Capitolo I - Di bulli, coccole ed esibizioni a sorpresa

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Kurt Hummel è sempre stato un ragazzo razionale. D'altronde, un ragazzo che a soli 26 anni è riuscito a diventare un cantante di Broadway e a guadagnarsi un posto a Vogue come collaboratore non può che essere una persona calma e, soprattutto, razionale.

Secondo voi, è nato così?

Assolutamente no.

15 Ottobre 2012

Kurt sta camminando per i corridoi del suo liceo, il William McKinley High School, a Lima, Ohio.

Gira l'angolo del corridoio che conduce in aula canto, dove si riunisce il Glee Club, e subito gli arriva un bicchiere di gelida, appiccicosa granita. I ragazzi della squadra di football si danno il cinque mentre scappano - da buoni conigli quali sono, pensa Kurt – per paura che arrivi Finn, il suo fratellone, figlio della nuova compagna di suo padre, Carole. Anche lui era come quegli scimmioni di Karofsky e Azimio, ma l'arrivo di Rachel nella sua vita e la passione per il canto scoperta dal loro vocal coach, il professor Schuester, lo aveva condotto, come si dice, a più miti consigli.

Kurt rimane lì fermo qualche istante, prima di dirigersi imprecando verso il bagno.

Cinque minuti dopo, sempre passati ad imprecare, Kurt è dal lavandino del bagno dei ragazzi che cerca disperatamente di ripulire i suoi capelli dai residui di granita, che ha scoperto essere alla menta.

Ad un tratto la porta del bagno si apre ed entra un ragazzo, il suo migliore amico, per cui ha una cotta stratosferica dalla prima volta che lo ha visto. E Kurt non è un maniaco che tiene il conto di quanti giorni sono passti dal loro primo incontro – 6 anni, 5 mesi e 13 giorni, ma non deve saperlo nessuno – no, è solo molto preciso.

“Ehi Kurt, che ci fai qui?” domanda Blaine, sorridendogli come sempre.

“Granita. Un'altra.” sussurra Kurt, rassegnato. Si volta giusto in tempo per vedere il sorriso di Blaine svanire dal suo volto, lasciando il posto ad un'espressione di rabbia.

“Ancora? Kurt, ora basta. Io e te adesso andiamo dal preside Figgins e la facciamo finita!” tuona Blaine, la voce che rimbomba per tutto il bagno. Sembra quasi che le pareti tremino.

“Sai che non posso. Blaine, non costringermi” la voce di Kurt si incrina a queste parole.

“Perchè, Kurt? Perchè preferisci subire, piuttosto che liberarti da questo peso? Perchè ti fai questo?” esclama Blaine, accorato.

“Blaine, mio papà non sa nulla né deve sapere nulla. Non voglio passare per quello debole. Inoltre, con i suoi problemi di salute, devo essere io quello forte, devo badare io a Carole e Finn, devo essere io a tenere unita la famiglia. Io aiuto tutti, ma nessuno aiuta me, e mi va bene così. Non voglio essere un peso.”

Kurt conclude così, in un sussurro, una lacrima solitaria che scorre sulla guancia.

Cade in ginocchio, le lacrime che ora cadono copiose. Non passa nemmeno un secondo che Blaine è in ginocchio accanto a lui, ad abbracciarlo.

“No Kurt, non piangere. Ti prego, calmati.” La voce di Blaine gli arriva alle orecchie, calda come sempre, ed ha l'effetto di calmarlo. Kurt smette piano di piangere, abbracciando stretto quello che è il suo migliore amico.

“Ora andiamo a casa mia, ci guardiamo un film e poi ti riaccompagno a casa, ok?” domanda Blaine, mentre si alza in piedi e porge la mano a Kurt per aiutarlo.

“Abbiamo riunione del Glee Club, ricordi?” risponde Kurt, alzandosi e raccogliendo la borsa.

“Allora dopo la riunione andiamo, e non voglio sentire storie. Devi staccare la spina anche tu, ogni tanto.” Blaine gli porge la mano, che Kurt stringe volentieri. Questi gli sorride, facendo sbocciare un sorriso timido e appena accennato sul volto del ragazzo più pallido.

Per aspera sic itur ad astraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora