!" lo ammonì il coach fischiando. "Il tuo compito è tirare in porta, non atterrare il portiere!"

Isaac rise e si scusò poco sincero con il coach prima di dare un paio di pacche sul petto di Stiles e alzarsi. 

Stiles tossicchiò e si lasciò andare ancora di più per terra, togliendosi il casco e rilassando i muscoli che fino a quel momento - e con i peso soffocante di Isaac addosso - erano tesi. Il coach chiamò due minuti di pausa e Stiles ringraziò il cielo. 

Getting FitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora