The game is on!

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Kamar-Taj.
Dimensione Oscura.
Gemme dell'infinito.
Loop temporali.
Manipolazione di materia e spazio.
Se chiunque altro fosse entrato a Baker Street raccontandogli cose del genere, Sherlock l'avrebbe sbattuto fuori senza pensarci due volte, paragonando il suo cervello al pari o inferiore a quello di Anderson: e per essere inferiore a quello, ce ne voleva...
Peccato però che l'individuo in questione avesse appena riempito la sua tazza di tè davanti ai suoi stessi occhi, e solo con un gesto della mano.
Sherlock ripensò, e non per la prima volta, che avesse messo davvero qualcosa nel suo tè; ma, razionalmente, sapeva anche che non era possibile: aveva avuto in mano la tazzina per tutto il tempo.
In nessun modo il dottor Strange avrebbe potuto drogarla.
Forse ha usato una droga a dispersione aerea...
Non sarebbe la prima volta che ci vengo a contatto...
Ma una vocina nella sua testa, alquanto irritante-e molto simile a quella di John-continuava a ripetergli: "Forse ci sono cose, nel mondo, che vanno al di là della tua mente razionale".
Naturalmente, avrebbe accettato il caso: non sarebbe stato noioso, questo poco ma sicuro.
Sperò che John si desse una mossa ad arrivare: se anche lui avesse visto quegli specie di... trucchi magici-faceva fatica ad ammettere, addirittura a concepire, una tale eventualità- allora si sarebbe arreso all'evidenza.

Intanto, Stephen aveva ripreso a parlare, dopo aver atteso che Holmes si riprendesse.
-Capisce perchè ho dovuto dirle tutto questo? Lei, a quanto ho capito, ha già incontrato questo criminale. Se è lui davvero, la situazione è critica: ma se anche è in possesso anche dell'Occhio di Agamotto, la situazione diventa catastrofica. Quella reliquia ha un potere inimmaginabile.
Sherlock pose le mani a piramide sotto il mento, gli occhi socchiusi.
-E quindi... chi possiede questo... Occhio di non so cosa... può manipolare il tempo?
-Occhio di Agamotto, sì-lo corresse Stephen.- Certo, dovrebbe anche essere versato nelle arti mistiche... ma non possiamo essere sicuri che il criminale in questione non lo sia.
Il detective rimase in silenzio per un breve momento, assorto.
-Accetto il caso-disse infine.-Insieme al mio assistente, ovvio. Dovrebbe arrivare qui a momenti.
-È una persona affidabile? La questione è molto delicat...
-Gli affiderei la mia stessa vita- lo interruppe subito Sherlock, sul volto l'ombra di un sorriso.-È un dottore. Proprio come lei.
Strange parve esitare un momento, l'espressione distante.
-D'accordo-acconsentì poi con un cenno del capo.

In quello stesso istante, si sentì un rumore di passi di corsa sulle scale, e John Watson entrò nella stanza trafelato.
-C'era... traffico... Il taxi non... Sono sceso un po' prima... -boccheggiò, portandosi una mano sul fianco, e ansimando.-Sherlock, come è possibile che Moriarty sia...??
Si bloccò e tacque, alla vista del cliente seduto sulla sedia, e vestito in modo alquanto... originale.
-John... siediti un momento, riprendi fiato-lo invitò Sherlock, ridacchiando sommessamente, ma anche, per l'ennesima volta, toccato dalla sua preoccupazione verso di lui: era palese che l'amico avesse fatto la strada di corsa per almeno tre isolati, pur di arrivare il prima possibile.-Il caso che ci viene proposto è alquanto... singolare.

Alla fine di tutto quel racconto, John ancora si domandava se non avesse perso del tutto la sua sanità mentale.
Ma il fatto che Sherlock stesso gli credesse... Oddio... non era poi proprio sicuro del tutto che quella fosse una garanzia...
-Non ci sono droghe in giro, John. -Il consulente alzò gli occhi al cielo, avendo capito immediatamente cosa gli fosse appena passato per la testa.-Di nessun genere.
Il medico, con un pizzico di imbarazzo per essere stato colto in fallo, si dette per vinto.
-Direi che non c'è altro da aggiungere.
Sherlock si alzò dalla poltrona di scatto, con il consueto luccichio negli occhi di quanto aveva per le mani un caso degno di interesse.-Vorrei analizzare subito la scena del crimine.
-Un momento! E Rosie??-lo interruppe John, subito ansioso, che non vedeva la piccola nella stanza.
-È con la signora Hudson-lo tranquillizzò Sherlock.-L'ha portata al parco.
Estrasse poi il cellulare, digitando qualcosa velocemente. Aspettò la risposta, poi fece un segno di assenso.
-La porterà da Molly, che se occuperà fino al nostro ritorno.
Il medico sorrise, decisamente più tranquillo.
-D'accordo... Ah! Mi stavo dimenticando!-esclamò, portandosi una mano nella tasca della giacca.-Hanno lasciato questo fuori per te.
E gli porse un pacchetto di carta marroncina.

Sherlock aggrottò la fronte: quella situazione gli era familiare... troppo, familiare...
Lacerò la carta, scoprendo di provare un leggero nervosismo, e insieme un presentimento, che fu confermato dal contenuto del pacchetto: un cellulare con la cover rosa.
Chiunque ci fosse dietro, sapeva persino il momento giusto per recapitarglierlo.
Al vederlo, il cuore di John perse un battito.
-No... non di nuovo...-gemette.
Stephen, intanto, si era avvicinato, incuriosito, non essendo a conoscenza esattamente dei loro trascorsi con Jim e dunque di cosa significasse esattamente quel telefono.
Sherlock si rigirò a lungo il cellulare tra le mani con un'espressione intenta, per poi cliccare sullo schermo e sbloccarlo. Non c'erano contatti salvati in rubrica, e neppure messaggi. Però...
-C'è una foto salvata...-disse, e la mostrò ai due: rappresentava  una bottiglia contenente un liquido di un colore giallo, che il medico non riuscì a identificare.
Gli occhi del corvino, al contrario, si illuminarono.
-Aspettate qui, torno subito!-esclamò: e corse nella sua stanza, lasciando John da solo con Strange.
All'inizio rimasero entrambi in silenzio, mentre il biondo lo sbirciava di sottecchi; ma, alla fine, quest'ultimo non riuscì più a trattenersi.
-Quindi... il suo mantello...
-... Già-replicò Strange, laconico.
Sentendosi chiamato in causa, il mantello si sollevò per un lembo inferiore, quasi stesse facendo al biondo un cenno di saluto.
Lui sbarrò gli occhi, allibito.
-Mi ha appena...??-balbettò, indicandolo.
-Sì. A quanto pare, lei gli è simpatico-replicò Strange, con un sorrisino.- Non si può dire lo stesso del suo collega... l'ha colpito, poco fa.
Il medico ridacchiò sommessamente.
-A quanto pare, Sherlock non lo sopporta nessuno... Nemmeno gli oggetti mistici...
-... Chi non sopporta chi?
Il detective aveva proprio in quel momento fatto  ritorno, tra le mani una piccola borsa di pelle nera.
-Niente, niente...-rispose lui subito, distogliendo subito lo sguardo, ma nascondendo un leggero sogghigno.

Sherlock si rivolse al dottor Strange.
-Ho quello che mi serve per iniziare l'indagine-disse, senza però specificare cosa.-Allora, la sua... sede, dove è stato rubato l'oggetto... si trova a New York, vero?
-Di solito no. Ma recentemente l'avevo trasferito lì per studiarlo. È la mia sede principale, quella che dirigo. Le sarei grato se le indagini potessero cominciare subito.
-Bé, bisognerà prima prenotare il volo per New York, fare le valigie e...-si intromise John, ma Stephen lo interruppe, uno strano sorriso sulle labbra.
-Non ce ne sarà bisogno. Probabilmente sarete già di ritorno per l'ora di cena.
-Cos...??
Senza aggiungere altro, Strange tirò fuori dalla tasca uno strano oggetto dorato, simile a un anello, ma con due fori, uniti da una fascia, che infilò sull'indice e sul medio della mano sinistra, che tenne aperta, col palmo rivolto verso l'esterno: chiuse poi gli occhi, iniziando a fare in aria un ampio gesto circolare continuo con la mano destra. Subito, davanti agli sbalorditi inquilini del 221B si materializzò uno strano anello di fuoco, ma che fuoco non era: sembrava emanare scintille... La cosa più surreale era che, dall'altra parte di quell'anello, si poteva scorgere una stanza dalle pareti di pietra scure.
-John... lo vedi anche tu?-mormorò Sherlock, dopo un lungo momento di silenzio.
-Se ti riferisci ad uno strano anello luminoso giallo, che emette scintille e che sembra portare da qualche parte... allora , lo vedo anch'io...-borbottò lui, sconcertato.
-... Meno male.
Il detective gli rivolse poi uno sguardo che conosceva molto bene, sulle labbra un mezzo sorriso.
-Il gioco è cominciato.

Sherlock e il caso StrangeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora