Sono passate due ore da quando sono tornata a casa eppure non riesco a fare a meno di sorridere come una scema ripensando alla bellissima giornata di oggi.
Ad eccezione di quando è arrivata Sarah ma non lascerò che mi rovini questo bel ricordo.
Vengo interrotta dalle strilla di mia madre che mi chiede se posso scendere in salone, come se naturalmente non fosse una domanda retorica.
Mi alzo e vado in salone, tanto so già che mi vuole chiedere qualche favore, mi chiama solo per quello. E come ciliegina sulla torta mi trovo tutta l'allegra famigliola seduta sul divano tutti abbracciati e che chiacchierano animatamente tanto che non si accorgono nemmeno del mio arrivo.
Tossisco per farmi sentire e tutti e tre si girano nella mia direzione, mamma mi intima di sedermi vicino a lei ma io la ignoro, facendo finta che non sia successo nulla mi dice:«Jenna tesoro, avrei un favore da chiederti. Sai ti ricordi quei gentilissimi signori che ci hanno aiutato a portare tutti gli scatoloni di Sarah in casa?
Abbiamo deciso di sdebitarci con loro e gli ho preparato dei biscotti, dato che ora devo andare a lavoro e Jersy ha delle commissioni da fare, vacci tu a darglieli e porgigli i ringraziamenti da parte di tutti».Ecco lo sapevo, ormai non ci rimango più male.
Le rispondo:«E perché non potrebbe andare Sarah visto che hanno portato le sue cose».
Sarah infastidita risponde:«É ovvio, io devo studiare e sai a differenza tua ho degli amici con cui uscire».
Questo non lo doveva dire.
Incazzata nera le strillo:«Ma stai zitta che non apri un libro da quando sei nata e ti farebbe bene, almeno faresti girare quei pochi neuroni che tieni nella tua testa vuota e poi mi dispiace deluderti ma anche io stasera esco con un'amica».
Mamma sta per intervenire ma viene bloccata da Jersy che con gli occhi spalancati pieni di rabbia mi dice in tono severo:«Non ti permettere mai più di parlare a mia figlia in questo modo e vedi di portare i biscotti ai signori Jensen sennò te la scordi l'uscita stasera».
Sconvolta dalla sue parole guardo mamma sperando che almeno questa volta prenda le mie difese, ma lei abbassa lo sguardo.
Con ribrezzo rispondo:«Mi fate tutti schifo»
prendo i biscotti ed esco da casa, non voglio dargliela vinta ma col cazzo che riusciranno pure a rovinarmi l'uscita con Mandie.Prima di andare dai Jensen cammino verso l'unico posto in cui posso stare sola coi miei pensieri.
In un attimo il bellissimo profumo dei fiori mi inonda le narici e capisco di essere arrivata, alzo lo sguardo e vedo la solita altalena con i soliti bellissimi fiori e la solita panchina, eppure nonostante vengo qui tutti i giorni questo posto che da tutti potrebbe essere definito scialbo è la mia ancora di salvezza. Un posto che non devo condividere con nessuno che è solo mio.
Mi siedo sulla panchina e scoppio in un pianto liberatorio, nonostante ho sempre saputo che mia madre sia così, ogni volta che mi volta le spalle per me è come se mi infliggesse una nuova coltellata ed una persona può essere anche la più forte del mondo, ma se riceve tante coltellate anche lei cade.
Mentre piango con le mani davanti gli occhi sento una manina che mi tocca le guance, spaventata mi scanso e vedo che davanti a me vi è un bambino, avrà all'incirca cinque anni e mi fissa con degli occhioni azzurri, è così tenero che sembra un angelo.
Mi chiede:«Perché piangi?» e poi riallunga la manina per asciugarmi le lacrime che non sono ancora riuscita a placare.
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BACI RUBATI
RomansaGli urlavo con dolore :"Hai mentito per tutto questo tempo! Non ti è mai importato nulla di me, nulla. Il nostro amore, i pianti, la gioia per te erano solo un divertimento." Mi guardava con occhi freddi :"Si, non mi è mai importato nulla di te ed o...