I passi della piccola Yuki risuonavano senza sosta, mentre, con le mani strette alle bretelle dello zaino e lo sguardo puntato verso il basso, gli occhi neri studiavano la cadenza con la quale le suole delle scarpe battevano sul marciapiede. Una riga si, una riga no, quella era la sequenza che la bambina seguiva nel calpestare le minuscole fessure che si presentavano a terra; e ogni qualvolta qualcosa andava per il verso sbagliato, le esili dita si stringevano sempre di più all'appiglio a cui abitualmente si trovavano aggrappate.
Era un'abitudine a cui era costretta da qualche anno a quella parte, durante il tragitto che separava casa sua dalla scuola, all'andata e al ritorno. Più volte aveva rischiato di arrivare tardi pur avendo impostato la sveglia prima del solito, e spesso aveva varcato la soglia di casa ad un orario improponibile rispetto agli altri bambini (come avrebbe sicuramente fatto quel giorno, ad esempio), con conseguente interrogatorio da parte soprattutto della madre preoccupata.
"Perché arrivi così tardi?".
"Ti è successo qualcosa?".
Queste ed altre erano le frasi che la corvina era ormai abituata a sentire. Fortunatamente Naoki non appena vedeva la sorella maggiore rientrare a casa non faceva altro che abbracciarla e raccontarle, all'inizio con difficoltà, tutte le attività che avevano riempito la sua giornata e tutti i giochi che aveva provato, salvandola dalle domande insistenti della donna.
Tutt'a un tratto, però, una musica giunse alle orecchie della bambina. Una musica che non aveva mai sentito prima, ma così bella e rilassante che si chiese se la stesse solo immaginando. Rimase qualche istante ferma, con la suola di una scarpa perfettamente disposta su una crepa, lo sguardo ancora rivolto verso il basso. Non era più concentrata sul marciapiede, voleva capire da dove provenisse quella melodia, scoprirne l'origine. Proseguì per alcuni passi ad una velocità più elevata rispetto all'andatura che solitamente manteneva, anzi, si mise quasi a correre; finché, all'improvviso, non giunse davanti al cancello di una villa che di ordinario pareva non avere nulla, nella prospettiva di una bambina di nove anni. La struttura, illuminata dalla calda luce del tramonto, era imponente, preceduta da un grande giardino curato nei minimi dettagli, e un piccolo sentiero in pietra partiva dal punto in cui Yuki si trovava e proseguiva fino al portone d'ingresso, quasi come se avesse voluto accompagnare il visitatore o gli stessi proprietari.
Gli occhi neri della bambina si illuminarono. Non aveva mai visto nulla di simile, e si chiese come avesse fatto a non notarla prima, dato che non aveva mai percorso altre se non quella strada. Probabilmente, si disse, la causa era riconducibile al suo mantenere sempre gli occhi fissi a terra, tranne alcune rare volte in cui Kagami riusciva a distrarla dalla cura scrupolosa e ossessiva che riponeva in ogni singolo movimento.
Intanto la musica continuava imperterrita a riempire l'aria di note eseguite quasi alla perfezione da un violino, che Yuki imparò a riconoscere solo in futuro.
Rimase lì, in piedi davanti al cancello, senza toccare nulla che non fossero le bretelle dello zainetto, con gli occhi scuri posati sull'abitazione ma senza che la corvina vi prestasse davvero attenzione. Il tempo passò così rapidamente che la corvina non si accorse dell'oscurità della sera che man mano prendeva piede tutt'intorno a lei. Fu nell'istante in cui la melodia terminò, che si scosse dall'immobilità in cui era caduta inconsapevolmente.
"È finita...", pensò, con un pesante senso di tristezza sul petto. Si disse che molto probabilmente chiunque stesse suonando fino a poco prima si fosse stancato, e con un piccolo sospiro strinse nuovamente le dita intorno alle bretelle e riprese a camminare.«Mh?».
«Cosa succede, mamma? Cos'hai visto?». La voce del bambino si librò nella stanza, prendendo il posto del suono del violino. Gli occhi si posarono sul viso della donna che, seduta accanto a lui, aveva appena voltato lo sguardo, dirigendolo al di fuori della finestra.
«Oh, non ti preoccupare, Seijuro!».
Ma il rosso non sembrò per nulla soddisfatto dalla risposta, tanto che si fermò ad osservare ancora a lungo quel volto elegante e tranquillo.
«Sai, penso di aver visto una bambina...».
«Una bambina? Dove, mamma?».
«Appena fuori dal cancello...». La donna sorrise teneramente e rivolse lo sguardo verso il figlio, che con un'espressione confusa passò dall'osservare gli spartiti avanti a sé a puntare gli occhi nella stessa direzione della madre. «Sembrava apprezzare la tua musica!».
«Ma io non la vedo...», fece lui con un piccolo broncio deluso.
«Se ne sarà andata, Seijuro... Dopotutto si è fatto tardi!».
Il bambino dai corti capelli rossi annuì, soffermandosi ancora un poco sul cancello dell'abitazione, per poi iniziare a sistemare gli spartiti e l'amato violino nella custodia.
«Scommetto che la vedremo anche domani!», esclamò poi lei, in direzione del bimbo.
«Dici davvero..?», rispose lui, guardandola con occhi speranzosi.
«Ma certo! Facciamo così», continuò, «se domani faremo in tempo a vederla, la inviteremo ad entrare, sei d'accordo?».
L'espressione del rosso si illuminò, le labbra si schiusero per la sorpresa e dopo qualche secondo iniziò ad annuire, in risposta alla proposta della madre. Quest'ultima si lasciò sfuggire una piccola risata divertita, portandosi con eleganza la mano di fronte alle labbra e abbassando le palpebre.
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Will you still be there for me?
FanfictionPRESENZA DI OC. Kagami è appena partito per l'America poco prima della Winter Cup, lasciando qualche giorno Yuki in balìa dei suoi pensieri. Quali ricordi affioreranno nella sua mente, ora che il momento della verità è vicino? E quale sarà l'incontr...