Ricominciare a vivere

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Dormire tra le sue braccia, con la testa appoggiata al suo petto, non mi bastava più. Il calore che avevo provato durante i settantacinquesimi Hunger Games era diventato ormai parte di me. Ogni suo tocco, ogni sua piccola carezza o bacio mi riempiva il corpo di brividi, il cuore cominciava a palpitare più velocemente nel mio petto ed il calore si irradiava attraverso le mie vene, fino agli arti.

Ho sempre pensato che non fossi una persona incline a certe cose, troppo pudica soltanto per pensarlo ed ancora oggi, di tanto in tanto, mi imbarazzo rimembrando le carezze che Peeta mi regala in posti che credevo fossero soltanto miei. Ma probabilmente sono sempre stata troppo ottusa. Non comprendevo la sua funzione, né la sua utilità e per me le cose che non hanno uno scopo non hanno importanza. Io non voglio figli, a cosa poteva servirmi il sesso?

Invece il corpo, con tutte quelle piccole sensazioni che mi faceva provare, cercava di spingermi verso esso. Ho capito che il sesso non ha la sola funzionalità di concepire. Tantissime sensazioni si accumulano, il calore si amplifica, i pensieri si annullano. C'è soltanto Peeta. Ci sono io, ci siamo solamente noi due. I nostri baci e carezze, il mio voler sentirlo più vicino, come se fosse me. Come se fossimo una cosa sola. La distinzione tra di noi scompare e cominciamo ad essere un'entità unica.

Non so bene quando questo sentimento sia cresciuto dentro di me, quando è diventato così forte da farmi dimenticare tutto ciò che credevo essere vero in passato. Ma volevo avere la possibilità di sentirlo in me. Non so quando arrivai alla consapevolezza di volerlo davvero. Per un certo periodo di tempo, ho cercato di cacciare dalla mente quell'idea, quell'immaginare i suoi baci caldi sulla mia pelle umida, o le sue mani muoversi per farmi provare piacere.

E così abbiamo ricominciato a crescere in un modo che non credevo possibile, facendomi diventare una persona che non credevo fosse parte di me e ho scoperto quanto fosse utile. Non soltanto per scacciare i pensieri, ma anche per battere quell'apatia che spesso è parte di me, quella tristezza che prende il sopravvento e che mi fa odiare la vita, rendendomi difficile anche alzarmi dal letto perché non vedo il bello del mondo. Perché Peeta, in modo tutto suo, mi fa sentire viva e protetta.

La prima volta è stata quella più difficile. Non mi sentivo giusta, non sapevo cosa aspettarmi e l'ansia si era totalmente impossessata di me, ma non potrei mai pentirmi della scelta che ho preso perché quella prima volta è stata, sì, imbarazzante, ma anche assolutamente emozionante. È stato un po' come avventurarmi per la prima volta nel bosco, quando avevo paura di allontanarmi troppo, quando ogni piccolo rumore mi faceva sobbalzare e spaventare. Ma la sua gentilezza, le sue parole dolci atte a calmarmi ed a rilassarmi mi hanno fatto capire che non ero da sola. Ero con lui e mi avrebbe protetto. Mi ha fatto sentire come se niente potesse farmi male, come se le sue braccia ed il suo corpo avrebbero attutito tutto il dolore che io provavo.

C'è stato poi il periodo successivo che è stato quello con più passione. Haymitch ogni tanto se ne usciva con frasi del tipo: «La luna di miele è ancora in corso?» che personalmente non ho mai capito. Cos'è la luna di miele? Forse qualcosa che si utilizza a Capitol City, penso. Io e Peeta, durante questo periodo, non avevamo la forza di staccarci l'uno dall'altro. Mi ritrovo spesso a pensare come sia imbarazzante e come io non sia così. Non è da me, non è nelle mie corde, ma ogni suo bacio me ne faceva desiderare altri dieci, poi venti, poi lo volevo ancora più vicino. Era come la morfamina. Quando non era con me, ritornavo nel mondo della mia apatia, risvegliandomi soltanto quando sentivo i suoi passi o la sua voce. Non che stessimo insieme tutto il tempo e non che non potessi stare lontana da lui, avevo sempre la caccia, ma mi ritrovavo sempre più spesso a desiderarlo. A desiderare Peeta e baciare il suo corpo, volere le sue carezze sulla mia pelle e le mie sulla sua. E Peeta non mi sembrava da meno. Sembrava insaziabile. Ogni momento era buono per baciarmi, che fosse sulle labbra, sulla nuca, sul collo o su una spalla non faceva differenza. Poi cominciava ad accarezzarmi la schiena, con calma, mentre la sua lingua era sulla mia bocca. Il passo successivo, per farmi capire cosa volesse, era quello di giocare con il bordo della mia maglia, infilare le mani sotto per accarezzarmi a pelle i fianchi.

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